Il prezzo del tradimento

Esiste un codice non scritto, tra i criminali rinchiusi in carcere. Più che una vera e propria raccolta normativa, sono poche elementari regole cui i professionisti della malavita si attengono, una sorta di morale condivisa che si pone quale base comune. Mafiosi, rapinatori, topi d'appartamento e trafficanti riconoscono questo insieme di norme e, una volta dietro le sbarre, lo applicano in maniera rigorosa punendo chi ha sgarrato con metodi anche durissimi. Secondo il codice, è vietato toccare i bambini e tradire: è questo il motivo per cui i pedofili ed i traditori (non solo della malavita stessa) sono tenuti in isolamento diurno, per evitare che durante l'ora d'aria o all'interno della cella qualche criminale rispettoso del codice decida di dar loro una lezione che non dimenticheranno facilmente. C'è un uomo che potrebbe confermare questa teoria, una persona che da quasi trent'anni sconta l'ergastolo nel Federal Correctional Insitute di Terre Haute, Indiana. Un uomo solo, abbandonato da tutti, distrutto dai suoi vizi e dalla sua sete di danaro. Un uomo che ha sacrificato altre vite per la propria cupidigia.

E' la mattina del 21 febbraio 1994 quando quattro agenti dell'FBI si presentano alla porta di una graziosa villetta ad Arlington in Virginia, ad una manciata di chilometri di distanza dalla celeberrima Langley. I quattro bussano alla porta: "Lei è la signora Maria del Rosario Casas Dupuy Ames?", domandano alla donna colombiana che apre l'uscio. Alla risposta affermativa, gli agenti le chiedono se il marito sia in casa ed entrano nell'abitazione. Aldrich Hazen Ames non ha ancora compiuto 53 anni ed è un impiegato di alto livello della CIA nel settore analisi: è lui l'obiettivo della squadra che, con efficienza e tatto, lo informa di essere lì per arrestarlo. "Io? Vi state sbagliando, state commettendo un grosso errore!", prova a difendersi Ames. Ma dietro le lenti degli occhiali il funzionario nasconde il terrore di essere stato scoperto e di dover pagare il conto per il più terribile dei crimini per una spia: aver tradito il proprio Paese.

La carriera nella CIA di Aldrich Ames inizia all'high school negli anni '50 quando nei periodi estivi collabora all'archivio in cambio di un modesto rimborso spese che gli risulta utile per finanziare i suoi studi. Dopo il diploma Ames si iscrive al college ma dopo un paio d'anni interrompe gli studi per rientrare nella CIA, stavolta con un impiego fisso anche se di basso livello. Una volta laureatosi inizia a far carriera, diviene un GS-7 (grado di accesso ai segreti meglio conservati dell'Agenzia) all'interno della vicedirezione alle Operazioni. Ames potrebbe far carriera ma le sue potenzialità portano a risultati modesti: è il caso del suo primo incarico all'estero, ad Ankara nel 1969, dove pur infiltrando una talpa nell'organizzazione comunista turca non ottiene il materiale che i suoi superiori si aspettavano di raccogliere. La valutazione critica del lavoro svolto sul campo, il rimpatrio nel 1972 e la decisione di spostarlo al lavoro di scrivania lo spingono verso un rapporto tormentato con l'alcol.

Nel 1976 Ames ha comunque raggiunto un buon livello di lavoro, pianificando operazioni e gestendo un paio di contatti sovietici a New York. I suoi diretti superiori sono piuttosto soddisfatti dei risultati e lo premiano con promozioni ed una paga più alta di parecchi suoi colleghi eppure le disattenzioni dovute all'abuso di alcolici iniziano ad incrinare la sua carriera. Un giorno Ames dimentica in metropolitana una valigetta contenente documenti delicati, rintracciata alla fine dalla polizia prima che qualcuno la possa aprire: lo scampato pericolo costa al reprobo una bella ramanzina ed un richiamo nelle note caratteristiche. Nel 1981, con il suo primo matrimonio in aperta crisi, Ames vola a Città del Messico: qui la qualità del suo lavoro scade in maniera evidente, invece di dedicarsi alla valutazione delle spie sovietiche in città passa la maggior parte del tempo a bere nei locali notturni e a frequentare donne. Ed è proprio nella capitale messicana che Ames conosce Maria del Rosario, addetta culturale dell'ambasciata colombiana e fonte confidenziale della CIA, colei che nel giro di un paio d'anni diventerà la sua seconda moglie dopo il divorzio da Nancy Segebarth; ma il vero problema di Ames non sono le relazioni extraconiugali quanto piuttosto l'irrefrenabile consumo di superalcolici, tanto che ad un ricevimento diplomatico il funzionario si presenta talmente ubriaco da litigare con l'addetto commerciale del consolato cubano.

