Agguato al boia

Praga è una città meravigliosa. Lo testimoniano i monumenti, l'arte barocca e gotica, la tradizione culturale, le musiche di Bedřich Smetana. Un amante discreto del decadentismo non può non lasciarsene affascinare. E cosa c'è di meglio di godersi un giro in una cabrio, con tanto di autista, della città andando al lavoro approfittando di una giornata fresca ma soleggiata? La mattina del 27 maggio 1942, un alto ufficiale della sicurezza esce dalla propria abitazione: saluta la moglie, in attesa del quarto figlio, poi sale in auto, una Mercedes Benz cabrio comoda e lussuosa, a fianco dell'autista-attendente in divisa. Il tragitto dal quartiere residenziale di Liben a Hradčany è lungo ma come detto è una bella giornata, le strade sono libere e quasi non sembra che in Europa da due anni e mezzo si combatta un conflitto.

Arrivata nei pressi di un crocicchio, la vettura rallenta per non sbandare nella svolta a sinistra. Il passeggero è tranquillo e quasi non si accorge di un ragazzo in abiti civili alla sua destra che estrae da un borsone a tracolla un mitra Sten e prova a sparare. Ma l'arma si inceppa dopo i primi due colpi, a vuoto: stridore di pneumatici, l'ufficiale urla qualcosa al suo autista, il veicolo si ferma. Il passeggero estrae dalla fondina al fianco la Luger Parabellum d'ordinanza per rispondere al fuoco ma in quel momento qualcosa rotola sotto il telaio della Mercedes. Sembra una pallina, quasi un kiwi: no, è una bomba a mano. Il boato, l'auto sobbalza, i due uomini a bordo scendono. L'autista imbraccia il suo Schmeisser e prova ad inseguire uno degli attentatori ma una raffica alle gambe lo fa cadere. Il passeggero esaurisce in fretta il caricatore, non ha la giberna quindi resta a secco; solo in quel momento si accorge di avere il fianco ed una gamba dilaniati. Sul posto arrivano le divise verdi della Ordnungspolizei, chiedono cosa sia successo, nella fretta fermano un camion di passaggio per caricare i feriti e correre all'ospedale. Non c'è tempo da perdere, quel passeggero è un personaggio importante. Quell'uomo è Reinhard Heydrich, SS-Obergruppenführer e Reichsprotektor di Boemia e Moravia.

Lo avevano soprannominato "il macellaio di Praga". Un nomignolo affatto affettuoso che però rispecchiava alla perfezione il suo ruolo. Heydrich, capo del RSHA (ReichsSicherheitHauptAmt, Alto Ufficio per la Sicurezza del Reich), era stato designato da Hitler in persona: von Neurath, il precedente governatore della Boemia annessa nel marzo 1939 con il silenzio-assenso degli Alleati che speravano di scongiurare così la guerra, era ritenuto troppo morbido, un debole. Serviva il pugno di ferro contro i cechi, troppo ribelli e troppo amanti della democrazia per i gusti del dittatore nazista. Ad Heydrich l'incarico non dispiace, per un amante dell'arte con un gusto sottile per il sadismo la possibilità di lavorare in una bella città e di poter soffocare nel sangue una ribellione è il connubio perfetto. Tipo singolare, Heydrich: a Berlino più di qualcuno mormora alle sue spalle dicendo che avrebbe del sangue ebreo nelle vene, eppure è uno dei favoriti di Hitler. La sua carriera nelle SS è fulminea: nel 1931 viene reclutato e nel giro di tre anni crea il Sicherheitdienst, il servizio di sicurezza, seguito poi dalla SiPo, la polizia di sicurezza che ne diviene il braccio operativo. A livello di gradi, passa in breve da quello di capitano a quello di generale di brigata per meriti di repressione - è tra gli organizzatori della purga nota come "Notte dei Lunghi Coltelli". Negli anni successivi il neonato RSHA cresce, ingloba dipartimenti, ne crea altri: oltre alle sezioni amministrativa e del personale in cui Heydrich pone delle sue creature come Bruno Streckenbach, viene inclusa anche la polizia criminale (la KriPo) di Arthur Nebe con i poliziotti che vengono rivestiti con la divisa nera delle SS. Soprattutto, alla SiPo si aggiunge la Geheime Staatspolizei o Gestapo, affidata ad Heinrich Mueller, e le SS si dotano anche dello spionaggio estero con l'Amt 6 affidato a Walter Schellenberg. Il RSHA in questa veste raccoglie successi notevoli, al punto da indirizzare le purghe staliniane in URSS che decimano gli alti gradi dell'Armata Rossa.

