Il Frankenstein di Panama

Non è insolito che i mostri, realizzati da scienziati pazzi in accessi di megalomania o pensando di poter risolvere dei problemi, sfuggano al controllo del loro creatore. Così come non c'è da stupirsi se chi ha generato o contribuito a far nascere un mostro si adoperi successivamente per sopprimerlo. E' il caso letterario del celeberrimo dottor Frankenstein e della sua creatura, narrato anche al cinema da innumerevoli pellicole; ma è anche il caso storico di un dittatore sanguinario, appoggiato inizialmente da una Potenza estera e poi ripudiato, accusato dei peggiori crimini ed infine arrestato per ordine di chi in passato lo aveva sostenuto e finanziato.

Lo chiamavano Cara de Piña a causa delle profonde cicatrici sul volto butterato da una terribile acne giovanile, anche se alcune malelingue avevano diffuso la leggenda di una infezione da vaiolo. Ma in quel soprannome non c'era spazio per la dolcezza del frutto caraibico che caratterizza cocktail colorati e macedonie. Semmai c'era la durezza di uno sguardo spietato, da soldato ma anche da gangster. Ed in fondo la carriera di Manuel Antonio Noriega Moreno era sempre stata borderline, tra il mondo militare, quello politico e l'ampio sottobosco della criminalità. A 34 anni d'età aveva sostenuto il golpe del generale Omar Torrijos che aveva deposto il presidente panamense Arias; Torrijos, da vero mentore, aveva ricompensato la fedeltà di Noriega con promozioni sul campo e nomine. Come capo dei Servizi, Noriega si era distinto per la creazione di autentici squadroni della morte che facevano sparire nel nulla gli oppositori della dittatura militare e massacravano i contadini ai confini con Costa Rica. Quando Torrijos morì in un singolare incidente aereo, si disse per una bomba collocata nella stiva del suo jet da alcune spie della CIA, Noriega continuò ad agire da ingombrante ministro-ombra prima di Nicolas Ardito Barletta, una sorta di presidente-fantoccio, e poi di Eric Arturo Delvalle. Quando però Delvalle cercò di liberarsi della tutela di quel militare dal volto butterato e dai modi brutali, Noriega gettò l'ultima maschera e prese le redini dirette del Paese forzando il presidente all'esilio negli Stati Uniti.

Inizialmente la svolta panamense non fu malvista da Washington. Noriega da anni era a libro paga dell'Agenzia ed aveva già collaborato sia in operazioni di spionaggio elettronico che nelle delicate trattative tra governi centramericani nel periodo di maggiore influenza di Fidel Castro nell'area. Ma Noriega aveva anche altri interessi e non serviva solo il padrone statunitense: sotto la sua direzione, le banche di Panama City aprirono le camere blindate ai narcotrafficanti che poterono depositare il frutto dei loro commerci ad un tasso molto conveniente, con la garanzia di un completo riciclaggio dei soldi provenienti dalla produzione e dallo smercio della cocaina colombiana e boliviana. Fu allora che l'intellighenzia europeista panamense iniziò a chiamare "lavanderie a gettone" i maggiori istituti di credito nazionali: bastava inserire la monetina, cioè pagare le basse spese bancarie, e magicamente i capitali dei signori della droga ottenevano una veste candida e spendibile sul mercato. Anche per questo motivo nel 1984, appena dodici mesi dopo la presa ufficiale del potere, Noriega finì nel mirino della DEA che avrebbe impiegato altri quattro anni per compilare il relativo dossier d'incriminazione.

Ma Noriega pensava in fondo di godere dell'impunità. Troppo potenti erano i legami con i narcotrafficanti, troppo clamorose le amicizie politiche con diversi governanti confinanti, troppo solidi i rapporti con gli Stati Uniti e soprattutto con la CIA. Noriega pensava di essere all'interno di un circolo di protazione esclusivo, impossibile da infrangere, al punto da potersi permettere di rifiutare delle proposte. Come quella di Roberto D'Aubuisson, il tristemente noto leader di ARENA ed assassino del vescovo Romero, che gli aveva chiesto di catturare o addirittura uccidere gli emissari panamensi del Fronte Farabundo Martì; o come quella del tenente colonnello Oliver North, la longa manus del traffico clandestino tra l'Iran e i Contras, che invano lo aveva sollecitato ad intervenire a favore dei paramilitari del fu Anastasio Somoza nella guerra civile che li opponeva ai sandinisti. Non lo sapeva, Manuel Noriega, ma tutti quei dinieghi arroganti, sommati assieme, gli si sarebbero ritorti contro.

