Sovrano o semplice pedina?

Solitamente una incoronazione è accompagnata e seguita da grida di giubilo, da fastosi festeggiamenti e da grandi cerimonie pubbliche. Ciò vale per gli Stati retti da forme verticistiche di governo in cui la discendenza da un ramo famigliare comporta il trasferimento del potere temporale di generazione in generazione, tra l'acclamazione dei sudditi festanti e gli onori delle delegazioni estere che porgono i dovuti omaggi al nuovo Capo di Stato. Esistono tuttavia delle eccezioni rappresentate dagli Stati-fantoccio, quelle entità create appositamente per simulare la parvenza di una sovranità a vantaggio di un elemento estero dominante, un occupante o un usurpatore che con la violenza ha imposto il proprio volere. Non deve dunque stupire l'assenza di festeggiamenti e la relativa sobrietà della cerimonia con cui il 1° marzo 1934 a Changchun avviene l'incoronazione dell'Imperatore del Manciukuò. Il sovrano designato ufficialmente a regnare sulla Manciuria occupata da tre anni dal Giappone e strutturata sul modello di uno Stato fascista interamente condotto dal bellicoso vicino nipponico è un ragazzo ventottenne che nella sua giovane vita si è già seduto su un trono ma senza fortuna. Il suo nome è Aisin Gioro Pu Yi.

Ultimo discendente della Dinastia Qing che per tre secoli ha governato in Cina, Pu Yi si presenta come un mite giovanotto il cui volto è incorniciato da un paio di occhiali tondi e leggeri, uno strumento necessario per ovviare ad un pesante difetto di vista. Alla tenera età di due anni e dieci mesi era stato scelto dall'ultima concubina dell'imperatore Xianfeng come nuovo sovrano del Celeste Impero: un titolo altisonante ma sempre più privo di significato pratico a causa della disgregazione della Cina imperiale in feudi dominati dai signori della guerra ed in concessioni alle Potenze europee. L'imperatore-bambino è solo un simulacro, un nome in mano alla corte composta da generali sempre più impotenti e da corrotti burocrati; mentre la Cina si sfalda giorno dopo giorno in una chiara guerra civile, Pu Yi vive circondato da servitori nella Città Proibita, il monumentale complesso di Pechino il cui accesso è interdetto a chiunque non disponga di esplicito permesso da parte dell'imperatore. Dopo appena tre anni di formale governo in cui ciò che rimane del vecchio impero crolla miseramente, il Capo di Stato bambino è deposto dalla proclamazione della Repubblica i cui dirigenti gli consentono comunque di continuare a vivere nella residenza imperiale con i suoi servitori che possono ancora chiamarlo con i suoi titoli onorifici. L'esistenza di Pu Yi è un colossale inganno, una prigione dorata a malapena arricchita dalla presenza di un tutore inglese, Reginald Fleming Johnston, che istruisce il giovane impartendogli una educazione di tipo occidentale.

Scacciato da Pechino al compimento della maggiore età e dopo un infruttuoso tentativo di restaurazione del trono compiuto da un ambizioso generale, Pu Yi trova un nuovo protettore nel Giappone. Quando le truppe di Chang Kai-Shek giungono alle porte della Città Proibita, il giovane imperatore scappa assieme alla giovane moglie Wan Rong ed alla concubina mongola Wen Xiu e ad alcuni famigliare a Tientsin dove è accolto dalla legazione nipponica. In realtà Pu Yi ha solo barattato una prigionia dorata con una parvenza di libertà, finendo ben presto per essere solo un interlocutore privo di reali poteri nei confronti dei signori della guerra che gli fanno visita promettendogli un ritorno a Pechino in cambio però di denaro e di investiture ufficiali. Nonostante diversi generali cinesi e russi lo mettano in guardia dall'accettare aiuti da parte dei giapponesi, Pu Yi rompe gli indugi dopo che le truppe del Kuomintang profanano le tombe dei suoi antenati Qing. Mentre la moglie Wan Rong diventa sempre più dipendente dall'oppio, l'ex imperatore vede il suo patrimonio personale assottigliarsi a causa di spese esagerate ed è abilmente sobillato dalla cugina Xianyu che nel frattempo ha abbracciato la causa nipponica cambiando nome in Yoshiko Kawashima agendo come spia al servizio di Tokyo.

