L'agenzia del terrore

Il 24 maggio 1974 è una bella giornata di sole, a Lisbona. Da un mese il Paese ha ritrovato serenità e libertà d'espressione dopo la caduta del regime corporativista di Marcelo Caetano, continuazione del buio periodo inaugurato da Salazar cinquant'anni prima. Rua das Praças è una elegante strada del centro storico: pavimentazione in porfido, marciapiedi a ciottoli, una via in leggera salita come ce ne sono tante nella capitale portoghese. Sono circa le 9 di mattina quando due camion militari arrivano e si arrestano davanti al civico 13, un palazzo di tre piani color carta da zucchero costruito una quindicina d'anni prima. Scende un plotone di fucilieri di marina con un ufficiale, salgono le scale sino ad un ufficio ubicato nel palazzo. Suonano il campanello ma nessuno risponde: "Aprite, Movimento das Forças Armadas!", urla l'ufficiale bussando con violenza al portone dell'interno. Nulla. Ci si accorge in breve che il portone è blindato e un graduato propone di farlo saltare con una piccola carica. Poco prima di posizionare il plastico arriva il portinaio: "Non c'è nessuno - dice - Sono almeno due mesi che non si vede anima viva da queste parti". L'appartamento è intestato ad un francese ("Non lo vedo da febbraio", aggiunge il custode), un tipo che si fa chiamare Ralf. Il portinaio ha la copia della chiave del portone blindato ed apre. Intanto nel palazzo e nella via è scoppiato il trambusto. "Ci sono dei PIDE là dentro!", esclama qualcuno. In breve il sottotenente di vascello alla guida del plotone deve chiedere rinforzi per contenere la rabbia della gente che si sta accalcando in strada. No, nell'ufficio al numero 13 di Rua das Praças non ci sono funzionari della spietata DGS, ex PIDE, la polizia politica del regime che sequestrava, torturava ed ammazzava studenti, giornalisti, artisti, sindacalisti, oppositori. Non c'è nessuno. Ma qualcosa c'è: documenti, faldoni, un ricchissimo archivio. E' il tesoro dell'Aginter Press, una finta agenzia di stampa che celava una centrale di controspionaggio e di destabilizzazione politica europea.

La scoperta non è casuale. Due giorni prima a Caxias, la ex prigione-fortezza del regime, un funzionario della DGS arrestato dai militari ha vuotato il sacco: "C'è qualcosa di molto grosso in Rua das Praças, andate a vedere". I militari che perquisiscono la sede di Aginter Press catalogano tutto e portano via quintali di materiale. C'è di tutto: schede del personale, una serie di passaporti portoghesi e francesi contraffatti, relazioni sulla guerriglia in Africa, i fascicoli di redattori e corrispondenti della finta agenzia. In settimane di paziente lavoro, i militari ricostruiscono una storia che, se fosse stata conosciuta da Ian Fleming, il padre di James Bond, avrebbe potuto ricavare materiale per un'intera serie di romanzi da far impallidire la SPECTRE.

E' il 1966 quando a Lisbona sbarca un francese dalla faccia piena ma dura. Si chiama Yves Guillou ed è un ex militare. E' in fuga: in Francia ed in Algeria è ricercato per le sue attività all'interno dell'OAS, l'Organisation de l'Armée Secrète, la milizia parallela sorta all'interno delle fila dell'esercito transalpino per terrorizzare gli algerini durante la lotta del Paese magrebino per l'indipendenza e poi dedita alla vendetta nei confronti di De Gaulle, reo secondo alcuni militari di aver tradito un milione di compatrioti. Guillou è un ricercato ma sa che il Portogallo non lo consegnerà mai alla sua madrepatria: un buon conoscitore delle tattiche di guerriglia con esperienza sul campo può far comodo. La dittatura di Salazar è impelagata da alcuni anni in una serie di guerre nell'Ultramar, ossia le colonie in Africa. Guinea, Angola e Mozambico vogliono diventare indipendenti ma il regime non ne vuole sapere e, a costo di dissanguarsi finanziariamente, aumenta le spese militari per spedire il fior fiore del proprio esercito, uno dei più preparati in ambito NATO, a soffocare nel sangue le rivolte. La guerra africana sarà estenuante e porterà alla fine del regime, ma Guillou questo non può saperlo. Viene accolto con favore dalle alte sfere portoghesi che ascoltano volentieri quell'ex ufficiale dei paracadutisti che si è fatto le ossa in Corea, Vietnam, Algeria. Un duro, come si suol dire. Guillou, anzi Ralf Guerin Sérac come ora si fa chiamare, propone un piano ai consiglieri politici di Caetano: lui radunerà a Lisbona un gruppo di collaboratori, gente che sa il fatto suo in tema di controguerriglia, di terrorismo, di guerra non convenzionale, e lo metterà a disposizione del regime; in cambio chiede copertura e fondi. Il patto è stretto e nasce Aginter Press. Ufficialmente è una agenzia di stampa che raccoglie contributi editoriali dall'Europa e dall'Africa per pubblicare ogni settimana un bollettino riservato agli abbonati. In realtà è una centrale di spionaggio ed eversione.

