Processo ai missili

Un'aula di tribunale è uguale un po' ovunque. Certo, esistono le aule bunker, le aule col gabbione, le aule ridotte. Ma i tribunali sono inconfondibili. E per l'opinione pubblica i processi sono quasi tutti uguali. Quasi. Perché alcuni processi generano sentimenti e conseguenze difficili da contenere. Specialmente se si tratta di argomenti sensibili come il pudore, i bambini o il genocidio. E proprio di una prospettiva di massacro, di annientamento di una nazione si parla in un'aula di tribunale di Basilea, Svizzera. Due gli imputati, un israeliano ed un austriaco. L'accusa: minaccia aggravata e spionaggio. E' il 10 giugno 1963, è iniziato quello che la stampa chiama "il processo Ben-Gal".

Tuffo nel passato. 1954, Egitto. Gamal Abdel Nasser fa parte di un gruppo di ufficiali delle Forze Armate che rovescia il corrotto sovrano Farouk ed instaura un nuovo regime di stampo socialista e panarabista. Nasser ha idee ambiziose, vuole modernizzare un Paese ancorato al passato e per farlo ha bisogno di infrastrutture e di soldi, oltre che di un ruolo definito nel mondo arabo e nel Maghreb. Per raggiungere i suoi obiettivi Nasser sfida la Gran Bretagna nazionalizzando il Canale di Suez: l'avventura si conclude con una sconfitta militare ma una vittoria politica. Nasser ha comunque capito che il vero scontro, un domani, sarà con l'unica vera Potenza della regione, cioè Israele. E per poter rivaleggiare alla pari con lo Stato ebraico ha bisogno di armi di ultima generazione. C'è un problema: sebbene i sovietici siano disposti a fornire all'Egitto artiglieria, corazzati ed aerei, per quel che riguarda i missili a medio-lungo raggio non se ne parla. Però il Rais li vuole a tutti i costi. Ed è in quel momento che alcuni consiglieri gli fanno notare come i vettori a propulsione siano derivati dalle vecchie V2 tedesche. Gli scienziati di quel gruppo di lavoro sono ancora tutti vivi ed operativi: certo, von Braun non è disponibile visto che è stato reclutato dagli americani, ma diversi suoi collaboratori sono ancora in Europa, fuori dal blocco sovietico. Grazie ai buoni uffici di alcuni ex criminali di guerra rifugiatisi al Cairo o rimasti in Germania sotto falso nome l'opera di reclutamento comincia ed esperti di aerodinamica, di realizzazione di propellenti, di balistica vengono convinti a lavorare per il regime egiziano.

L'ambizione missilistica di Nasser diviene nota anche a Tel Aviv. Specie quando i prototipi delle armi, due missili denominati Kahira e Zafira, vengono mostrati alla folla del Cairo nella parata militare che celebra l'anniversario della presa del potere da parte del Rais. Isser Harel, direttore del Mossad, riunisce il comitato dei Servizi e vara l'Operazione Damocle. Si tratta di esercitare una duplice pressione, in Egitto ed in Germania, sugli scienziati e sui loro reclutatori al fine di rallentare se non bloccare il programma missilistico. Anche perché a complicare il quadro c'è la testimonianza di uno scienziato austriaco, Otto Yoklek, che ha svelato agli israeliani come nei piani egiziani siano previste, in luogo del solito esplosivo ad alto potenziale, testate contenenti colture di malattie epidemiche oppure sostanze radioattive quali stronzio e cesio. I piani per uno sterminio, dunque. In Egitto il Mossad dispone di un agente formidabile, Wolfgang Lotz, uno Yekke di Mannheim che sfruttando un finto passato da ufficiale nazista e grazie a caratteristiche fisiche e sociali uniche - alto, biondo, occhi chiari, lineamenti duri, non circonciso, moglie tedesca protestante - riesce a farsi passare per un simpatizzante della causa nasseriana tanto da aver aperto una scuola di equitazione frequentata da alti ufficiali egiziani. Oltre a raccogliere informazioni preziose Lotz comincia ad inviare lettere minatorie e poi pacchi bomba: il primo esplode in faccia alla segretaria del professor Wolfgang Pilz, il secondo provoca una piccola strage di operai nella fabbrica 333 di Helwan che assembla i missili, il terzo viene disinnescato prima che possa provocare altri danni. Alcuni scienziati, scocciati dalle bombe, decidono di tornare a casa e di abbandonare il progetto.

