La rivolta dei Terribili

Li chiamano "Les Affreux", I Terribili. Ex soldati ed ufficiali, criminali di guerra in fuga, coloni trasformatisi in militari. Sono inglesi, sudafricani, portoghesi, irlandesi, italiani, tedeschi ma soprattutto francesi e belgi. Sono mercenari, uomini d'arme che hanno fatto della loro qualifica un sinonimo di spietatezza e di efficienza sul campo. Hanno uniformi più o meno regolari, insegne proprie, persino un motto ovviamente in lingua d'Oltralpe: "Vive la mort, vive la guerre, vive les sacres mercenaires!". Le pagine di cronaca estera dei quotidiani riprendono più volte le loro gesta che vengono dipinte ora come eroiche, ora come efferate. I mercenari trovano spesso e volentieri degli ingaggi tra governi regolari e rivoluzionari. In alcune occasioni gli incarichi arrivano addirittura da servizi segreti o da Ministeri esteri che non possono intervenire direttamente nelle questioni di altre nazioni ma che vogliono ugualmente condizionare il corso degli eventi.

Ma i mercenari a volte possono anche rivoltarsi. Basta poco: un ritardo nella corresponsione degli stipendi, un cambio di governo, una lotta per il potere tra i reparti o a livello politico. E quando scoppia una rivolta di truppe mercenarie non è semplice far rientrare la protesta. Il 5 luglio 1967 Bob Denard si reca negli uffici di Jacques Schramme a Stanleyville, in Congo. Sono entrambi comandanti mercenari, anche se di estrazione assai differente, ma devono assumere una decisione comune che riguarda il destino di migliaia di persone.

Denard (vero nome Gilbert Bourgeaud) ha 38 anni e dopo una carriera da regolare nella Marine Nationale in Indocina ed in Marocco si è congedato lavorando per i connazionali dell'antiterrorismo in Algeria; dal 1961 è in Katanga dove sostiene militarmente come consigliere l'autoproclamato presidente Moise Tshombé sino alla sconfitta per mano delle truppe ONU. Quando Tshombé viene richiamato come primo ministro per risolvere la crisi generata dalla rivolta dei Simba, Denard si mette alla testa del Sesto Commando, unità che annovera francesi e valloni oltre a qualche portoghese ed italiano, con cui procede alla riconquista del nord del Paese assieme al Quinto Commando di lingua inglese guidato da Mike Hoare.

Schramme all'anagrafe risulta come Jean eppure tutti lo chiamano Jacques o "Black Jack". E' coetaneo di Denard ma è belga e non ha mai servito nell'esercito: a diciotto anni emigra in Congo dove diviene proprietario di una piantagione in Katanga, imparando lo swahili e trattando da pari i nativi. Quando la guerra civile impazza, militarizza i suoi agricoltori formando un'unità mista di katanghesi e bianchi nota come Decimo Commando che si batte al fianco di Tshombé in più momenti, legando con gli altri reparti mercenari ma mantenendo una piena indipendenza d'azione ed evitando politiche razziste all'interno della sua formazione.

Denard e Schramme si conoscono dunque da anni. L'appuntamento della mattina del 5 luglio non è per un aperitivo ma per capire cosa fare, se entrare in azione o no. Da settimane si sta preparando un colpo di Stato contro Joseph-Desiré Mobutu, l'ex sergente della Force Publique che ha esautorato Kasavubu e Tshombé ponendo le basi per la dittatura personale. Mobutu è pericoloso anche per gli interessi di alcuni governi europei e già l'anno prima alcuni reparti katanghesi si sono ammutinati senza però riuscire a coinvolgere i bianchi nella loro rivolta. Stavolta la situazione è differente, gli appoggi internazionali ci sono e Tshombé ha già l'imprimatur di Parigi e Bruxelles oltre che di Lisbona. 

C'è un problema: Tshombé è in prigione. In Algeria. All'ultimo momento i francesi hanno cambiato idea e hanno boicottato l'operazione facendo dirottare l'aereo che trasporta il leader katanghese su Algeri. Che fare dunque? Annullare l'operazione o avviarla? Per due giorni Denard si confronta con i suoi uomini, valuta le possibilità di successo di un sollevamento, contatta portoghesi e belgi per avere rassicurazioni. La mattina del 5 luglio va da Schramme, si tratta di decidere: il Decimo è da tempo nel mirino di Mobutu che vorrebbe sostituire la forza locale con militari a lui fedeli. L'ex colono sa perfettamente che la posta in gioco non è solo di potere ma anche di vita o morte per centinaia di uomini. A mezzogiorno quindi scatta l'ammutinamento.

