Fumo (e fuoco) sulle acque

Uno dei pezzi più celebri dei Deep Purple è senza dubbio "Smoke on the water". Il reef di chitarra, il sound ritmato, il ritornello quasi urlato rendono indimenticabile un brano che ha quasi mezzo secolo di storia e che è stato scritto in seguito ad un episodio realmente accaduto: nel dicembre 1971, nel corso della manifestazione "Montreux Jazz Festival" ospitato dalla città svizzera sul Lago Lemano, durante un concerto di Frank Zappa uno spettatore commette una sciocchezza sparando con una pistola lanciarazzi. Il fuoco divampato in breve tempo distrugge la struttura scatenando il panico e la location, interamente devastata, resterà inagibile per quattro anni sino alla completa ricostruzione; dall'evento la rock band, presente a Montreux per incidere un disco, trae spunto per la canzone.

Un altro incendio divampa poche settimane dopo quello di Montreux e riguarda un altro potenziale casinò sull'acqua. Non ci sono però i Deep Purple come testimoni ed il fatto si risolve senza motivazioni chiare, lasciando sospetti mai del tutto evasi su modalità, cause ed eventuali protagonisti. La mattina del 9 gennaio 1972 nel porto di Hong Kong si recita l'ultimo atto della RMS "Queen Elizabeth".

Varato nel 1938, il bastimento nei progetti è destinato ad essere la più grande e lussuosa nave di linea per il servizio passeggeri tra Southampton e New York. All'alba del secondo conflitto mondiale le traversate oceaniche non sono ancora state soppiantate dai servizi aeronautici mantenendo un ruolo centrale nelle comunicazioni tra le due sponde dell'Atlantico. Quando la John Brown & Company ne imposta lo scafo, l'ambizione della Cunard Line, la più prestigiosa compagnia britannica di navigazione, è palese e riguarda l'assoluto dominio del traffico turistico e commerciale. I piani della Cunard però conoscono un brusco rinvio con lo scoppio della guerra, la "Queen Elizabeth" deve rimandare i viaggi di piacere. Due mesi prima del suo completamento il transatlantico viene spostato in tutta segretezza per liberare il bacino della John Brown, necessario al completamento della HMS "Duke of York", terza corazzata della classe "King George V"; appena pronta, la grande nave è ridipinta con le livree mimetiche che rimpiazzano quelle eleganti previste dai designer della Cunard ed è spedita, in silenzio radio e con assoluto riserbo, a New York sfuggendo per un pelo ad un bombardamento della Luftwaffe su Southampton. Dopo essersi spostata a Singapore per imbarcare l'artiglieria contraerea e per gli ultimi accorgimenti logistici, il bastimento svolge per cinque anni il ruolo di trasporto truppe assieme alla gemella "Queen Mary" grazie alla velocità relativamente alta che consente una navigazione al riparo dalle trappole tese dai sommergibili tedeschi.

Chiuso il periodo bellico, mentre la "Queen Mary" prosegue per un po' di tempo a trasportare truppe e sfollati, la "Queen Elizabeth" viene rapidamente riadattata al proprio scopo originario. Per la prima uscita in mare dedicata alle prove nautiche salgono a bordo anche la regina consorte Elisabetta, consorte di re Giorgio VI, e le principesse Elizabeth (futura Elisabetta II) e Margareth: per l'occasione in un breve tratto di mare il comandante sir James Bisset cede volentieri il timone alla moglie del sovrano che prova l'ebbrezza di dirigere la rotta. Nei successivi vent'anni la "Queen Elizabeth" percorre la tratta prevista due volte alla settimana trasportando oltre 2000 passeggeri per volta, talvolta con qualche intoppo: il 14 aprile 1947 il transatlantico incappa in una secca non segnalata fuori Southampton e si incaglia, richiedendo l'ausilio dei rimorchiatori per tornare in porto; il 29 luglio 1959 durante una manovra nella fitta nebbia della baia di New York la nave si scontra con un cargo rimediando un grosso squarcio al di sopra della linea di galleggiamento richiedendo perciò un discreto periodo di lavori in cantiere.

