Nascita di una dittatura

"Per l'accusa di cospirazione e tradimento, di cui è ritenuto colpevole, la condanno ad una pena di cinque anni di Festungshaft". Il colpo vibrato dal maglietto del giudice Georg Neithardt sul battente risuona all'interno dell'aula di giustizia del tribunale di Monaco di Baviera a conclusione del processo che vede imputati nove soggetti, accusati di aver tentato un golpe alcuni mesi prima per rovesciare la democratica Repubblica bavarese dei Consigli. I giornali locali da più di un mese affrontano l'argomento, già chiamato gergalmente "putsch della Bürgerbräukeller", e hanno coniato un titolo apposito per il procedimento giudiziario: lo chiamano "processo Ludendorff-Hitler".

Il 1° aprile 1924 è proprio quell'oscuro austriaco, reduce della Grande Guerra, a ricevere la prima condanna. Adolf Hitler ha 34 anni ed un passato burrascoso alle spalle: figlio di un funzionario doganale, ha tentato senza successo di entrare all'Accademia di Belle Arti di Vienna; allo scoppio del conflitto in Europa ha visto respingere la propria domanda di arruolamento nell'imperialregio esercito per aver fallito i test fisici della visita di leva. Oltrepassato il confine, si era arruolato volontario nell'esercito bavarese combattendo in Belgio ed in Francia e riportando una ferita alla coscia ed una irritazione agli occhi da esposizione all'iprite. Conclusa la Grande Guerra si era ritrovato nella Monaco sconvolta dalla rivoluzione spartachista e dalla risposta violenta dei Freikorps. Disoccupato e senza prospettive, il giovane Hitler aveva accettato di diventare un informatore della polizia recandosi in borghese nelle birrerie ad ascoltare i discorsi politici di alcuni nuovi oratori emergenti.

In una di tali occasioni si era avvicinato per la prima volta al neonato DAP, il Partito dei Lavoratori Tedeschi fondato da Anton Drexler. Affascinato dalla possibilità di poter partecipare alla vita politica, Hitler si era trasformato da semplice informatore ad oratore di punta della formazione sino a scalzare in breve tempo lo stesso Drexler. Il DAP tuttavia era una formazione assai minoritaria e pur godendo dell'appoggio dei Freikorps e dei reduci non aveva grande presa sulla popolazione in un panorama politico estremamente frantumato. L'insorgenza di un'ala militare incarnata dalle SA di Ernst Röhm aveva tuttavia garantito al partito una sempre maggior presa sulla vita quotidiana della Baviera animando le violenze contro socialisti, comunisti, giornalisti ed ebrei, obbligando infine il primo ministro locale von Knilling a decretare lo stato d'emergenza. Nel nuovo assetto statale il commissario statale von Kahr, il capo della polizia colonnello Ritter von Seisser e il generale della Reichswehr von Lossow si erano uniti in triumvirato per evitare che la Baviera scivolasse nel caos avviando un principio di governo autoritario.

Sentendosi escluso dal potere e limitato dal bando imposto alle assemblee pubbliche, Hitler aveva reagito elaborando un piano d'azione per una rapida presa del potere. Ispirato dalla Marcia su Roma di Mussolini ed assicuratosi l'appoggio del vecchio Feldmaresciallo Erich Ludendorff, il DAP voleva attirare in trappola il triumvirato nella birreria Bürgerbräukeller per obbligare i tre componenti ad accettare di sostenere l'iniziativa delle SA ed infine marciare sulle caserme di Monaco e sugli uffici del governo per assumere la guida della Baviera. Il piano, indubbiamente ambizioso, si era rivelato un disastro operativo: ritardi, incomprensioni, la liberazione sulla parola di von Kahr e dei due alti ufficiali dalla birreria contribuirono a rendere inefficace la marcia delle SA in città e quando la mattina del 9 novembre 1923 Hitler e Ludendorff avevano marciato sulla Feldherrnhalle avevano trovato la Reichswehr ad attenderli, armi in pugno. Nella successiva sparatoria si erano registrati morti e feriti ed al termine della giornata tutti i capi dell'insurrezione erano stati arrestati.

Il processo Ludendorff-Hitler era iniziato il 24 febbraio 1924. Contrariamente alle attese, l'ex caporale austriaco si mantenne piuttosto calmo nel corso delle udienze smentendo la fama di tizzone ardente guadagnata in precedenza nel corso delle sue interminabili arringhe nelle birrerie. Stranamente non utilizzò quasi mai l'argomento dell'antisemitismo negli interrogatori in aula ed anzi si presentò come una sorta di salvatore della patria di fronte alla confusione determinata dal crollo del sistema imperiale. Alcuni pensarono che quella di Hitler fosse una tattica dettata anche dalla necessità: d'altronde un paio d'anni prima lo stesso giudice Neithardt lo aveva condannato ad un mese di prigione per rissa, quindi era probabile che l'imputato non volesse attirare su di sé le ire di un magistrato che ben lo conosceva. Assumendosi l'intera responsabilità dell'azione, Hitler iniziò a definirsi "guida" tanto del partito quanto del popolo: quel termine, Führer, sarebbe passato alla storia.

La mattina del 1° aprile 1924 dopo cinque settimane di dibattimento il processo si conclude. Hitler è condannato a cinque anni di arresti in fortezza, la pena minore prevista all'epoca e che non solo esentava dai temuti lavori forzati ma consentiva una maggiore libertà di movimento all'interno del carcere ed una sistemazione dignitosa della cella. Con lui vengono riconosciuti colpevoli quasi tutti i capi della cospirazione; Ludendorff, in virtù del proprio status di servizio militare e forse anche come segno di rispetto nei confronti dell'età avanzata, è giudicato innocente e prosciolto da ogni capo d'imputazione mentre Röhm e Frick, pur colpevoli, vengono rilasciati. Per Hitler, Hess, Emil Maurice e gli altri si aprono le porte della prigione di Landsberg dove le guardie usano loro ogni tipo di cortesia: tra quelle mura il futuro dittatore trascorrerà poco meno di nove mesi di detenzione prima del rilascio per buona condotta, sfruttando tale tempo per dettare ai suoi collaboratori il manifesto politico che sarà alla base della sua attività nei nove anni futuri e che costituirà un vero programma per la presa del potere. 

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