Il golpe di Baghdad
Da oltre due secoli la data del 14 luglio ricorda la presa della Bastiglia e l'inizio della Rivoluzione Francese, il primo grande movimento popolare teso a sovvertire un equilibrio di potere oligarchico e basato sull'ascendenza dinastica e non sulla parità di classe. Se le celebrazioni per un evento di portata storica ricorrono puntualmente al fine di conservare la memoria di un momento fondante per la civiltà occidentale, è singolare che a volte tale esempio sia seguito in via letterale, persino nella scelta della data, per ulteriori cambi di governo.
169 anni dopo la Bastiglia, a migliaia di chilometri di distanza, altri cannoni ed altre scariche di fucileria risuonano. A Baghdad il 14 luglio 1958 va in scena un cruento colpo di Stato organizzato da alcuni militari riuniti nel "Movimento degli Ufficiali Liberi" ed appoggiato da diversi partiti d'opposizione. Bersaglio dei rivoltosi è il palazzo reale, residenza del giovane re Faysal II e della sua famiglia. Mentre attorno alla capitale irachena si odono esplosioni e mentre alla radio un ufficiale urla frasi che inneggiano ad una rivoluzione, l'ennesima tragedia si abbatte sulla famiglia erede del Profeta.
La Guerra del Sinai del 1956 però cambia tutto. Pur sconfitto da un punto di vista militare, Nasser ottiene una enorme affermazione sul piano politico tale da forzare l'unione tra il suo Egitto e la Siria in una Repubblica Araba Unita. Faysal II è spaventato, chiede aiuto al cugino Hussein per varare una federazione che metta al riparo entrambi i Paesi tanto dalla nascente potenza israeliana quanto dalle mire del nasserismo. Non sa ancora, il giovane sovrano, che i germi della rivoluzione panarabista stanno sbocciando nel suo Iraq, sotto il suo naso. Le rivolte in alcune città, represse nel sangue, provocano ripercussioni nelle fila dell'esercito finora fedele alla Corona. Le forze armate irachene non sono la Legione Araba giordana, non c'è un Glubb Pascià a formare gli ufficiali e non esiste un autentico spirito di fedeltà al governo. Sono molti anzi i comandanti che iniziano ad opporsi alla politica reale aderendo al neonato movimento clandestino. Tra questi c'è un brigadier generale poco più che quarantenne che intrattiene legami sempre più stretti sia col Ba'th che col Partito Comunista Iracheno.
La mattina del 14 luglio 1958 con la scusa di una esercitazione la sua divisione esce dalle caserme e si posiziona nelle strade di Baghdad, assumendo il controllo della radio da cui viene emanato un delirante proclama. L'unica unità non coinvolta nel golpe è la Guardia Reale e Kassem ordina ai suoi carri di cannoneggiare gli acquartieramenti dei pretoriani. Un suo sottoposto, il capitano al-Ibousi, è inviato a palazzo alla testa di una compagnia di fucilieri. Alla vista dei soldati in assetto di guerra Faysal ordina alle guardie presenti di deporre le armi: il sovrano non vuole che sia sparso del sangue inutilmente e crede che una buona collaborazione si tradurrà in un golpe incruento ed in un esilio piuttosto semplice e comodo. al-Ibousi raduna la famiglia reale nel cortile: "Faccia al muro!" ordina l'ufficiale al re, all'ex reggente, ai loro famigliari ed ai servi. Dopo pochi secondi i mitra dei soldati sparano a bruciapelo. Faysal, gravemente ferito alla schiena, muore dopo due ore di agonia poco prima di entrare in ospedale; il suo corpo non riceve immediata sepoltura ma viene esposto, appeso ad un lampione, in una delle vie principali della capitale. Nel massacro si salva solo Hiyam, moglie dello zio Abdallah, che pur ferita riesce a scappare; il primo ministro al-Said, catturato il giorno dopo mentre tenta la fuga travestito da donna, è linciato, mutilato, bruciato ed infine appeso ad una forca.
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