La bandiera insanguinata

C'è un lembo di terra nella bassa pianura padana che pare un confine labile, contestato, poco ambito. Quel fazzoletto è Imola, una città sospesa tra due aree unite in una regione ma da sempre in orgoglioso conflitto di tradizioni. Per i romagnoli Imola è Emilia: poco importa che il fiume Sillaro che contraddistingue l'inizio della Romagna passi lì vicino; i bolognesi stessi non ritengono emiliani i loro vicini del Santerno, giacché si rifanno proprio alla suddivisione geografica e non geopolitica. Campanilismi a parte, Imola non è terra di nessuno ma terra di motori, il rombo che proviene dall'autodromo si avverte nitidamente ed attira decine di migliaia di appassionati: seppur nato e sviluppato come circuito per le moto, l'intitolazione ad Enzo e Dino Ferrari racconta indirettamente delle battaglie a quattro ruote che si sono combattute su quei cinque chilometri di asfalto che conserva nella Rivazza una curva che trasuda passione.

Il 1° maggio 1994 è un'assolata domenica, al circuito del Santerno. Si corre il Gran Premio di San Marino, terza prova del campionato del mondo di Formula Uno, uno spettacolo che monopolizza l'attenzione di tutta la zona. La stagione finora si è dimostrata abbastanza particolare con il predominio di un tedesco dalla mascella allungata e dalla determinazione feroce di nome Michael Schumacher che ha già regalato due successi in fila alla Benetton. L'assenza del campione del mondo in carica Alain Prost, ritiratosi l'inverno precedente, priva la griglia di partenza della macchina col numero 1, sostituita da un evocativo 2: è la Williams che, orfana del francese, ha deciso di sostituirlo con il pilota più emozionante e famoso su piazza. Basta il nome per far correre un brivido lungo la schiena di appassionati e rivali: quel nome è Ayrton Senna.

Brasiliano di Sao Paulo, Senna è alla sua undicesima stagione in F1. Non solo non è un novellino ma è uno dei piloti più rispettati, forte di tre titoli vinti, della fama di freddo calcolatore e di elemento particolarmente attento ai dettagli, a cominciare dalla preparazione fisica. A differenza di altri suoi connazionali, pur provenendo da una famiglia agiata Ayrton non è approdato in Formula Uno grazie all'apporto di munifici sponsor che gli permettessero l'ingaggio; suona oggi quasi grottesco che la prima grande occasione della sua vita sportiva, un contratto con la Brabham di Bernie Ecclestone, sia sfumata all'ultimo a causa dell'intervento del main sponsor della scuderia britannica (la Parmalat) che ha bloccato l'affare per imporre un pilota italiano - nello specifico i fratelli Teo e Corrado Fabi. Costretto dunque a partire dalla più bassa gavetta, Ayrton ha dimostrato il talento già palesato nei test con McLaren e Williams alla guida della modesta Toleman, portata ad un clamoroso secondo posto sotto il diluvio a Montecarlo. La sua prima vittoria arriva nel 1985, con la Lotus che lo ha inchiostrato per tre anni portandolo nonostante alcune difficoltà tecniche a competere per il titolo mondiale. Dopo il terzo posto finale del 1987 il brasiliano cambia scuderia e passa finalmente in un top team, la McLaren, con cui centra subito il bersaglio grosso: in quattro stagioni col pacchetto di sigarette Marlboro su strada (la sponsorship con Phillip Morris in quegli anni colora la monoposto inglese facendola assomigliare al prodotto del brand di punta) Senna vince tre mondiali e 27 Gran Premi, avviando però una pericolosa spirale di rivalità interna con Alain Prost che esplode in più occasioni con confronti pubblici alquanto imbarazzanti. Emblematico il caso di Suzuka in cui lo scontro in pista tra i due alfieri della McLaren in una lotta per il titolo si conclude con la squalifica del brasiliano, uscito di strada dopo il contatto con la monoposto del rivale e rimesso in carreggiata con una manovra vietata dai commissari. Senna spacca letteralmente le tifoserie, o lo si idolatra o lo si detesta. E la stessa McLaren decide infine di appoggiarlo, lasciando che Prost traslochi in Ferrari: una scelta felice, visto che il francese si costringe a due frustranti stagioni prima di chiudere in bellezza col trasloco in Williams.