E c'è lo zampino del RSHA anche nel casus belli contro la Polonia. Hitler vuole rompere gli indugi ma ha bisogno di un pretesto per attaccare: glielo forniscono Heydrich e il suo sottoposto Alfred Naujocks che inventano un finto attacco polacco alla stazione radio di Gleiwitz. I corpi dei detenuti nei campi di concentramento, rivestiti con uniformi polacche e crivellati di colpi, vengono lasciati nelle vicinanze del caseggiato della radio per provare l'aggressione polacca oltre confine. Con l'inizio della guerra, Heydrich ha mano libera. Nei Paesi occupati Mueller stabilisce sezioni della Gestapo e del SD che reprimono senza pietà il dissenso con metodi brutali; Schellenberg rivaleggia apertamente con l'Abwher di Canaris piazzando un memorabile colpo a Venlo, oltre la frontiera con l'Olanda, sequestrando due agenti segreti britannici. Heydrich non spara un colpo con le armi da fuoco ma a Berlino il suo impegno bellico è apprezzatissimo. Nel settembre 1941 Hitler in persona gli affida il primo di due delicati incarichi: von Neurath non è l'uomo giusto a Praga, non sa piegare i cechi, lascia addirittura che vengano imbastite proteste di piazza prima di intervenire. Intollerabile. Il fedele Reinhard sa cosa fare, difatti esegue: dal 1° ottobre 1941 in Boemia si apre una stagione di terrore. A gennaio 1942, mentre il miglior generale tedesco sul fronte orientale (von Reichenau) muore d'infarto davanti all'imprendibile Mosca, arriva la seconda richiesta del dittatore. Heydrich chiama uno dei suoi uomini più fidati, un oscuro tenente colonnello dell'ufficio B4 della Gestapo, un tipo particolare che dicono sappia parlare ebraico: si chiama Adolf Eichmann. Dal suo ufficio parte una convocazione, firmata dall'Interpol tedesca, per una riunione delicatissima e riservata al numero 22 di am grosse Wannsee, Berlino. Non lo sa ancora nessuno ma quella riunione cambierà il volto della Storia. Heydrich è il padrone della scena, si impone, zittisce i pochi scetticismi: c'è da decidere come attuare l'Endlosung, la soluzione finale. Si farà a modo suo.

Terminati gli impegni burocratici, il macellaio torna al suo lavoro, a Praga. Ma non sa che ormai il suo nome è conosciuto anche al di fuori dei confini del Reich millenario. A Londra il governo ceco in esilio ha progettato con il SOE britannico l'Operazione Anthropoid. Si tratta di paracadutare un piccolo gruppo di commandos boemi nella zona del Protettorato, a loro verrà assegnato l'incarico di uccidere Heydrich. Il piano è irto di difficoltà e richiede tempo: prima che Eichmann convochi la riunione a Wannsee, i commandos arrivano e cominciano a prepararsi sul terreno. Per settimane, mesi studiano i movimenti dell'obiettivo, le tecniche con cui colpirlo. Alla fine capiscono che il momento migliore è alla mattina, nel tragitto da casa all'ufficio: c'è una curva a gomito che obbligherà la sua vettura a rallentare quasi a passo d'uomo ed in quel momento il Reichsprotektor sarà esposto, vulnerabile. A compiere l'attentato vengono designati due dei nove infiltrati: sono lo sparatore cui si inceppa il mitra e l'uomo che lancia la granata sotto la vettura.

Dopo l'attentato Heydrich è ferito, sviene. Le lesioni non sembrano gravi ed effettivamente sarebbero guaribili in 2-3 settimane. C'è un problema: nella fretta di caricarlo sul camion gli OrPo non si sono accorti che l'esplosione ha divelto l'imbottitura della Mercedes, tanto che i crini di cavallo contenuti nei sedili entrano in contatto con le ferite esposte dell'ufficiale, contaminandone il sangue. Dopo un paio di giorni le ferite di Heydrich si infettano per setticemia, il macellaio entra in coma e muore. Ai suoi funerali Hitler decide di rinominare l'Endlosung "Operazione Reinhard", quasi un terribile tributo. Il posto di Heydrick nel RSHA è preso da Ernst Kaltenbrunner, uomo dalle maniere spicce che non si farà troppi problemi a proporre lo strangolamento con corde di pianoforte come pena capitale per i congiurati del 20 luglio 1944. I commandos dell'Operazione Anthropoid invece verranno traditi ed individuati nel loro nascondiglio nella chiesa ortodossa dei Santi Cirillo e Metodio a Praga: assediati dalle Waffen-SS, combatteranno sino all'ultima pallottola che terranno per suicidarsi e non cadere nelle mani dei torturatori.

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