A Stanleyville la guarnigione è composta quasi solo da mercenari bianchi e da katanghesi, dunque non ci sono grossi problemi. Schramme manda il capitano Noel ad occupare Bukavu, una città ad Est al confine con il Ruanda: alla vista de "les Affreux" i soldati dell'esercito regolare congolese battono in ritirata gettando le armi e scappando nella boscaglia senza combattere. Ma Noel non riceve altri ordini e dopo un solo giorno molla la presa rientrando a Stanleyville: un errore che costerà molto caro. Altrove piccoli gruppi di mercenari isolati vengono sopraffatti dalle forze regolari mentre Denard sta organizzando il trasbordo in aereo ed in colonne motorizzate delle sue forze dal cuore del Paese sino a Stanleyville. Proprio nella città della rivolta, due giorni dopo un colpo di pistola raggiunge alla testa il mercenario francese che, agonizzante, viene caricato su un aereo ed evacuato di gran carriera in Rhodesia.

Alla testa dei rivoltosi, un migliaio scarso tra bianchi e katanghesi, resta il solo Schramme che capisce di essere in una posizione precaria. A lui si rivolgono i civili, impauriti dalle rappresaglie che Mobutu vorrà attuare. Stanleyville non è difendibile e la Repubblica Centrafricana chiude le frontiere, quindi l'ex colono decide di condurre tutti in salvo scappando nella giungla. I regolari cercano per due giorni Schramme nella boscaglia quando il 9 luglio i ribelli attaccano nuovamente Bukavu occupandola rapidamente.

Dopo aver fatto passare il confine col Ruanda ai civili, Schramme si barrica in città disponendo le sue forze lungo le colline che la sovrastano. Il rapporto tra mercenari e congolesi è di 1 a 15, visto che Mobutu fa affluire nei dintorni circa metà del suo esercito, ma la fama di temibili combattenti degli europei fa desistere rapidamente gli assedianti dal tentare iniziative di sfondamento, limitandosi ad un cannoneggiamento del perimetro e ad incursioni aeree. Dall'ospedale rhodesiano Denard prova a riorganizzare i suoi, recuperando fuoriusciti ed altri uomini a lui fedeli tra Angola e Katanga. L'obiettivo è aprire un secondo fronte a sud ma quando l'operazione parte si risolve in un disastro: non ci sono armi sufficienti per tutti i coscritti e dopo appena una settimana le forze di Denard devono tornare indietro.

La presenza dei mercenari nella zona costituisce comunque motivo di imbarazzo per troppi governi occidentali. A Bukavu Schramme ha esaurito quasi ogni risorsa, comprese le munizioni, e pensa seriamente di attraversare il confine col Ruanda per salvare non solo i combattenti ma anche i civili rimasti in città. Il 4 novembre il colonnello ordina il ripiegamento e 24 ore dopo conduce 2300 persone in Ruanda dove si arrende alle autorità accettando di farsi internare. Un paio di settimane dopo il governo congolese attraverso la Croce Rossa propone un'amnistia ai katanghesi offrendo loro di rientrare in patria con la garanzia che non ci saranno ripercussioni di alcun genere. E' una trappola: quelli che accettano di tornare spariscono nel nulla, sepolti in fosse comuni dopo torture e fucilazioni di massa. "Les Affreux" invece tornano a casa accolti dall'opinione pubblica come una via di mezzo tra diavoli e salvatori mentre il governo belga, sempre più a disagio per la situazione africana, offre a molti di loro del denaro per levarsi di torno e migrare altrove.

Schramme si sposta in Portogallo dove per un po' di tempo riprende la vita agreste, allevando polli ma fornendo anche indicazioni agli ex PIDE defenestrati. Scoperto ed inseguito da un mandato di cattura per aver ucciso un connazionale in Congo, scappa in Brasile dove muore nel dicembre 1988. Denard, mai del tutto ripresosi tanto dalle ferite quanto dalla delusione del fallimento del putsch, torna sulla scena negli anni '70 prima in Sudan e poi in Rhodesia. Successivamente si sposta in Mozambico e nelle Comore dove tenta a più riprese di impadronirsi del potere convertendosi all'Islam e cambiando nome. Arrestato dai francesi nel 1995 e condannato a cinque anni di carcere, si spegne a Parigi nel 2007.

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