Imbarazzata, la CIA rimpatria Ames e lo degrada a lavoro d'archivio mentre il rapporto con Maria del Rosario diventa stabile anche se la donna mantiene uno stile di vita alquanto dispendioso. A complicare il quadro c'è il divorzio da Nancy che si tramuta in un vero e proprio salasso, così in poco tempo le disponibilità finanziare di Ames si prosciugano tanto da portarlo sull'orlo della bancarotta. Invece di trovare una soluzione con un pianificatore e di disintossicarsi dall'alcol, il funzionario decide di cambiare bandiera e di mettere a frutto la sua pluridecennale militanza nell'Agenzia per ottenere quel denaro che crede di meritare e che, nella sua mente annebbiata dai fumi del whisky, gli sarebbe stato negato da colleghi invidiosi e velenosi. Nell'aprile del 1985 Aldrich Ames varca le porte dell'ambasciata sovietica a Washington e si propone come talpa all'interno della CIA per vendere a Mosca tutto il materiale su cui riesca a mettere le mani. I primi documenti che Ames porta alle visite concordate con il rezident del KGB sono di basso profilo e per poco i sovietici non decidono di troncare la relazione con il traditore, che oltretutto ha chiarito sin dal primo colloquio il suo ampio disprezzo per l'ideologia comunista oltre al desiderio di essere lautamente pagato per le proprie delazioni. Tuttavia al Centro, il moderno edificio nelle foreste orientali della capitale russa in cui ha sede la Prima Direzione Centrale, il generale Vadim Kirpichenko decide di offrire una concreta possibilità a Aldrich Ames che da quel momento in avanti verrà seguito da un team di esperti, il Comitato Kolokol, per l'analisi dei documenti e la definizione degli obiettivi. A Kirpichenko non interessano le note spese della CIA o i conti economici delle operazioni: vuole le identità dei doppiogiochisti, di quei funzionari del Blocco Orientale che passano informazioni a Langley.

Diretto dagli esperti del Comitato Kolokol, Ames si mette all'opera e fornisce gli elementi identificativi di numerose fonti sovietiche che, una dopo l'altra, spariscono nel nulla. Dopo qualche mese la sirena dell'allarme suona a Langley: il fatto che decine di doppiogiochisti non diano più segni di vita è troppo preoccupante perché non possa essere notata. Il vicedirettore William Casey vorrebbe una caccia alla talpa ma viene stoppato dal ricordo dell'ossessione anticomunista di J.J. Angleton la cui pazzia aveva quasi rovinato l'Agenzia negli anni precedenti. Anche lo scandalo Iran-Contras rallenta le indagini, visto che Casey è vittima di un colpo apoplettico e che l'immagine stessa dello spionaggio americano è compromessa dal traffico di armi verso Teheran con i proventi girati ai guerriglieri nicaraguensi. Ames intanto continua a passare tutte le informazioni su cui riesce a mettere le mani portandole fuori dall'ufficio addirittura in buste di plastica, senza che nessuno apparentemente manifesti il minimo sospetto. I suoi contatti con le spie dell'ambasciata sovietica sono discreti, un segno di gesso sulla cassetta delle lettere all'angolo o su una quercia nel parco indicano la disponibilità per una consegna. Sono decine le fonti tradite da Ames, uomini e donne che cadono nella rete del KGB e finiscono i propri giorni in un gulag o in una cella umida e buia della Lubjanka in Piazza Dzerdzinskij.

