Un fiore rosso nel fucile

La dittatura altro non è che l'affermazione di una visione univoca. In dittatura è vietato dissentire, a volte è sconsigliato persino esercitare il pensiero che ovviamente non può essere libero. Non c'è da stupirsi se le dittature vengono accompagnate dall'ottusità tanto dei suoi governanti quanto di chi esegue gli ordini che giungono dall'alto, nonostante questi paiano contraddittori al limite del ridicolo o del grottesco. Per quasi metà del XX secolo il Portogallo è stato dominato da una dittatura, inizialmente militare e poi dell'Estado Novo teorizzato da António de Oliveira Salazar: un regime buio, cupo, retrogrado, iper-conservatore contrario a qualunque segno di modernità. Salazar, accademico chiamato al governo dai generali nel 1932, aveva fondato le basi dell'Estado Novo sul corporativismo di ispirazione fascista e sulle tre F, cioè "Fide, Fado, Futbol" (fede cattolica, la caratteristica musica popolare del Fado ed il calcio). Salazar in vita sua non era mai uscito dal Portogallo se non per un breve briefing oltre confine a Badajoz con Francisco Franco ed era giunto all'eccesso di vietare addirittura la vendita della Coca-Cola nel suo Paese: "Il pensiero dei vostri rumorosi e colorati camion che turbano il silenzio delle nostre città mi rovina il sonno", aveva scritto al presidente della multinazionale del beverage che insisteva per aprire il mercato lusitano alle bibite analcoliche gassate.

L'ottusità del regime salazarista si manifesta anche in ambito musicale. Uno dei maestri del folk portoghese, José Alfonso, tiene un concerto nella città di Grândola nel maggio 1964 e nell'occasione scopre che la Sociedade Musical Fraternidade Operaria Grandolense è stata censurata e sciolta dalle autorità politiche perché accusata di propaganda sovversiva. Alfonso, da uomo di cultura, coglie l'occasione per scrivere ed incidere una canzone apposita intitolata "Grândola Vila Morena" che viene inclusa nell'album "Cantigas do Maio" del 1971. Ma la censura colpisce pure il cantautore: anche se Salazar nel frattempo muore per un ictus ed al suo posto si insedia Marcelo Caetano, il regime vieta la diffusione pubblica del brano mettendolo all'indice, anche se il disco che lo contiene resta in libera vendita nelle librerie.

"Grândola Vila Morena" resta dunque per tre anni una canzone vietata, non la si può nemmeno canticchiare o fischiettare sul tram o passeggiando per strada. Ecco perché gli ascoltatori nottambuli di Radio Renascença, un'emittente di area cattolica di Lisbona, rimangono stupiti alla mezzanotte del 25 aprile 1974 nel sentire la voce di Alfonso e il ritmo cadenzato del brano trasmesso dal disc-jockey della trasmissione "Limite". Che sia il gesto di ribellione di un tecnico radiofonico o uno scherzo un po' rischioso? Non lo sa nessuno, persino l'annunciatore in studio si stupisce che i colleghi in cabina di regia lo abbiano interrotto durante la lettura di alcuni messaggi pubblicitari per mandare in onda quella canzone. Mentre buona parte degli ascoltatori rimane stupefatta di quello che considera un isolato ed anonimo gesto di ribellione, qualcuno nella caserma della Scuola di Cavalleria di Santarém si sforza di non far trapelare la propria emozione. E' un giovane ufficiale, un capitano reduce dal Mozambico e dalla Guinea, di nome Fernando José Salgueiro Maia.

