Frederick Forsyth è noto al grande pubblico per il suo passato di aviatore e corrispondente di guerra per la Reuters oltre che per una mole di romanzi di grande successo. Uno di questi, "I Mastini della Guerra", vede l'impiego di truppe mercenarie in un oscuro Stato africano da parte di una spietata multinazionale desiderosa di impadronirsi di enormi ricchezze naturali. Se il nome della nazione del libro (Zangaro) è fittizio, il lettore più attento può identificare il territorio dello Stato di fantasia nella Guinea Equatoriale, un Paese composto da un entroterra in fascia equatoriale e da propaggini insulari a sud del Golfo di Bonny, già colonia di Spagna e Portogallo. A volte però la realtà si diverte a simulare la fantasia oppure, semplicemente, degli affaristi spregiudicati traggono ispirazione da un lavoro d'intrattenimento per il proprio tornaconto.
E' una vera e propria sorpresa quella che è riservata agli occupanti di un Hercules che la mattina del 7 marzo 2004 atterra all'aeroporto internazionale di Harare, capitale dello Zimbabwe. Secondo il piano di volo, l'aereo da carico dovrebbe compiere una sosta di rifornimento, caricare tre casse appena passate al vaglio della dogana e ripartire velocemente per Malabo, la capitale guineana situata sull'isola Bioko. Invece l'equipaggio ed i 62 uomini a bordo sono circondati, pochi minuti dopo l'atterraggio, dalla polizia e dall'esercito locale. Per tutti loro l'accusa è di contrabbando di armi e di violazione delle norme di viaggio e d'immigrazione. Perché in quelle tre casse che i doganieri locali hanno aperto per un'ispezione sono stati rinvenuti fucili semiautomatici, granate, mortai, lanciarazzi anticarro, munizioni ed esplosivi. Tutto non dichiarato, visto che ufficialmente in quei contenitori dovrebbero esserci medicinali e forniture ospedaliere. Il primo ad alzare le mani di fronte alla canne dei mitra dei gendarmi è un ex ufficiale inglese, la faccia segnata da un passato sui campi di battaglia più impensabili, un presente da consulente che maschera però un presente da mercenario.

Simon Mann, questo il nome del capo del commando, ha una storia particolare alle spalle. E' stato membro del SAS, lo Special Air Service, il corpo d'élite dell'esercito britannico che viene impiegato costantemente per azioni delicate, comprese infiltrazioni in zone ostili oppure operazioni coperte. Congedatosi nel 1985 a 33 anni col grado di capitano, è stato richiamato in servizio come riservista dal 1991 al 1994 in occasione delle crisi del Golfo Persico, ritrovando diversi commilitoni nei deserti dell'Arabia e del Kuwait. Smessa per sempre l'uniforme di Sua Maestà, Mann ha deciso di mettere a frutto la propria lunga esperienza di militare sul campo come consulente per la sicurezza, una complessa formula che serve a fornire i moderni mercenari di una parvenza di legalità. Mann fonda con l'ex colonnello Tim Spicer la "Sandline International", una agenzia di consulenza che maschera le attività spesso illegali di istruttore militare al soldo di signori della guerra, in Angola ed in Sierra Leone, negli anni che precedono la fine del XX secolo.