Il declino delle crociere però appare inesorabile. Oltre alla tragedia dell'italiana "Andrea Doria", ad influire negativamente sul comparto sono le trasvolate a bordo dei nuovi aerei di linea che risultano sempre più economici e pratici rispetto alle rotte navali che ormai diventano uno svago. Per consentire un diverso ritorno economico ad inizio anni '60 la Cunard vara un collegamento con Nassau nelle Bahamas, adattando la "Queen Elizabeth" con piscine coperte e scoperte e con un miglior sistema di aria condizionata. Tutto inutile, anche perché le enormi dimensioni della nave non si traducono solo in grosse spese di carburante e di manutenzione ma anche nell'impossibilità di utilizzare il Canale di Panama per ampliare il raggio d'azione commerciale. Ritenuti un peso, i transatlantici sono radiati dalla Cunard che immette in servizio dei vascelli più piccoli ed economici, destinando i vecchi giganti alla vendita nel 1968.

Se la "Queen Mary" trova presto una destinazione favorevole con la trasformazione in attrazione turistica a Long Beach, la "Queen Elizabeth" non conosce pace. Dopo tre anni un gruppo di investitori di Philadelphia la rileva a prezzo pieno per trasformarla in hotel galleggiante e casinò in Florida ma la nave non è adatta allo scopo e l'eccessiva umidità del clima locale provoca ripetuti danni. In pochi mesi di esercizio nel nuovo ruolo il bastimento accumula più debiti che profitti e, come se non bastasse, una perizia svolta dalle assicurazioni evidenza l'inadeguatezza dei sistemi antincendio a bordo. Gli americani preferiscono non insistere e cedono il natante, sempre più incrostato dalla salsedine, a Tung Chao Yung, uomo d'affari di Hong Kong. Il broker anglo-cinese vuole rilanciare la "Queen Elizabeth" come attrazione, riportarla forse a fungere da casinò oppure adibirla ad una sorta di college galleggiante per facoltosi ragazzi della colonia britannica d'Estremo Oriente. Nell'ottobre del 1971 sfidando il parere contrario dei tecnici, Yung avvia le caldaie di poppa e con un lungo e faticoso viaggio, interrotto a più riprese per avarie ed interventi meccanici, porta il transatlantico a Hong Kong dove devono iniziare i lavori di ripristino e messa a norma. 

La mattina del 9 gennaio 1972 mentre alcune squadre di operai sono a bordo per continuare il refitting l'allarme antincendio suona nel porto asiatico, il fumo esce dagli oblò della nave, le fiamme sono ben visibili anche da terra e nel giro di un'ora avviluppano l'intero scafo che a poco a poco si inclina sulla dritta e affonda; fortunosamente non si registrano perdite di vite umane, tutte le maestranze sono poste in salvo con solo qualche ferito ed intossicato. Il relitto fumante resta ad ingombrare la baia mentre i sospetti di un incendio doloso si addensano su Yung che ha sottoscritto una polizza da 8 milioni di sterline a fronte di un valore stimato della nave di 3,5. Altre ipotesi riguardano un possibile sabotaggio da parte del sindacato dei portuali, inviso a Yung per motivi politici, o di un affondamento orchestrato dalla mafia cinese, ma le indagini non danno riscontri di alcun genere. Per oltre due anni quel che resta dell'ex lussuoso transatlantico ingombra l'area del porto di Hong Kong, le autorità diffidano le navi dall'avvicinarsi o dall'attraccarvi vicino mentre la EON Production sfrutta il relitto come sede immaginaria dell'MI6 in Estremo Oriente in "L'uomo dalla pistola d'oro", nona pellicola dedicata all'agente 007. Il destino della "Queen Elizabeth" è però segnato: alla fine del 1974 parte la demolizione in loco che smantella circa il 60% dello scafo e delle sovrastrutture, lasciando sul fondo il resto con un avviso ai naviganti ad evitare la zona. Nel 1996, poco prima del ritorno di Hong Kong alla Cina, l'area sarà completamente bonificata per la costruzione dell'isola artificiale che oggi funge da terminal dei container del porto.

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