Post

Visualizzazione dei post da febbraio, 2021

Il golpe in tricorno

Immagine
I pagliacci sono figure comiche dell'arte circense riconoscibili per caratteristiche precise quali abbigliamento buffo, trucco facciale pesante, attrezzi di scena volutamente caricaturali e atteggiamento goffo. Eredi dei buffoni di corte, il loro scopo è provocare immediata ilarità negli spettatori con provocazioni surreali o attraverso improvvisate scene di parapiglia surreali. Un pagliaccio dunque fa ridere. Ma a volte i pagliacci irrompono nella vita reale scappando dal piccolo mondo del circo e creano uno scompiglio momentaneo. E non certo per far ridere. Lo testimonia l'urlo che rimbomba sotto la volta delle Cortes a Madrid nel tardo pomeriggio del 23 febbraio 1981: "¡Quieto todo el mundo!" , cioè "Fate tutti silenzio" . A pronunciarlo è un militare, anzi un baffuto pagliaccio in tricorno, per usare le parole del corrispondente di "Repubblica" Saverio Tutino. Si chiama Antonio Tejero Molina,  indossa la divisa di tenente colonnello della Guar

Il prezzo del tradimento

Immagine
Esiste un codice non scritto , tra i criminali rinchiusi in carcere. Più che una vera e propria raccolta normativa, sono poche elementari regole cui i professionisti della malavita si attengono, una sorta di morale condivisa che si pone quale base comune. Mafiosi, rapinatori, topi d'appartamento e trafficanti riconoscono questo insieme di norme e, una volta dietro le sbarre, lo applicano in maniera rigorosa punendo chi ha sgarrato con metodi anche durissimi. Secondo il codice, è vietato toccare i bambini e tradire: è questo il motivo per cui i pedofili ed i traditori (non solo della malavita stessa) sono tenuti in isolamento diurno, per evitare che durante l'ora d'aria o all'interno della cella qualche criminale rispettoso del codice decida di dar loro una lezione che non dimenticheranno facilmente. C'è un uomo che potrebbe confermare questa teoria, una persona che da quasi trent'anni sconta l'ergastolo nel Federal Correctional Insitute di Terre Haute, Indi

"Italiani, brava gente"? Forse no

Immagine
L'Italia all'estero è un florilegio di luoghi comuni: pizza, spaghetti, calcio, mandolino, mafia, donnaioli sono alcuni dei simboli accostati con maggiore frequenza al Belpaese ed ai suoi abitanti. Ad irrobustire questo calembour è un detto, "Italiani, brava gente" che accompagna da tempo la figura media del cittadino italico: un concetto introdotto in epoca coloniale per creare il falso mito di unità in contrapposizione alla barbarie dell'Africa, alla grandeur francese e in ultima analisi ai crimini di guerra nazisti. Ma come detto, è un falso mito e la Stria smentisce puntualmente, con fatti incontrovertibili, le mistificazioni nate dalla suggestione popolare, sociale o politica. Domeniko è un piccolo villaggio nella prefettura di Larissa, in Tessaglia. Non è nulla di speciale, sono casupole di pietra e tufo di pastori, contadini ed in passato qualche contrabbandiere; la solita chiesa greco-ortodossa sulla piazza, l'aspro paesaggio ellenico attorno con le

Ricordare per capire, non per dividere (Editoriale)

Immagine
Avvertenza: quello odierno non è un Racconto di Storia canonico quanto un editoriale. L'eccezione è dovuta alla necessità, avvertita ancora oggi, di studiare eventi complessi a lungo taciuti per convenienza politica o per imbarazzo, oppure strumentalizzati da varie parti ingigantendo o sminuendo la portata dei medesimi a seconda delle convenienze. __________________________________________________________________________________________________ Destabilizzare per stabilizzare : chi l'ha detto che questa massima sia stata inventata negli anni '60 dagli spin doctor del Pentagono o dai teorici transalpini della guerra controrivoluzionaria? Gli eredi dei ministri asburgici e della polizia austriaca di fine '800 potrebbero a buon titolo rivendicare il brevetto della teoria politica degli opposti estremismi, quel metodo che prevede di contrapporre le frange più oltranziste perché si combattano tra loro rafforzando al contempo la centralità di uno Stato forte ed anche autorita

Ricchezza e fuga, la parabola di Baby

Immagine
Le dinastie riguardano tradizionalmente le casate nobiliari con il passaggio di titoli, proprietà e responsabilità di generazione in generazione, da padre in figlio. A volte però anche nei regimi dittatoriali si assiste a questo fenomeno, con la progenie che succede in maniera appunto dinastica al genitore perpetuandone il potere assoluto. Almeno, finché un evento improvviso non ne determina la caduta e l'abbandono tanto della carica quanto del Paese fino a quel momento dominato con pugno di ferro. A sconvolgere la sonnacchiosa quotidianità di Port-au-Prince il 7 febbraio 1986 è una notizia attesa da lungo tempo dagli abitanti: "Baby Doc est parti!" è il mormorio insistente che si diffonde dal porto sino alle viuzze colorate della capitale haitiana. La gioia e la festa esplodono non appena arriva la conferma che Jean-Claude Duvalier ha effettivamente abbandonato l'isola in seguito ad alcuni giorni di rivolte della popolazione, prostrata dalla crisi economica ed inso

Da assedianti ad assediati

Immagine
L'improvvisa tranquillità, rotta solo dalle grida di giubilo e dalla comprensibile voglia di festeggiare, investe quel che un tempo era una grande città e che ora è ormai un enorme cumulo di macerie. Dalla vecchia fabbrica che un tempo produceva mattoni e che negli ultimi mesi si era convertita ai carri armati alle rovine dei palazzi sino all'università per la prima volta dopo sei mesi e mezzo Stalingrado respira un clima diverso. Il freddo è sempre pungente e resta uno dei primi nemici in agguato, ma la morte non arriverà più nei combattimenti strada per strada, caseggiato per caseggiato, stanza per stanza. Il 2 febbraio 1943 è un giorno davvero speciale per quel che resta della popolazione e per i soldati dell'Armata Rossa. E' il giorno in cui l'ultimo caposaldo della 6a Armata tedesca si arrende decretando la fine della titanica battaglia che ha segnato la sorte della II Guerra Mondiale. Stalingrado è diventata un simbolo. Non solo per il nome che richiama lo p