Proprio l'ascesa della creatura di Adrian Newey segna però il declino del binomio biancorosso anglo-brasiliano. Contro le monoposto colorate dal biancoblu di un altro brand tabaccaio di casa Phillip Morris, Senna può poco o nulla. E suona quasi beffardo che nel biennio 1992-93 la Williams vinca i titoli con piloti a fine carriera, prima Mansell e poi Prost, quasi uno sberleffo della vecchia guardia affatto in disarmo nei confronti del più energico Ayrton e del montante talento di Schumacher. La scarsa competitività della McLaren, che nel 1993 è costretta a trattenere Senna con un accordo a gettone da un milione di dollari a gara, è la goccia che fa traboccare il vaso: battuto dal vecchio rivale francese con cui si riappacifica al termine della stagione '93, Ayrton ha deciso di concludere la sua liaison con Ron Dennis e di passare proprio alla Williams per tornare a vincere. D'altronde se Prost ha centrato il suo ultimo titolo a 38 anni suonati e se Mansell ha stupito ulteriormente a 39 primavere, Senna può ben sperare di rilanciarsi a dispetto del 34esimo compleanno che il pilota festeggia meno di una settimana prima del Gran Premio inaugurale, nel suo Brasile, della stagione 1994.

A guastare letteralmente la festa di Senna però è la Williams stessa che in inverno ha dovuto rinunciare a causa del cambio dei regolamenti tecnici della FIA a buona parte dell'elettronica, dal controllo di trazione alle sospensioni attive. Il missile biancoblu diventa un qualcosa di inguidabile ed a complicare i piani di rilancio di Ayrton ci si mette pure Newey che disegna un abitacolo così stretto da limitare i movimenti - "Se mangio un panino in più, qui dentro non entro", si lamenta, scherzando ma non troppo, il campionissimo nel corso dei primi test. A Interlagos Senna si presenta comunque in forma, ottiene la pole ma in gara è sorpassato da Schumacher ai box e, nel tentativo di riprendere la Benetton, perde il controllo dell'instabile vettura e finisce a bordo pista nella ghiaia. Stesso copione o quasi ad Aida, in Giappone, tre settimane dopo: miglior giro in qualifica ma gara che termina in fretta con il tamponamento da parte di Hakkinen al via e vittoria per Schumacher. Il terzo appuntamento stagionale è a Imola. Nessuno immagina che sarà una gara indimenticabile, ma per motivi ben differenti dallo spettacolo.

Il circuito del Santerno è stato rivisto ed aggiornato più volte ma resta un tracciato ideato per le moto, in cui le vetture di F1 faticano a competere in velocità. I sorpassi quindi sono affidati all'estro ed allo sprezzo del pericolo dei piloti che, consci dei rischi insiti nella pista, di rado provano manovre ad effetto. Ad accompagnare questi presupposti ci sono però tanti, troppi segnali nefasti che accompagnano un fine settimana terribile. Al venerdì, giorno di prove libere, Rubens Barrichello perde il controllo della sua Jordan alla Variante Bassa dopo la rottura della sospensione posteriore: la vettura decolla sul cordolo, impatta contro le reti di protezione e si rovescia due volte all'indietro. All'interno dell'abitacolo il pilota brasiliano sviene e viene estratto ferito ma vivo dai soccorritori che lo portano in ospedale dove i medici gli riscontrano la frattura del setto nasale, tagli alla bocca, un braccio rotto ed una costola incrinata oltre ad una leggera commozione cerebrale che gli ha causato una breve amnesia. L'incidente di Barrichello sembra un presagio infausto, nessuno commenta l'accaduto.