Salgueiro Maia non ha ancora trent'anni in quella notte di aprile, eppure oltre a vantare una profonda esperienza di comando in situazioni critiche come quelle che ha dovuto affrontare in Africa è anche una persona estremamente brillante. Già da un anno, da quando gli è stato affidato il ruolo di istruttore, ha deciso di farla finita con la dittatura: ha visto troppi ragazzi di leva mandati a morire nelle assurde guerre che il Portogallo sta combattendo nella pretesa di difendere un assetto coloniale tramontato e ha potuto constatare di persona i massacri compiuti contro i civili in Guinea provando un profondo ribrezzo per l'ottusa insistenza del regime nel voler mantenere ad ogni costo le province dell'Ultramar. Salgueiro Maia non è il solo ufficiale a non poterne più, ci sono decine di tenenti e di capitani che ne hanno abbastanza dei conflitti coloniali che hanno rovinato l'economia, sacrificato decine di migliaia di vite e che hanno pure comportato dei stravolgimenti sociali difficili da accettare. Nei mesi precedenti Caetano ha prima accordato agli ufficiali di complemento il trattamento economico e la possibilità di carriera riservata ai professionisti e poi ha fatto marcia indietro, col risultato di scontentare una larga fetta dei ranghi inferiori del suo esercito. Organizzatisi nel Movimento das Forças Armadas (MFA), Salgueiro Maia ed i suoi colleghi pianificano il colpo di Stato per rovesciare il regime e riportare il Portogallo alla democrazia.

Non è facile per loro muoversi, come ogni dittatura anche quella salazarista è dotata di una terribile ed efficiente polizia politica, la famigerata PIDE. Salgueiro Maia ed il suo superiore Otelo Saraiva de Carvalho cominciano a reclutare di nascosto altri congiurati tra gli ufficiali inferiori cogliendo numerose adesioni tra la fanteria, la cavalleria, l'artiglieria ed altre specialità - restano esclusi per motivi politici paracadutisti e marinai, tenuti inizialmente all'oscuro delle intenzioni del MFA. Il piano elaborato prevede che prima dell'alba del 25 aprile i congiurati depongano i generali e muovano con le truppe sulla capitale per far cadere il governo arrestando ministri e dirigenti, possibilmente evitando scontri con reparti lealisti. Per coordinare le manovre congiunte delle varie colonne viene deciso un segnale convenzionale, la canzone proibita di José Alfonso irradiata dalle radio grazie all'intervento di alcuni fiancheggiatori nelle emittenti.

Come ogni complotto, anche quello del 25 aprile 1974 presenta degli inconvenienti. Il più buffo riguarda proprio Radio Renascença dove Manuel Tomás, il tecnico audio incaricato della messa in onda, si accorge solo nel pomeriggio del 24 aprile che l'emittente non dispone di "Cantigas do Maio": in tutta fretta Tomás si reca nella libreria più vicina e ne acquista una copia per poi compilare la scaletta che prevede il brano di Alfonso consegnandola all'ignaro speaker di "Limite". Radio Renascença è chiamata ad un ruolo fondamentale nello svolgimento del piano tanto che nei giorni precedenti i militari del MFA hanno fatto pubblicare da amici giornalisti un trafiletto informativo che sollecita l'ascolto della trasmissione notturna lodandone i contenuti culturali e musicali. A mezzanotte, è sempre Tomás ad interrompere l'annunciatore, all'oscuro di tutto, lanciando "Grândola Vila Morena" che inizia a risuonare in centinaia di migliaia di abitazioni e soprattutto in alcune caserme. E' il segnale, da quel momento non si torna più indietro.

