Il ratto delle spie

Un caffè a due passi da un confine nazionale, sbarra bicolore e garitte in legno a sancire la demarcazione tra Stati. Un incontro clandestino per ordire un golpe o addirittura un tentativo di assassinio. Un'automobile che all'improvviso spezza la sbarra confinaria avviando una furibonda ma rapidissima sparatoria che si conclude con il rapimento di due uomini in borghese, l'uccisione di un terzo soggetto ed il precipitoso rientro dei sequestratori. Sembra il resoconto di una scena di un film d'azione hollywoodiano o un passaggio di una sceneggiatura da tramutare in pellicola d'avventura o in un romanzo. Invece è realtà storica. Siamo a Venlo, un villaggio olandese sul confine con la Germania, il 9 novembre 1939: in quello che dovrebbe essere un tranquillo pomeriggio autunnale di assiste ad un episodio che passerà ai posteri come "il ratto delle spie".

Il Caffè Backus è un anonimo locale pubblico dall'architettura tipica dei Paesi Bassi. Davanti alla veranda del bar alle 16 del pomeriggio del 9 novembre 1939 è posteggiata un'auto, a motore spento. Dentro ci sono tre uomini in borghese, due inglesi ed un autoctono, ma non sono avventori qualsiasi o turisti che hanno smarrito le indicazioni per la destinazione: si tratta del maggiore Richard Henry Stevens e del capitano Sigismund Payne Best, entrambi agenti segreti in servizio (nominalmente in primo come addetto all'Ufficio Passaporti, il secondo come segretario commerciale) dell'ambasciata britannica in Olanda, e del tenente Dirk Klop, un ufficiale reclutato di recente dal MID, il Servizio Informazioni Militari del Regno dei Paesi Bassi. Il curioso terzetto sta aspettando l'arrivo di un misterioso personaggio, un generale tedesco dal nome ancora ignoto, un presunto pezzo grosso facente parte di un grande complotto interno alla Wehrmacht per attentare alla vita di Adolf Hitler e rovesciare in regime nazista appena due mesi dopo lo scoppio del secondo conflitto mondiale.

Stevens e Best sono sulle tracce di questo misterioso progetto di golpe da qualche settimana, precisamente da quando a fine settembre del 1939 un rifugiato tedesco di nome Fischer aveva chiesto di parlare con il personale del consolato inglese a Den Haag dicendo di recare notizie molto importanti sulla politica interna della Germania. Nell'Olanda all'epoca neutrale, rifugio dell'ex Kaiser detronizzato, non era infrequente incrociare ufficiali tedeschi delle varie Armi e specialità, ovviamente in borghese: i critici del regime da tempo preferivano i Paesi Bassi alla Svizzera dove il RSHA aveva già inviato più di un agente alla ricerca di denaro e preziosi sottratti da gerarchi o trasferiti da ebrei fuggiti, ritenendo che la discrezione fosse ormai maggiore tra i sudditi della regina Guglielmina rispetto ai calvinisti elvetici. Contattato da questo Fischer che gli aveva esposto l'esistenza di un piano per uccidere Hitler, Best aveva coinvolto il suo superiore Stevens ed aveva accettato la collaborazione di Klop nella gestione della fonte, organizzando più di un incontro con lo stesso tedesco e con diversi altri soggetti che si qualificano come ufficiali dell'Abwehr o della Luftwaffe. Uno di questi, un tal maggiore Schämmel, si era dimostrato particolarmente prezioso grazie alla padronanza linguistica tanto dell'inglese che del francese, un particolare che non aveva insospettito i due britannici visto che il loro interlocutore aveva esibito le credenziali del servizio militare germanico. Ma le uniche cose autentiche in Schämmel erano il grado e la nazionalità, oltre all'affermazione di essere una spia: non lavorava per l'ammiraglio Canaris ma per Heydrich; non aveva intenti antinazisti, piuttosto era uno strenuo pretoriano del regime; non si chiamava Schämmel ma Walter Schellenberg, membro dell'SD-Ausland e prossimo capo del servizio segreto dell'Amt 6 del RSHA.

Già studente di legge, Schellenberg era entrato giovanissimo (appena 23 anni) nelle SS con l'obiettivo di garantire alla milizia nera della Germania nazista uno strumento di azione indiscriminata, anche al di fuori della legalità, per tutelare gli interessi del dittatore e del suo governo. Dopo aver conosciuto Heydrich aveva contribuito all'organizzazione del RSHA come organo repressivo e di controllo, insistendo per includere la KriPo (polizia criminale) in un complesso ciclopico che già comprendeva SiPo (polizia di sicurezza) e GeStaPo (polizia segreta di Stato). Con Schellenberg l'intero apparato degli affari interni, escluse le piccole questioni come la viabilità lasciate ai militi in divisa verde dell'Ordunungs Polizei, era divenuto affare diretto delle SS. Divenuto intimo di Himmler, cui anticipava i rapporti settimanali che inviava ad Heydrich, Schellenberg aveva ottenuto via libera per la creazione di un vero e proprio servizio di spionaggio capace di rivaleggiare con i militari dell'Abwehr. Era stato Schellenberg, all'indomani dell'invasione della Polonia e della dichiarazione di guerra degli Alleati, a proporre una operazione di infiltrazione nelle reti spionistiche inglesi approfittando della minoranza antinazista che si era rifugiata all'estero o di quei pochissimi oppositori che ancora erano in Germania. Uno di questi era il cosiddetto Fischer, in realtà Anton Morz, già membro della segreteria dei fratelli Strasser e che era stato convinto a fungere da informatore dietro minaccia di deportazione in un campo di concentramento. Col nome in codice di F479 e lo pseudonimo di Fischer, Morz si era recato in Olanda per esporre all'intelligence britannica la situazione della resistenza militare interna tedesca, paventando la possibilità di ordire un complotto per uccidere Hitler, rovesciare il regime e siglare la pace. Nei suoi colloqui con Best, Stevens e Klop, Morz si era fatto accompagnare oltre che da Schellenberg da altri ufficiali del SichereitsDienst sotto mentite spoglie che, di volta in volta, avevano recitato la parte di soldati disposti a collaborare con gli inglesi.