A Washington qualcuno infatti decise che Faccia d'Ananas avesse passato il segno, tanto per l'arroganza con cui si era parzialmente smarcato dalla sfera d'influenza statunitense, quanto per l'appoggio fornito ai signori della coca. Come avviene nei libri, il dottor Frankenstein decise di eliminare la sua creatura: nello specifico toccò a George H.W. Bush, già direttore della CIA e dunque uno degli uomini che aveva sostenuto economicamente e militarmente l'ascesa di Noriega, decidere per la rimozione di quel dittatore sempre più scomodo e sempre più difficile da controllare. La goccia che fece traboccare un vaso ampiamente colmo fu la copertina del settimanale "Time" il 7 marzo 1988, dedicata al volto butterato del padrone di Panama, accompagnata da accuse circostanziate di spaccio di droga e riciclaggio di denaro sporco. La strategia dell'Amministrazione Reagan, ormai agli sgoccioli, aveva puntato sulla Crociata Civica, un gruppo di intellettuali, studenti, liberi professionisti che periodicamente scendeva in strada per dichiarare il proprio dissenso agitando pentole e coperchi ma apparendo ridicola agli occhi della popolazione povera di Panama. La Crociata Civica in fondo rappresentava la sparuta minoranza europea del Paese, troppo lontana per stile di vita e possibilità economiche (oltre che per origini etniche) dai tanti poveri che vivevano nelle baracche e che continuavano ad appoggiare in silenzio i metodi di Noriega.

Il cambio di passo si vide appunto con l'inizio della presidenza Bush. Il dottor Frankenstein non badò a spese: prima appoggiò un candidato fidato, Guillermo Endara Galimany, alle elezioni panamensi che furono disturbate da incursioni radiofoniche orchestrate dall'ambasciata USA e dalle basi militari nel Canale. Poi pungolò l'opinione pubblica americana lasciando che la stampa accusasse Noriega di non essere solo il riciclatore dei soldi della cocaina ma addirittura il capo dei cartelli degli stupefacenti. A seguire, Bush padre autorizzò tanto un aumento dell'attività militare statunitense nel Canale quanto un lotto di sanzioni economiche che provocò il collasso dell'economia locale, così da obbligare Noriega a nazionalizzare le banche provocando a cascata l'ira dei narcotrafficanti che persero buona parte dei loro depositi. Infine nel dicembre 1989 il clima sempre più ostile tra Panama e USA sfociò nelle aggressioni da parte della Guardia Nacional ai marines in libera uscita, con un tentativo di stupro a danno di una soldatessa e l'uccisione di un fuciliere in licenza, linciato da uno squadrone della morte. Era il casus belli desiderato, il dottor Frankenstein poteva finalmente intervenire direttamente e chiudere i conti con la sua riottosa creatura.

Il 20 dicembre 1989 27mila soldati americani invasero Panama nel corso dell'Operazione "Just Cause", una sorta di regolamento di conti. In cinque giorni gli Stati Uniti presero il pieno possesso del Paese, perdendo 23 uomini ma massacrando centinaia di civili, compresi parecchi membri di quella Crociata Civica che precedentemente aveva chiesto l'intervento degli stessi americani per rimuovere il dittatore. La farsa toccò l'apice quando, contemporaneamente al giuramento prestato da Endara come nuovo presidente all'interno di una caserma statunitense nel Canale, Noriega si rifugiò nella nunziatura vaticana di Panama City chiedendo di essere salvato da un'accusa ingiusta e professandosi cattolico convinto. Per stanarlo dal nascondiglio i marines circondarono il palazzo apostolico e l'adiacente monastero con degli altoparlanti, diffondendo ad altissimo volume musica rock 24 ore al giorno, mettendo a dura prova i timpani e la pazienza dei religiosi che non poterono far altro che protestare fino a coinvolgere persino il pontefice nella questione. Ormai anche i sacerdoti ne avevano abbastanza di Noriega: quando davanti alle porte della nunziatura si radunò una folla composta di migliaia di cittadini che denunciavano le brutalità della polizia politica dell'ex dittatore, furono gli stessi religiosi a convincere Faccia d'Ananas a consegnarsi alla DEA. Era il 3 gennaio 1990.

Tradotto negli States, Noriega venne sottoposto ad un processo che fu definito come una vera e propria messinscena da numerosi osservatori internazionali. Tra testimonianze contraddittorie, teste corrotti con la promessa dell'impunità e dell'intangibilità del patrimonio, documenti contraffatti e abili omissioni del coinvolgimento della CIA nella dittatura panamense, il giudizio si chiuse il 16 settembre 1992 con una condanna a 40 anni di carcere per traffico di stupefacenti ed estorsione, con la pena da scontare in un istituto federale di massima sicurezza. Un successivo appello ridusse la pena a 30 anni, paventando ad un Noriega già anziano la possibile liberazione nel 2007 con la condizionale. Ma il calvario dell'ex dittatore non era finito, visto che la Francia chiese ed ottenne la sua estradizione per riciclaggio di denaro sporco infliggendogli altri dieci anni di galera. Scontati 52 mesi in una prigione transalpina e malato terminale di tumore al cervello, Noriega ottenne finalmente di tornare a Panama nel dicembre 2011 ma sempre con le catene ai polsi ed alle caviglie, che gli sarebbero state tolte solamente ad inizio 2017 per sostenere un delicatissimo intervento chirurgico nel tentativo di rimuovere la massa cancerosa ma che si risolse in un disastro, con una devastante emorragia cerebrale che lasciò per due mesi l'83enne detenuto attaccato alle macchine del reparto Rianimazione fino a quando, a fine maggio dello stesso anno, il cuore non cessò di battere. Il mostro era finalmente morto. Il suo creatore, George Bush sr., lo avrebbe seguito nell'aldilà poco più di un anno dopo.

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