A fine 2003 Mann riceve la richiesta di approntare un piano operativo per un golpe da attuare in Guinea Equatoriale, piccolo Stato Africano che nella sua recente storia ha conosciuto due dittature: a Francisco Macías Nguema, leader dell'indipendenza e primo tiranno del fragile Paese diviso tra l'enclave di Bata nel continente e l'isola Bioko che custodisce la capitale, è succeduto nel 1979 il nipote Teodoro Obian Nguema Mbasogo che, dopo aver defenestrato ed ordinato l'uccisione del sanguinario zio, ha aumentato il proprio potere diventando padrone assoluto della Guinea. Dopo decenni di povertà in cui la vecchia colonia ispano-portoghese era stata costretta a ricorrere agli aiuti internazionali per sopravvivere, nel 1996 la situazione è radicalmente mutata con la scoperta di ricchi giacimenti petroliferi. Ed è proprio su queste risorse che si posano gli occhi di alcuni investitori inglesi e libanesi, desiderosi di scacciare Obian Nguema e di insediare un governo amico. Il composito gruppo di affaristi contatta Mann e gli versa due anticipi di spese (incluso il noleggio di elicotteri da trasporto) su un conto offshore domiciliato nel Baliato di Guernsey. Il mercenario ha carta bianca per procedere agli approvvigionamenti di materiale ed al reclutamento della manovalanza per l'operazione che, secondo i piani, dovrebbe svolgersi prima dell'aprile successivo.
Mann si dà subito da fare. Prima del Natale 2003 contatta vecchi commilitoni e varie conoscenze dell'ambiente paramilitare, inglesi e sudafricani con un passato nelle unità speciali di repressione di Pretoria o nella controguerriglia nell'allora Rhodesia. Secondo il piano disegnato da Mann, un piccolo commando di mercenari dovrebbe recarsi all'isola di Bioko qualche settimana prima per studiare il terreno, prendere contatto con i pochi oppositori presenti ed organizzare la base logistica per il grosso della truppa che arriverà in seguito con l'armamento. Al posto di Obian Nguema si dovrà insediare
Severo Moto, il principale avversario del dittatore che da parecchi anni è costretto all'esilio in Spagna. La spedizione mercenaria partirà dal Sudafrica, farà tappa ad Harare per caricare il materiale ed alla fine arriverà a destinazione per scatenare la rivolta. Un primo tentativo nel febbraio 2004 è abortito dopo che l'aereo da trasporto è costretto ad un atterraggio d'emergenza a seguito di un "bird strike" ma la spedizione è confermata e fissa la nuova data di partenza per il 7 marzo successivo.
Per muoversi, Simon Mann ha preso tutte le precauzioni possibili, compreso informare un suo amico di lunga data, Nigel Morgan, altro ex militare che svolge da tempo tante attività parallele per il governo sudafricano. Mann pensa che Morgan possa garantirgli la copertura del governo di Città del Capo che ritiene sia stato informato dell'operazione: d'altronde Obian Nguema ha ben pochi amici in ambito internazionale e nel continente la lista di governanti disposti ad aiutare l'uomo forte di Malabo è assai corta. Ad ogni modo Mann prende qualche precauzione, compilando il piano di volo in maniera truffaldina e dichiarando di essere diretto in Congo per proteggere con uomini della sicurezza privata le miniere di diamanti su incarico di alcune aziende europee del settore. L'imbarco delle armi avverrà in Zimbabwe per sfuggire alla legge anti-mercenari del Sudafrica e per sfruttare la corruttibilità dei funzionari doganali locali. Purtroppo Mann non sa che il suo amico Morgan è sì un nemico di Obian Nguema ma anche un informatore e che il governo sudafricano non ha nessuna intenzione di partecipare ad una aggressione internazionale che potrebbe tramutarsi in uno scandalo di stampo neocolonialista. Sono proprio i sudafricani a mettere in allarme i vicini dello Zimbabwe su quell'aereo da carico e sulla merce che dovrebbe trasportare.

Arrestato con i piloti ed i 62 paramilitari che ha reclutato, Mann finisce nelle prigioni di Harare. Il suo complice Nick du Toit ed altri otto mercenari vengono arrestati due giorni dopo a Malabo ed uno di questi morirà in carcere. Per i successivi quattro anni Mann resterà ospite in catene della polizia di Robert Mugabe mentre a poco a poco emergeranno i nomi dei suoi finanziatori. C'è da restare impalliditi leggendo la lista degli uomini d'affari che l'ha ingaggiato: a tirar le fila dell'operazione è infatti sir Mark Thatcher, figlio della Lady di Ferro, che ha coagulato attorno a sé un gruppo che comprende l'ex consigliere economico di sua madre David Hart, il miliardario libanese Ely Calil, Severo Moto ed altri politici inglesi. Pare che del complotto sia stata informata anche l'amministrazione di Bush jr. negli Stati Uniti rendendo il caso un vero scandalo. Mark Thatcher è arrestato dalla polizia sudafricana ma evita carcere e condanna; Mann invece viene estradato in Guinea il 1° febbraio 2008 - si dice dopo che Mugabe ha ottenuto in cambio una fornitura gratuita di petrolio - dove è chiamato a sostenere in tribunale l'accusa di aver tentato un colpo di Stato contro Obian Nguema. Riconosciuto colpevole anche se non ideatore del piano d'azione ma solo come mero esecutore, gli è stata comminata una condanna a 34 anni di carcere, annullata nel novembre 2009 con un provvedimento di grazia dello stesso Obian Nguema. Attualmente vive nei pressi di Southampton con la moglie ma né lui né sir Mark Thatcher né gli altri ideatori del golpe hanno mai voluto versare un penny al connazionale Forsyth. Forse perché a differenza del romanzo di quest'ultimo nella realtà il colpo di Stato nemmeno ha avuto inizio.
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