Per prima cosa Salgueiro Maia provvede ad arrestare il comandante della Scuola di Cavalleria, un vecchio generale che ha fatto carriera col regime. Poi sveglia i cadetti e li convoca in piazza d'armi, spiega loro che partiranno per Lisbona per un'operazione speciale. Formata la colonna che comprende camion, autoblindo Chaimite e cacciacarri EBR, Salgueiro Maia inizia la marcia sulla capitale ed all'alba prende posizione con uomini e mezzi in Terreiro do Paço, la monumentale Praça do Comércio affacciata sul Tago dove hanno sede i principali ministeri; un plotone della polizia militare destinato alla difesa degli uffici passa rapidamente nelle fila degli insorti mentre funzionari e ministri cercano disperatamente una via di fuga dopo aver saputo del sollevamento militare. Mentre alla sede della DGS (ex PIDE) si bruciano i documenti, le forze lealiste provano una reazione: alla fregata "Almirante Gago Coutinho" che si trova in mare per delle esercitazioni NATO è ordinato di rientrare precipitosamente e di aprire il fuoco sugli insorti mentre il brigadier generale Junqueira dos Reis mobilita l'unica forza corazzata presente, vale a dire i carri del 2° reggimento Lanceri, per soffocare nel sangue la ribellione. Quel che il regime non può immaginare è che la causa degli insorti viene rapidamente sposata anche dai reparti inizialmente rimasti fedeli, tant'è vero che a bordo della fregata scoppia un ammutinamento, i marinai si sollevano e mettono agli arresti gli ufficiali rifiutando di sparare sui loro commilitoni in Praça do Comércio. Lo stesso Junqueira dos Reis vede i carristi disobbedirgli: "Aprite il fuoco!" sbraita con insistenza in Rua da Arsenal mentre il tenente ribelle Alfredo Assunção avanza a mani alzate per trattare, ma prima gli ufficiali subalterni e poi gli equipaggi dei tank scendono dalle torrette e si uniscono alle forze di Salgueiro Maia.

Lisbona pare risvegliarsi da un lunghissimo incubo, la gente scende in piazza per ballare e festeggiare, la fioraia Celeste Careio regala dei garofani rossi ai soldati di passaggio che infilano i fiori nelle canne dei loro fucili. Dal comando del Genio a Pontinha Saraiva de Carvalho ordina a Maia ed ai suoi di spostarsi in Praça do Carmo dove sorge la caserma della Guardia, è lì che Caetano ed i ministri scappati hanno trovato rifugio. I primi a circondare la struttura non sono i soldati ma i cittadini, inferociti e assetati di democrazia. Le urla "Democracia!" e "Liberdade!" rimbombano tra le strette viuzze di Lisbona sino alla sede della DGS, anch'essa accerchiata dal popolo, dove alcuni cecchini posizionati sul tetto aprono il fuoco: sul terreno restano quattro morti e diversi feriti, le ultime vittime del regime, prima che in serata i fucilieri della Marina riescano ad entrare nella struttura arrestando i membri della polizia politica. Al Carmo la trattativa per la resa prosegue per ore ma nemmeno una sventagliata di fucileria sull'esterno della caserma fa desistere il dittatore ed il suo gabinetto. Sul posto accorre nuovamente Junqueira dos Reis con un battaglione di gendarmeria ma stavolta è costretto non solo a desistere ma ad alzare le braccia e consegnarsi prigioniero. Solo la minaccia di usare i cannoni da 90mm dei cacciacarri per radere al suolo la caserma sblocca infine la situazione, anche se Caetano si dichiara disposto ad arrendersi solo ad un alto ufficiale individuato nel generale Antonio de Spinola

Ma chi è, questo Spinola? Già stratega delle politiche coloniali, è caduto in disgrazia dopo aver teorizzato un progressivo disimpegno del Portogallo in Africa avviando un sistema federale anticamera dell'indipendenza. Spinola gode di moderate simpatie nel MFA pur non facendone parte ed è accettato come mediatore. I colloqui si protraggono per oltre un'ora, alla fine Caetano ed i suoi sono evacuati a bordo di un Chaimite e scortati all'aeroporto da dove partiranno in esilio. Le ultime forze lealiste sono costrette alla resa quando anche i paracadutisti decidono di schierarsi con il MFA. Poco prima della mezzanotte del 25 aprile Spinola emette il suo primo provvedimento come presidente ad interim: la Rivoluzione dei Garofani si è compiuta, il Portogallo può voltare pagina.

Commenti

Post popolari in questo blog

Nome in codice: Wunderwaffen

Il Frankenstein di Panama

"Non avranno mai le nostre navi!"