Il sabato pomeriggio il paddock ammutolisce di nuovo quando si compie una vera tragedia. In pista c'è la cenerentola delle scuderie, la Simtek, una novità a basso tasso di competitività relegata nei bassifondi delle classifiche e curiosamente accomunata alla Williams dal divieto delle sospensioni attive che ne ha decretato la scarsa fortuna in pista. Al volante della colorata vettura sponsorizzata dal colosso MTV c'è un coetaneo di Senna: è austriaco, si chiama Roland Ratzenberger ed è al debutto in F1 dopo una lunghissima gavetta tra Formula 3, Endurance e campionati minori. Roland è un carneade ma è dotato di una grande carica di umiltà e di simpatia che ne ha fatto un beniamino del paddock, tutti gli sono affezionati e Senna è uno dei suoi migliori amici. Quel sabato il pilota austriaco è alla guida della sua Simtek e, dopo il giro di lancio, cerca di migliorare il suo tempo sul giro. Non si è accorto però, Roland, di aver commesso un errore capitale pochi istanti prima quando, con una manovra decisa, ha danneggiato impercettibilmente la sua ala anteriore urtando un cordolo. Quando la Simtek passa al Tamburello l'alettone va in pezzi, i flap volano via e a 300 chilometri orari la vettura diventa un proiettile impazzito tanto che alla curva Villeneuve Roland non riesce a sterzare; impietriti, i meccanici al box osservano in diretta televisiva la monoposto uscire di pista a tutta velocità e schiantarsi contro le protezioni per poi rimbalzare in pista girando come una trottola. Se la cellula protettiva resiste allo schianto, per Roland non c'è comunque granché da fare: quando i soccorritori lo estraggono, il pilota austriaco è svenuto e perde sangue dalle narici e dalla bocca, sintomi di una frattura alla base cranica determinata dalla fortissima decelerazione che ha subito. Il volo in elicottero in ospedale è inutile, Roland Ratzenberger muore sette minuti dopo il ricovero.

Senna è sotto shock, Schumacher pure, entrambi decidono di non compiere altri giri su quel tracciato che giudicano troppo pericoloso venendo imitati nella loro singolare protesta da alcuni colleghi. Ayrton ha già la pole in tasca eppure a prove concluse si fa accompagnare sul luogo del terribile impatto per tentare di capire cosa sia successo e per verificare le condizioni della pista. Tra le scuderie serpeggia il timore di un annullamento della gara, visto che la morte di Ratzenberger dovrebbe comportare il sequestro dell'impianto da parte della magistratura, ma il fatto che i sanitari siano riusciti a rianimare il povero Roland dopo averlo estratto da quel che restava della sua Simtek basta per scongiurare la cancellazione della competizione. Senna trascorre le ore successive nel box dove chiede ai meccanici di intervenire sul piantone dello sterzo pensando forse che una migliore reattività potrebbe risultare utile in gara di fronte alle sollecitazioni. Ayrton in realtà ha appena apposto la sua firma sulla tragedia che sta per compiersi.

Domenica 1° maggio nonostante i tanti incidenti precedenti i piloti decidono di correre ugualmente. Ci sono tanti pensieri nella testa di Senna: c'è la fondazione che sta nascendo e che porterà il suo nome, a favore dei bambini brasiliani poveri, e che l'amico Claudio Castiglioni alimenterà con le vendite di una serie da collezione di moto Ducati; c'è l'amore per Adriane Galisteu, la 21enne brasiliana che sta frequentando da qualche mese e che gli ha fatto riscoprire il sentimento a dispetto dell'ostilità dei suoi famigliari; c'è anche il ricordo dell'amico Roland, di quel che è accaduto, del sogno strappato del ragazzone austriaco. Prima del via mentre i meccanici della Williams continuano a lavorare sulla monoposto, Ayrton fa una richiesta particolare al suo entourage, chiede che gli venga portata una bandiera austriaca che vuole portare con sé nell'abitacolo. L'animo gentile di quel brasiliano dallo sguardo triste emerge ancora una volta, nel desiderio di omaggiare lo sfortunatissimo amico sventolando sul podio il vessillo del suo Paese. Perché Senna è sicuro, correrà e vincerà per Roland, costi quel che costi.

