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Visualizzazione dei post da aprile, 2021

La bandiera insanguinata

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C'è un lembo di terra nella bassa pianura padana che pare un confine labile, contestato, poco ambito. Quel fazzoletto è Imola , una città sospesa tra due aree unite in una regione ma da sempre in orgoglioso conflitto di tradizioni. Per i romagnoli Imola è Emilia: poco importa che il fiume Sillaro che contraddistingue l'inizio della Romagna passi lì vicino; i bolognesi stessi non ritengono emiliani i loro vicini del Santerno, giacché si rifanno proprio alla suddivisione geografica e non geopolitica. Campanilismi a parte, Imola non è terra di nessuno ma terra di motori, il rombo che proviene dall'autodromo si avverte nitidamente ed attira decine di migliaia di appassionati: seppur nato e sviluppato come circuito per le moto, l'intitolazione ad Enzo e Dino Ferrari racconta indirettamente delle battaglie a quattro ruote che si sono combattute su quei cinque chilometri di asfalto che conserva nella Rivazza una curva che trasuda passione. Il 1° maggio 1994 è un'assolata

La grande fuga dal Due

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Che sia per antica toponomastica, per aver ereditato le mura da ex conventi o per convenzione lessicale, spesso le carceri italiane si identificano spesso e volentieri con nomi religiosi. C'è Regina Coeli, c'è Santa Bona, c'è Sant'Agostino, c'è San Michele, c'è San Daniele, c'è San Lazzaro. E c'è ovviamente San Vittore , quasi un'istituzione a Milano tanto che il suo numero civico (il 2 di piazza Filangeri, "al dù" in dialetto) è entrato nel gergo comune dei criminali locali per indicare appunto la casa circondariale e, per esteso, un soggiorno a spese del contribuente per il malavitoso tratto in arresto. Per i suoi cancelli, le corsie, i passeggi, le celle sono passati personaggi di ogni tipo, dai detenuti politici al regicida Gaetano Bresci, dai partigiani agli ebrei in attesa di deportazione durante l'ultimo conflitto, sino ai mafiosi ed ai terroristi. Ma il nome di San Vittore resta legato ad uno dei re della mala milanese, l'

Errore tecnico o umano?

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"Abbiamo fatto tutto correttamente, non capisco cosa sia successo" . La faccia ustionata dalle radiazioni, l'ingegnere Aleksandr Fëdorovič Akimov continua a ripetere quelle due frasi come un mantra anche quando scende nel locale pompe per aprire manualmente le valvole idrauliche al fine di garantire un afflusso d'acqua al reattore e contenere il disastro. Mentre il suo diretto responsabile Anatolij Stepanovič Djatlov continua a sbraitare affermando che l'incompetenza dei suoi sottoposti abbia causato l'esplosione di un serbatoio di liquido refrigerante, il supervisore ed i suoi colleghi non si fanno illusioni e sanno benissimo cosa sia successo in realtà. E' la notte del 26 aprile 1986 ed il nome di una oscura località dell'Ucraina sta per diventare sinonimo di incubo nucleare per tutto il mondo. La centrale di Černobyl' si trova a soli 16 chilometri dal confine con la Bielorussia ed a 130 da Kiev, capitale dell'Ucraina. Aperta ufficialmente n

Un fiore rosso nel fucile

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La dittatura altro non è che l'affermazione di una visione univoca. In dittatura è vietato dissentire , a volte è sconsigliato persino esercitare il pensiero che ovviamente non può essere libero. Non c'è da stupirsi se le dittature vengono accompagnate dall'ottusità tanto dei suoi governanti quanto di chi esegue gli ordini che giungono dall'alto, nonostante questi paiano contraddittori al limite del ridicolo o del grottesco. Per quasi metà del XX secolo il Portogallo è stato dominato da una dittatura, inizialmente militare e poi dell'Estado Novo teorizzato da António de Oliveira Salazar : un regime buio, cupo, retrogrado, iper-conservatore contrario a qualunque segno di modernità. Salazar, accademico chiamato al governo dai generali nel 1932, aveva fondato le basi dell'Estado Novo sul corporativismo di ispirazione fascista e sulle tre F, cioè "Fide, Fado, Futbol" (fede cattolica, la caratteristica musica popolare del Fado ed il calcio). Salazar in v

Operazione-fiasco

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Lo scheletro carbonizzato di un C-130 e di un elicottero Sea Stallion , anneriti dall'esplosione in pieno deserto; in lontananza un'autocisterna sventrata e sul terreno altri quattro elicotteri intatti. E' tutto quel che resta di una operazione di salvataggio tanto ambiziosa quanto costellata di errori di preparazione, imbastita per risolvere una crisi internazionale e conclusa nel più cocente dei fallimenti , documentato nei giorni successivi con fotografie e riprese televisive a certificare uno smacco epocale, anticamera di una sfiducia politica così rapida da influire direttamente su una elezione presidenziale. Il 24 aprile 1980 sembra tutto pronto per avviare l' Operazione Eagle Claw ("Artiglio d'Aquila") , il piano concertato dalle forze speciali USA per concludere in maniera risolutiva la questione degli ostaggi detenuti nell'ormai ex ambasciata statunitense a Teheran . Sono ormai quasi sei mesi che il personale diplomatico è prigioniero della

Un concerto da ricordare

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"First of all, the show must go on and now Metallica!" . Un boato scuote lo storico stadio di Wembley , il ruggito dei 72mila presenti sale verso il cielo come un urlo liberatorio mentre John Deacon , il bassista dei Queen oltre che il membro meno appariscente e loquace della band, annuncia l'inizio di un evento epocale. Il 20 aprile 1992 si scrive un pezzo di storia all'interno dell'ovale più famoso d'Inghilterra, tempio del calcio britannico e palcoscenico degli eventi più famosi e partecipati. E' il ritorno sul palco dei Queen dopo sei anni ma ancor di più, nel luogo in cui il gruppo ha maggiormente emozionato i suoi fan dal vivo. Soprattutto, è il giorno prescelto per una iniziativa benefica che pare riallacciare il filo con un altro concerto tenuto sempre a Wembley nel 1985. A sancire la comunanza tra gli eventi c'è lui, Bob Geldof , l'uomo che aveva inventato il "Live Aid" per raccogliere fondi in favore dell'emergenza umanit

Da paradiso ad inferno

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Un paradiso in terra , spiagge meravigliose, paesaggi mozzafiato, i castelli dei crociati, le tradizioni multiculturali, la ricchezza bancaria da "Svizzera del Medio Oriente" . Il Libano di inizio anni '70 aveva davvero tutto per realizzare i sogni di chiunque, anche di un bancarottiere come Felice Riva che dopo aver distrutto il patrimonio del Gruppo tessile Vallesusa aveva scelto di godersi la dorata latitanza all'ombra dei celeberrimi cedri, gustando cockatil sulla terrazza di uno dei tanti hotel di lusso che si affacciano sulla Corniche , il lungomare di Beirut che per decenni rivaleggia a pieno titolo con la Costa Azzurra. Eppure anche il più bel paradiso può tramutarsi in un inferno in terra. Basta poco per scatenare la devastazione, a volte è sufficiente un pretesto. O una rapida sparatoria. Il 13 aprile 1975 è una domenica assolata, con i classici profumi mediterranei che si diffondono tra il lungomare e le strade che risalgono le periferie di Beirut sino al