Il tradimento di Ames potrebbe terminare però dopo pochi mesi ma, come spesso avviene, un semplice segnale può passare sotto silenzio. Nel maggio 1985 il colonnello Oleg Gordievskij, rezident a Londra, è richiamato a Mosca per generiche consultazioni: Gordievskij è un uomo pragmatico e sa cosa lo aspetta, d'altronde da anni passa informazioni all'MI6 britannico, eppure non può disobbedire visto che ha lasciato a casa moglie e figli. Al rientro in patria, il colonnello è torchiato per sei settimane ma riesce a non tradirsi ed a far vacillare le certezze degli investigatori della Lubjanka, tanto da essere liberato e posto temporaneamente a riposo. Gli inglesi lo controllano e sanno che in qualsiasi momento l'ufficiale potrebbe essere sottoposto nuovamente ad interrogatori o addirittura a tortura e decidono di intervenire: il 19 luglio 1985 Gordievskij esce di casa in tuta da jogging per fare una corsa, con gli uomini della Seconda Direzione Centrale che lo seguono a poche centinaia di metri; svoltato un angolo, da un furgone sente una voce inglese sussurrare "Oleg, salta su!" e, senza farselo ripetere, sale a bordo del veicolo che parte verso l'ambasciata e poi, in un doppiofondo, in direzione Finlandia. Giunto a Londra, Gordievskij parla con i britannici e racconta dei suoi interrogatori, in particolare riferisce di aver colto dalle domande fatte dai suoi compatrioti dell'esistenza di una talpa nei Servizi occidentali, qualcuno che sta passando a Mosca tutte le informazioni sull'identità delle fonti. L'MI6 passa l'informazione a Langley ma inspiegabilmente la minuta non sortisce grandi effetti: l'unico provvedimento preso è la decisione di sottoporre tutti gli agenti al poligrafo, la cosiddetta "macchina della verità", un test che Ames conosce e che passa brillantemente in due occasioni senza tradire la benché minima emozione.

Passata la tempesta dell'Iran-Contras, la CIA rinnova la caccia alla talpa. Una task force guidata dall'agente Paul Redmond e composta da tre analiste e da un agente della sicurezza cominciano ad elaborare i dati raccolti dal 1989 in avanti. I cinque cacciatori rimangono stupiti da un preciso particolare, il tenore di vita di Aldrich Ames: rientrato da una fallimentare missione a Roma nuovamente accompagnata dallo solite bevute e conclusasi con una sanzione amministrativa ed una multa, il funzionario sfoggia abiti costosi, una Jaguar nuova di zecca ed una carta di credito con un plafond ben superiore alla corresponsione mensile dello stipendio. Come se non bastasse, la moglie colombiana telefona mensilmente ai parenti nel Paese natio facendo lievitare la bolletta telefonica che però viene puntualmente pagata. Nel marzo del 1993 la task force d'indagine chiede ed ottiene una sorveglianza elettronica per Ames e per sua moglie e gli investigatori raccolgono gli ultimi elementi del puzzle, giacché il funzionario dimostra di continuare a vendere segreti anche alla Russia post sovietica. Quando giunge la notizia di un invito ad Ames per una conferenza a Mosca per il marzo del 1994, a Langley e Quantico si decide di rompere gli indugi per scongiurare il rischio di una fuga all'estero.

Arrestato con la moglie, Ames inizialmente si proclama innocente ma di fronte alla mole di prove raccolte tramite la sorveglianza vuota il sacco. Il suo tradimento appare come il peggior caso dai tempi di Kim Philby e dei Cinque di Cambridge, con decine di fonti sovietiche consegnate nelle mani dei boia della Lubjanka. Se sua moglie, ritenuta complice, se la cava con cinque anni di reclusione, Aldrich Ames è costretto a patteggiare l'ergastolo al fine di evitare la pena di morte. Dalla fine del 1994 ad oggi Aldrich Ames non esiste più, è diventato un numero, il 40087-083 dei registri del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, condannato con misura aggiuntiva dell'isolamento diurno in strutture di media sicurezza, detenuto senza contatto con gli altri prigionieri. Una vita da traditore, lontano da tutto e da tutti, fino alla fine.

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