Gli incontri si erano svolti ora ad Amsterdam, ora ad Arnhem. A fine ottobre Schämmel/Schellenberg aveva proposto di spostarsi a Venlo, a ridosso del confine, per organizzare l'incontro delle spie con un alto papavero, un generale conosciuto la cui identità doveva però rimanere segreta sino all'ultimo poiché implicato nel complotto antinazista. Pur inizialmente dubbiosi, Best e Stevens avevano accettato e già il 7 novembre si erano spostati a Venlo stabilendo come luogo di ritrovo il Caffè Backus. Il meeting, inizialmente pianificato per l'8 novembre, viene spostato di 24 ore con la scusante di una convocazione improvvisa del generale a Monaco: Schellenberg utilizza lo stratagemma solamente per finire di studiare il territorio e per capire se davvero i due inglesi e l'olandese al seguito (spacciato per inglese col finto cognome di Coppens ma tradito dall'accento nelle conversazioni intrattenute nei giorni precedenti) cadranno nel tranello. Il nuovo appuntamento è per le 16:30 del 9 novembre, sempre davanti al Caffè Backus che dista appena trenta metri dalla sbarra di confine. In auto, Best, Stevens e Klop attendono e controllano le Browning - l'estrema vicinanza al confine tedesco li rende prudenti. Tutti e tre comunque si fidano di Fischer e Schämmel anche perché hanno saputo che la sera precedente a Monaco, alla Bürgerbräukeller, qualcuno ha posizionato un congegno esplosivo che doveva uccidere Hitler nel corso di una riunione nazista e che ha invece provocato la morte di otto persone un'ora dopo che il Führer aveva abbandonato il locale. Solo poco prima dell'ora stabilita per l'incontro capiscono di aver sbagliato i loro calcoli quando una vettura con targa tedesca, seguita da un camion militare con insegne civili, travolge a tutta velocità la sbarra del confine e si arresta proprio davanti al cofano della loro auto. L'unico che tenta di reagire è Klop, che scende con la pistola in pugno e spara qualche colpo prima di essere raggiunto alla testa da un proiettile che lo fa accasciare moribondo al suolo. In pochi attimi Best e Stevens sono circondati da un plotone guidato da Alfred Naujocks, l'ufficiale che aveva organizzato la finta aggressione alla stazione radio di Gleiwitz nel precedente agosto, procurando il casus belli richiesto da Berlino: è lui ad intimare la resa ai due inglesi che gettano le pistole, escono a braccia alzate dalla macchina, si lasciano ammanettare e salgono sul retro del camion mentre diverse SS tengono sotto tiro armi in pugno sia gli avventori del locale che le guardie di confine olandesi. Nel giro di pochi minuti il convoglio composto dai due veicoli tedeschi e dall'auto di Best requisita dallo stesso Naujocks riparte sgommando in direzione Düsseldorf: è qui che Schellenberg si ripresenta alle due spie inglesi, stavolta con le sue vere generalità e la divisa d'ordinanza, disponendo le prime perquisizioni ed i primi interrogatori oltre alla sepoltura del corpo di Klop, caricato in fretta in auto dopo la sparatoria e spirato nel tragitto verso la Germania. 

Best e Stevens verranno presentati quasi come trofei di guerra ed esibiti dalla stampa tedesca come gli ideatori della bomba della Bürgerbräukeller in combutta con Georg Elser, l'esecutore materiale dell'attentato con cui, ironia della sorte, si ritroveranno a condividere le prime settimane di reclusione. Il ratto delle spie di Venlo costituisce un colpo al cuore per il prestigio britannico tanto che Chamberlain e Churchill convocano un summit d'emergenza col ministro degli Esteri Lord Halifax e con C, al secolo Stewart Menzies, il capo dell'MI6 cui il Primo Lord dell'Ammiragliato riserva una leggendaria sfuriata. Il rapimento di Best e Stevens provoca un terremoto nel servizio segreto britannico oltre alla revisione completa dei protocolli d'azione compromessi. I due agenti britannici verranno torturati in Prinz-Albrecht-Strasse, al comando della GeStaPo e poi trasferiti prima a Sachsenhausen e poi a Dachau; nell'aprile 1945, a guerra quasi ultimata, saranno inclusi nel convoglio degli ostaggi celebri comprendente anche Léon Blum, Alexandros Papagos, l'ex banchiere Schacht, il generale Halder ed i famigliari di von Stauffenberg, un gruppo di prigionieri d'alto rango che le SS cercheranno di utilizzare come moneta di scambio per ottenere un salvacondotto. Tutti gli ostaggi saranno liberati dagli americani al lago di Braies il 4 maggio 1945. Quanto a Walter Schellenberg, resosi conto già nell'autunno del 1942 delle prospettive nefaste per la Germania, l'astuto capo dello spionaggio delle SS inizierà a giocare su più tavoli, intessendo dialoghi con la Svezia neutrale e poi con gli Alleati adoperandosi al contempo per chiudere il conto aperto con i rivali Canaris e Oster. Catturato dagli inglesi in Danimarca, si presterà volentieri agli interrogatori degli americani collaborando a tracciare la mappa delle reti spionistiche ed a disattivare le cellule di guerriglia Werwolf. Afflitto da una grave malattia epatica e dopo inutili cure in Svizzera, morirà a Torino il 31 marzo 1952. 

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