Guerin Sérac chiama a rapporto i suoi fedelissimi. Ci sono i fratelli Laurent, ex OAS come lui, che hanno ottimi rapporti con i movimenti di destra europei. C'è il giovane de la Blétière, già ufficiale di complemento dell'Armée con solide amicizie in ambito NATO. C'è persino un ex SS, Robert Leroy, che nel 1946 per sottrarsi alla giustizia belga si arruola nella Legione e finisce a torturare prima i contadini vietnamiti e poi i fellagha algerini. Al nucleo fondatore di Aginter si aggiungono altri francesi tra cui il fratello di Guillou e una nutrita rappresentanza di ex petainisti di Vichy e di pieds-noirs. Aderiscono anche alcuni italiani che figurano come corrispondenti esteri: il nome di maggior spicco è quello di Stefano Delle Chiaie detto "er Caccola", capo di Avanguardia Nazionale; ma ci sono anche l'autore della strage di Peteano Vincenzo Vinciguerra, l'assassino del giudice Occorsio Pierluigi Concutelli oltre ad altri nomi che si ritroveranno nelle carte dei processi per le stragi degli anni '70. L'obiettivo è brutale, scatenare il caos in Europa favorendo l'ascesa di governi autoritari. Il modello è la Grecia dei Colonnelli, una dittatura che nasce poco dopo l'Aginter e con cui Guerin Sérac allaccia stretti rapporti al punto da far ottenere ad uno dei suoi agenti italiani, Mario Merlino, l'opportunità di recarsi per un'estate ad Atene ad apprendere le tecniche di infiltrazione nei gruppi maoisti ed anarchici. In Africa Aginter è presente fomentando le divisioni nel fronte angolano, pungolando Jonas Sawimbi e Holden Roberto a combattere contro i rivali dell'UNITA di Agostinho Neto piuttosto che contro l'esercito portoghese.

La firma dell'Aginter si manifesta in Italia in occasione della bomba di Piazza Fontana. E' lo stesso Servizio Informazioni Difesa a nominare in un'informativa ai magistrati la centrale del terrorismo portoghese, pur storpiandone il nome e sbagliando alcuni nomi e pseudonimi. La strategia della tensione è stata disegnata a Lisbona, in Rua das Praças 13. E nello stesso luogo per anni si pianificano attentati ad ambasciate, a transfughi, ad oppositori. Aginter lavora anche in Argentina con la Triplice A, gli squadroni della morte del potentissimo Lopez Rega che spargono il terrore a Buenos Aires dal 1973 in avanti. Ma anche in Congo dove dietro le manovre dei mercenari di Denard e Schramme che nel 1967 guidano il sanguinoso ammutinamento e la lunga marcia su Bukavu c'è la mano di Guerin Sérac che vuole ingraziarsi il Belgio riportando al potere Moise Tshombè nell'ex Katanga.

Il vento cambia nella primavera del 1974. Guillou non è stupido e capisce che qualcosa non va. I giovani di leva e gli ufficiali inferiori dell'esercito portoghese non ne possono più delle guerre coloniali e progettano un golpe. E' la Revoluçao Dos Cravos, la "rivoluzione dei garofani" del 25 aprile 1974: sulle note di "Grandola Villa Morena" di Zeca Alfonso l'esercito si ribella, arresta i ministri della Giunta Caetano e li espelle dal Paese intavolando rapide consultazioni con i movimenti di liberazione per chiudere in fretta i conflitti africani. Due mesi prima i vertici di Aginter cominciano ad organizzare l'espatrio verso la Spagna dove Francisco Franco, pur moribondo, è ancora al potere e garantisce copertura. Di più: tra le pressioni di alcuni gruppi di oppositori politici e la guerriglia con l'ETA, c'è del lavoro da svolgere. A Madrid Aginter si trasferisce quasi al completo e si arricchisce dei fuggiaschi italiani, i neofascisti che sono scappati per non dover rispondere degli attentati dinamitardi. In un paio d'anni la Spagna piomba nel terrore marchiato dai sodali di Guerin Sérac: i sindacalisti vengono uccisi a mitragliate, nei Paesi Baschi scoppiano bombe e vengono rapiti ed uccisi alcuni personaggi pubblici, i carlisti vengono massacrati nel giorno della loro festa. E nel mentre Aginter pianifica anche una guerra civile in Portogallo per cavalcare una piccola rivincita affidata al defenestrato Antonio de Spinola: appoggiandosi a Schramme che dopo il Congo si è stabilito a Oporto spacciandosi per allevatore di pollame, i neofascisti reclutano formazioni di paramilitari da impiegare in uno spietato confronto a distanza col governo di Vasco Gonçalves. Non è abbastanza per impedire l'inevitabile ritorno alla democrazia del Paese iberico che recupera la democrazia con la morte del Caudillo e con la restaurazione della monarchia Borbone, né per ottenere un rientro a Lisbona.


Il gruppo Aginter, privato comunque di alcuni tentacoli (Leroy viene condannato a morte in Algeria ma se la cava con l'espulsione, alcuni italiani vengono estradati), si sposta allora in Argentina riprendendo il filo del discorso con Videla e Galtieri e segnalandosi per una continua collaborazione con i lager clandestini delle torture. Quando anche a Buenos Aires torna la democrazia, il gruppo si disperde: qualcuno si mette al servizio di paramilitari in Paraguay ed in Colombia, altri spariscono nel nulla, qualcun altro viene arrestato ed estradato in Europa dove si sta cercando di far luce su un decennio di violenze. Guillou acquista una casa a Tenerife e si ritira a vita privata. Il suo nome torna alla ribalta nel 1997 quando il giudice Guido Salvini riapre le indagini per Piazza Fontana: Vinciguerra, reo confesso per Peteano, spiega i legami internazionali del terrorismo nero di casa nostra e fa il nome di quell'ex paracadutista francese e delle istruzioni che arrivavano da Lisbona. Ma Guillou non ne risponderà mai in tribunale. A metà del 2002, quando pare che la giustizia spagnola sia disposta a collaborare per una rogatoria, Guerin Sérac sparisce nel nulla, improvvisamente, lasciando dietro di sé non solo una lunga scia di sangue e di terrore ma anche un notevole elenco di interrogativi che rimarranno senza risposta.

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