Dopo l'incidente di Mukden il Giappone invade ufficialmente la Cina settentrionale, area ampiamente industrializzata e ricca di risorse naturali, in quella che è una sorta di prova generale del rinnovato imperialismo del Sol Levante. Al suo arrivo a Port Arthur Pu Yi capisce finalmente di essere solo una sorta di prigioniero, di ostaggio d'altissimo rango per i giapponesi che lo trattano sì con riverenza ma togliendogli ogni possibilità di scelta persino nei movimenti personali. Inizialmente indiziato per diventare presidente di uno Stato manciù, il 1° marzo 1934 Pu Yi diviene a tutti gli effetti sovrano del Manciukuò col titolo di imperatore. Per quanto la stampa giapponese si sforzi di propagandare un ideale di una Manciuria utopica che riunisca pacificamente le etnie giapponese, manciù, coreana, mongola e cinese Han, la realtà è quella di un Paese industrializzato interamente sottomesso a Tokyo: lo stesso Pu Yi è privo di alcun potere e deve solo eseguire i voleri del vice-primo ministro Yoshioka Yasunori e dei generali. Il Manciukuò diviene un laboratorio di un nuovo modello di imperialismo in cui la lingua e la cultura giapponese permeano la società riducendo la popolazione locale ad uno stato di semi-schiavitù, con i giovani destinati a diventare manovalanza nelle fabbriche dei nuovi padroni e le ragazze obbligate a giurare fedeltà all'imperatore del Giappone.

L'esperienza di governo di Pu Yi è puramente simbolica, in pratica deve solo controfirmare tutti i provvedimenti legislativi che i suoi padroni giapponesi gli fanno pervenire a palazzo. I suoi movimenti sono costantemente seguiti dalla guardia imperiale composta da soldati manciù ed ufficiali nipponici che arrivano a sfruttare ogni debolezza del sovrano (ippofobia compresa) per costringerlo a spostarsi con una nutrita scorta nei suoi vari spostamenti. La frustrazione e l'insoddisfazione ne minano la salute mentale, tanto che il suo comportamento varia tra lunghe pause di assoluto silenzio e ritiro nelle stanze all'ordine di frustare i servi senza alcuna motivazione reale. Convinto di essere costantemente derubato da chiunque, le sue giornate trascorrono monotone nell'esame dei bilanci dello Stato o nell'osservare il comportamento di chi lo circonda, preda di ipocondria e di manie vendicative. Iniziano a diffondersi voci sempre più disgustose sulla dipendenza da oppio della prima moglie, l'imperatrice, su presunti rapporti lesbici di questa con Xianyu, della pederastia dello stesso Pu Yi che pare propenso ad insidiare tanto le ragazzine quanto i paggi di corte. Un giorno si scopre che su una roccia del giardino del palazzo un anonimo servo ha lasciato un messaggio scritto col gesso rivolto al sovrano: "Non ti sei ancora stancato di come ti trattano i tuoi padroni giapponesi?"; per tutta risposta Pu Yi fa frustare tutti i giardinieri. Quando un giovane servitore fugge per evitare le avances omosessuali dell'imperatore, questi ne ordina la cattura e la violenta fustigazione che decreta la morte del ragazzo: Pu Yi si sfoga quindi sugli stessi carnefici, costretti a subire sulla loro pelle la frusta precedentemente usata. La moglie, forse per umiliarlo oppure in un gesto di ribellione, si concede all'autista di palazzo rimanendo incinta: alla nascita del bambino l'imperatore ordina la fucilazione dell'amante e l'uccisione col veleno del neonato per evitare che possa un domani diventare un pericoloso rivale in famiglia.

La guerra prima contro la Cina e poi con gli Alleati vede il Manciukuò al fianco del Giappone. Pu Yi inizialmente crede alla propaganda giapponese che gli espone grandi successi e la missione salvifica delle armate nipponiche nei confronti di nemici demoniaci o assetati di potere ma alla fine è costretto ad aprire gli occhi. Quando l'8 agosto 1945 l'URSS dichiara guerra al Sol Levante per lo Stato fantoccio della Manciuria ed il suo sovrano è la fine. L'esercito viene travolto sul campo e Pu Yi tenta la fuga prima in treno e poi in aereo ma sulla pista dell'aeroporto è arrestato dall'Armata Rossa il 17 agosto del 1945 - Wan Rong verrà catturata dall'Esercito Popolare di Mao e morirà di stenti in piena crisi di astinenza da oppio. Divenuto un prigioniero preziosissimo, Pu Yi è chiamato a deporre al processo di Tokyo contro i crimini di guerra giapponesi, incluso l'utilizzo del Manciukuò come zona di schiavitù e di sperimentazione di armi biologiche. Consegnato alla Cina Popolare il 31 luglio 1950, trascorrerà nove anni in campo di prigionia per la cosiddetta "riabilitazione". Liberato, diverrà custode e bibliotecario in quella Città Proibita che lo aveva visto nascere e muovere i primi passi come sovrano per morire ad appena 61 anni, nel 1967, per una complicazione renale dovuta ad un carcinoma alla prostata.


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