La gara però parte malissimo e porta nuovi foschi presagi. Al via il motore della vettura di JJ Lehto ammutolisce, le macchine posizionate dietro di lui lo evitano tranne la Lotus di Pedro Lamy che si schianta contro la Benetton del connazionale. I rottami volano da tutte le parti inondando la pista, una ruota finisce addirittura in tribuna ferendo nove spettatori uno dei quali viene ricoverato d'urgenza, in coma. E' davvero un Gran Premio stregato. In pista appare la safety car che rallenta il gruppo mentre i commissari di gara provvedono a ripulire la pista. Senna, scattato magnificamente dalla pole, non gradisce quel fuori programma perché teme che il ritmo basso possa raffreddare i pneumatici o surriscaldare il motore e sprona a modo suo Max Angelelli al volante dell'auto di sicurezza ad aumentare l'andatura. Alla ripartenza in corsa Ayrton spinge, cerca di scavare una distanza tra sé e gli inseguitori ma la Sorte lo attende al varco. Al settimo giro mentre sta arrivando alla curva del Tamburello il piantone dello sterzo modificato nelle ore precedenti cede di schianto impedendo al pilota di curvare. Senna si accorge del guasto, pigia a tutta forza sui freni per ridurre la velocità ma tra l'asfalto ed il muro a bordo pista c'è una via di fuga troppo stretta ed a 200 chilometri orari la Williams impiega appena due secondi per impattare. Lo schianto è terribile, il relitto dell'auto rimbalza in pista senza le ruote anteriori: una di queste vola in testa al pilota, il moncherino della sospensione trapassa la visiera del casco poco sopra l'orbita dell'occhio destro provocando un terribile trauma.

I tifosi in autodromo ed a casa, davanti agli schermi televisivi, ammutoliscono di colpo. C'è la bandiera rossa esposta, gara sospesa, i sanitari corrono all'impazzata verso il Tamburello. Le condizioni del campione brasiliano sono critiche, ha perdite ematiche da naso e bocca, non reagisce agli stimoli e sta soffocando. Gli viene praticata una tracheotomia d'emergenza, gli applicano una trasfusione, gli tamponano l'emorragia mentre si provvede a chiamare l'elisoccorso. Il caos è tale che il pilota francese Erik Comas rientra in pista dai box senza sapere cosa sia accaduto ed arrivato al Tamburello rischia di investire l'ambulanza; dopo aver visto il moncone della Williams numero 2, Comas parcheggia alla bell'e meglio la monoposto e cerca di capire quali siano le condizioni di Senna che poco tempo prima gli aveva prestato soccorso dopo un incidente di gara. Comas è l'ultima persona a vedere Ayrton ancora vivo ma è così sconvolto da rientrare a piedi ai box annunciando l'immediata decisione di ritirarsi non solo dal Gran Premio ma dalla stessa Formula Uno. L'elicottero carica il corpo del brasiliano alle 15 e vola verso Bologna, a bordo i medici tentano di tutto per salvare la vita al pilota praticandogli continue trasfusioni. Tutto inutile, alle 18:40 del 1° maggio 1994 il cuore di Ayrton Senna smette di battere.

La morte di Senna getta nella costernazione un mondo intero. Il Gran Premio è completato solo nel tardo pomeriggio con Schumacher ancora vincitore ma nessuno ha voglia di festeggiare. Il Brasile decreta tre giorni di lutto nazionale, il presidente verdeoro dispone che la salma di Ayrton rientri a casa con un volo di Stato. Il corteo funebre è lunghissimo e comprende la famiglia, ex rivali ed amici di pista, ma Adriane è tenuta lontano, nel mucchio dei tifosi, a piangere il suo straziante dolore senza il conforto di un abbraccio. Il decesso in pista porta ad una lunga sequela di processi a carico della scuderia inglesi, procedimenti che si chiuderanno nel 2005 con l'assoluzione di Frank Williams e Adrian Newey mentre Patrick Head non sconta la pena per omicidio colposo per intervenuta prescrizione del reato. Di quel giorno terribile resta un ricordo vivido, quella bandiera austriaca che Ayrton aveva voluto con sé nel suo ultimo viaggio, estratta dopo l'incidente macchiata del sangue di Senna. Un simbolo di amicizia, un unico messaggio di fratellanza in un fine settimana di tragedia. 

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