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Nome in codice: Wunderwaffen

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"L'esito di una battaglia cruciale dipende da voi. A mille chilometri dalle frontiere del Reich è in gioco il destino presente e futuro della Germania!" . La voce sibilante ed echeggiante del dittatore risuona al comando dell'Heeresgruppe Süd a Zaporozhye, nelle pianure meridionali dell'Ucraina, nel pomeriggio del 19 febbraio 1943 . Adolf Hitler in persona è piovuto sul campo, incurante del riecheggiare sempre più vicino del rombo dell'artiglieria campale sovietica, per incontrare i soldati reduci dal fronte del Don e dalla disfatta di Paulus a Stalingrado . Il morale tra le truppe tedesche è eccezionalmente basso, la rapida avanzata di Rokossovskij ha spento la baldanza con cui la Wehrmacht si era mostrata in campo nel tentativo di conquista del Caucaso e dei suoi ricchi pozzi petroliferi. Di fronte allo spettro di una disfatta tale da rovesciare di colpo le sorti della guerra, il Führer è intervenuto direttamente per ridare un barlume di speranza alle divis

Il Frankenstein di Panama

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Non è insolito che i mostri, realizzati da scienziati pazzi in accessi di megalomania o pensando di poter risolvere dei problemi, sfuggano al controllo del loro creatore. Così come non c'è da stupirsi se chi ha generato o contribuito a far nascere un mostro si adoperi successivamente per sopprimerlo. E' il caso letterario del celeberrimo dottor Frankenstein e della sua creatura, narrato anche al cinema da innumerevoli pellicole; ma è anche il caso storico di un dittatore sanguinario, appoggiato inizialmente da una Potenza estera e poi ripudiato, accusato dei peggiori crimini ed infine arrestato per ordine di chi in passato lo aveva sostenuto e finanziato. Lo chiamavano Cara de Piña a causa delle profonde cicatrici sul volto butterato da una terribile acne giovanile, anche se alcune malelingue avevano diffuso la leggenda di una infezione da vaiolo. Ma in quel soprannome non c'era spazio per la dolcezza del frutto caraibico che caratterizza cocktail colorati e macedonie. Sem

"Non avranno mai le nostre navi!"

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"Non avranno mai le nostre navi!" : l'ordine, sdegnato e foriero di un profondo senso dell'onore militaresco, che l'ammiraglio Jean de Laborde  riceve e fa rispettare il 27 novembre 1942 è perentorio oltre che immediatamente comunicato a tutta la base navale di Tolone. Non un vascello francese deve cadere in mano nemica, meglio rinunciare a ciò che resta della quarta Marina militare al mondo piuttosto che consegnare la flotta agli invasori tedeschi. E' un giorno triste per la Francia, già lacerata dalla divisione tra gollisti e revanscisti di Vichy . E' il giorno in cui l'ultimo emblema della potenza militare transalpina muore in maniera tragica, tra lacrime e fuliggine. E' il giorno dell'autoaffondamento. L' Operazione Anton varata dalla Wehrmacht per l'occupazione della Francia meridionale era in corso ormai da settimane. Dopo lo sbarco alleato in Nordafrica e la blanda resistenza francese, favorita tanto dai gollisti d'Algeri q

La rivoluzione della portaerei

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Tre corazzate semiaffondate , un incrociatore pesante danneggiato, due idrovolanti distrutti, quasi 60 morti e oltre 600 feriti. Non è il bilancio di una qualsiasi battaglia navale in mare aperto ma di un colpo a sorpresa, un attacco notturno che farà storia e scuola oltre ad arrecare un danno notevole alla Regia Marina tanto in termini di materiale quanto in questioni di prestigio. Un risultato clamoroso, ottenuto con risorse abbastanza limitate e contenendo le perdite a due biplani, un paio di morti ed altrettanti prigionieri. Pearl Harbor è ancora lontana ma i suoi semi storici vengono piantati nella notte tra l'11 ed il 12 novembre 1940, a Taranto . Ciò che accade quella notte tra Mar Grande e Mar Piccolo in quella che era una delle basi principali della Regia Marina susciterà scalpore proprio per l'esito in rapporto alle forze in campo. Ma dimostra soprattutto lo spostamento del baricentro della guerra sul mare, con l'importanza capitale che passa dalle navi pesanteme

Il ratto delle spie

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Un caffè a due passi da un confine nazionale, sbarra bicolore e garitte in legno a sancire la demarcazione tra Stati. Un incontro clandestino per ordire un golpe o addirittura un tentativo di assassinio. Un'automobile che all'improvviso spezza la sbarra confinaria avviando una furibonda ma rapidissima sparatoria che si conclude con il rapimento di due uomini in borghese, l'uccisione di un terzo soggetto ed il precipitoso rientro dei sequestratori. Sembra il resoconto di una scena di un film d'azione hollywoodiano o un passaggio di una sceneggiatura da tramutare in pellicola d'avventura o in un romanzo. Invece è realtà storica. Siamo a Venlo, un villaggio olandese sul confine con la Germania, il 9 novembre 1939 : in quello che dovrebbe essere un tranquillo pomeriggio autunnale di assiste ad un episodio che passerà ai posteri come "il ratto delle spie" . Il Caffè Backus è un anonimo locale pubblico dall'architettura tipica dei Paesi Bassi. Davanti all

Una nave (e una classe) sfortunata

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Le luci delle fotoelettriche ad illuminare l'acqua scura come la pece , ordini contraddittori che giungono da più parti, il tiro disperato dei rimorchiatori, una folta folla di marinai che assiste a quello che verrà definito come il più grave disastro della Voenno-Morskoj Flot in tempo di pace. Prima che l'alba del 29 ottobre 1955 sorga su Sebastopoli una grande nave ha iniziato ad inabissarsi nel porto chiudendo per sempre un'epoca e archiviando la storia di una classe, la "Conte di Cavour", davvero sfortunata. La nave oggetto dell'affondamento si chiama ufficialmente "Novorossijsk" ma era stata varata oltre quarant'anni prima col nome di "Giulio Cesare" nei cantieri Ansaldo di Sestri Ponente. Seconda unità della sua classe dopo la "Cavour", aveva prestato servizio nella Regia Marina per più di trent'anni, partecipando ai due conflitti mondiali e venendo più volte rimodernata, con un importante intervento di radicale r

La partita a scacchi del gentleman

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"Don't wait for the translation!" : il tono solitamente pacato e gentile di Adlai Stevenson II , ambasciatore della Casa Bianca all'ONU, risuona acuto e potente nell'aula del Palazzo di Vetro che racchiude le riunioni del Consiglio di Sicurezza, nel pomeriggio del 25 ottobre 1962. "Non aspetti la traduzione!" , ribadisce Stevenson che da quasi mezz'ora sta incalzando il suo omologo sovietico Valerian Zorin : è una tecnica d'attacco, un metodo per mettere all'angolo il delegato di Mosca che capisce bene l'inglese, pur non parlandolo fluentemente, e che porta come molti nella sala l'auricolare connesso alla sala interpreti delle Nazioni Unite. Stevenson ha avuto istruzioni chiare per la gestione di un affare delicatissimo, un confronto senza esclusione di colpi davanti al consesso del mondo intero. La partita a scacchi che si sta giocando è mortale e lo sanno bene tanto Zorin quanto i membri dell'Amministrazione Kennedy che osservan