In Germania un altro filone di terrore parte da Amburgo, dove vengono impostate e spedite numerose buste contenenti minacce molto esplicite a carico dei famigliari dei vari scienziati, e prosegue a Monaco di Baviera. L'11 settembre 1962 l'ex sergente delle SS Heinz Krug, 49 anni, scompare nel nulla. La sua auto viene trovata posteggiata lontano da casa e la moglie ne denuncia il rapimento alla polizia. Si sospetta l'intervento di spie straniere, addirittura dell'ex commando Otto Skorzeny, ma il cadavere dell'uomo non verrà mai ritrovato. Krug lavorava in una compagnia egiziana fittizia impegnata nella costruzione di un sistema di teleguida a distanza e la sera precedente era stato visto a cena con il professor Hans Kleinwachter. Lo stesso Kleinwachter pochi mesi dopo scampa per un pelo ad un tentativo di assassinio quando un'auto con targa svizzera lo affianca in autostrada ed il passeggero spara alcuni colpi contro l'accademico alla guida che se la cava con un semplice graffio ad un braccio - l'auto, rinvenuta dalla Polizia, presenterà all'interno un macabro messaggio sotto forma di carta d'identità del colonnello Ali Samir, capo dei servizi di sicurezza egiziani, lasciata in bella vista sul cruscotto. Il 2 marzo 1963 Heidi Goerke, figlia del professor Paul-Jens Goerke a capo del programma missilistico di Nasser, riceve una strana telefonata da parte di un uomo che la invita ad un incontro da tenere a Basilea, in Svizzera, all'Hotel dei Tre Re, per parlare di questioni urgenti che riguardano suo padre. Heidi non si fida, oltre a farsi accompagnare dal fratello avverte le autorità tedesche che si rivolgono subito alla Gendarmeria elvetica. La stanza sede dell'incontro, prenotata a nome Mueller, è riempita di microfoni che registrano il colloquio. Un uomo con gli occhiali scuri per un'ora parla, spiega ai suoi ospiti che il professor Goerke è in grave pericolo, che se non rientrerà subito in Germania potrebbero accadere cose molto spiacevoli a lui, ai suoi cari ed ai suoi colleghi. Concluso l'incontro e congedati i due ragazzi, l'uomo scende nella hall dell'hotel per bere un caffè con un'altra persona ed è lì che la polizia svizzera interviene, mettendo le manette al professor Yoklek ed a Josef Ben-Gal, cittadino israeliano.

Il processo si conclude nel breve volgere di poche settimane. Alla sbarra il professor Yoklek, che aveva accompagnato Ben-Gal nell'occasione al fine di avere la garanzia che i figli di Goerke non fossero degli impostori, porta ai giudici le prove del programma missilistico e delle testate batteriologiche e radioattive in preparazione. I magistrati calvinisti ne escono sconvolti e scandalizzati così come l'opinione pubblica ed assolvono i due imputati. Ma quel processo segna anche la fine dell'Operazione Damocle. Mentre gli scienziati tedeschi abbandonano l'Egitto, a Tel Aviv c'è la resa dei conti. Levi Eshkol e Golda Meir chiedono la testa del generale Harel, per loro "Little Isser" ha esagerato e poco importa che poco tempo prima sia stato l'artefice della cattura di Eichmann a Buenos Aires. La partita con la Germania, benedetta dal presidente americano Kennedy, è aperta e vale una preziosissima fornitura di carri Patton con cui riarmare le IDF in vista del conflitto sempre più probabile con Egitto e Siria. Harel, furibondo, presenta le dimissioni in un atto di sfida al Governo ma viene cacciato; al suo posto si insedia Meir Amit che fa subito cessare la campagna di terrore. L'obiettivo è già stato raggiunto, i missili di Helwan non si leveranno mai in cielo e saranno distrutti il 5 giugno 1967 in una delle prime incursioni aeree di Israele nella Guerra dei Sei Giorni. Quanto a Wolfgang Lotz, la sua carriera di spia durerà ancora un paio d'anni prima di essere scoperto, arrestato e torturato: tornerà a casa con la moglie in uno scambio di prigionieri nel 1968.

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