L'alba di una nuova era

In lingua inglese il termine "gadget" indica un attrezzo, un arnese, un qualcosa che può risultare utile al compimento di un lavoro o di un mestiere. Uno strumento dunque, né più né meno. Pochi forse ricordano che con questo nome, "The Gadget" ("L'Arnese"), alcuni scienziati hanno inaugurato un'era al contempo di progresso e di paura, di equilibrio e di terrore. L'era atomica, un periodo in cui l'essere umano ha facoltà di distruggere la sua intera razza e di devastare il pianeta su cui vive premendo semplicemente un interruttore.

16 luglio 1945, nel deserto del Nuovo Messico all'interno di un poligono militare una colonna di camion si reca verso una isolata torre in metallo. Gli uomini scesi dai veicoli issano un oggetto di strana forma in cima alla torre, collegano alcuni cavi, verificano gli ultimi dettagli e poi ripartono per una meta situata a oltre 16 chilometri di distanza, un bunker di osservazione. All'interno del manufatto di cemento armato alcuni soggetti in divisa dello US Army ed altri in abiti civili schermano i propri occhi con dei vetri fumé: è una precauzione, non si vogliono correre rischi durante il test di quella che dovrebbe essere l'arma destinata a porre un termine alla guerra nel Pacifico dove il Giappone imperiale intende impegnarsi in una lotta ad oltranza.

Da più di tre anni una equipe di scienziati sta lavorando al Progetto Manhattan. Sotto la guida di Robert Oppenheimer c'è una vera e propria multinazionale dell'atomo: il geniale tedesco Albert Einstein, gli italiani Fermi, Segre e Pontecorvo, il danese Bohr, l'austriaco Fuchs, il polacco Ulam, l'ungherese von Neumann e molti altri lavorano fianco a fianco per capire come sviluppare energia dall'atomo per utilizzarla a scopi bellici. Manca una sola mente brillante alla collezione, è quella del tedesco Werner Heisenberg rimasto in patria a lavorare al progetto nazista della bomba atomica, un programma che non porterà a risultati a causa dello scetticismo delle alte sfere del regime e della scarsezza di materiali di ricerca.

L'America, entrata in guerra dopo il proditorio attacco giapponese su Pearl Harbor e le successive dichiarazioni bellicose di Roma e Berlino, è intenzionata a porre fine ai conflitti nel globo sfruttando tutte le proprie risorse. Il presidente Roosevelt ha piena fiducia nell'equipe di scienziati che lavora al nome in codice Manhattan non lesinando finanziamenti e mezzi tecnici: quando per la raffinazione dell'uranio occorre ricorrere ai ciclotroni della California, la Casa Bianca autorizza Fort Knox a prestare agli scienziati i lingotti d'argento necessari per ottenere migliaia di chilometri di filo conduttore in cui avvolgere i magneti. L'accensione della prima pila atomica a Chicago, salutata con la frase convenzionale "Il navigatore italiano ha raggiunto il Nuovo Mondo", è solo il primo passo di una ricerca incessante e dispendiosa.

Il lavoro congiunto dell'equipe di Manhattan porta alla realizzazione dopo tre anni del primo prototipo di bomba nucleare. Ma gli scienziati non sono sicuri dell'effettiva capacità bellica di quell'ordigno così strano a vedersi e così ingombrante, preferiscono prima svolgere una prova in un poligono nel deserto così da testarne la reale efficacia ed evitare brutte sorprese sul campo. Il luogo prescelto è nel deserto, a diversi chilometri da Alamogordo, una sperduta cittadina del Nuovo Messico, la location ideale per una prova lontana da occhi indiscreti e che non possa causare danni collaterali o effetti tali da richiamare i curiosi.

Alle 5:30 ora locale un lampo accecante investe la torre. Immediatamente dopo una palla di fuoco del raggio di 200 metri si sviluppa come una bolla in espansione, generando una potenza di circa 20 chilotoni e spazzando l'area con un vento fortissimo. Pur con tutte le precauzioni del caso, il test non passa inosservato: il pilota di un volo da Albuquerque verso Atlanta scorge l'enorme esplosione mentre sta sorvolando il deserto; un ranger di un parco naturale avvista l'esplosione a 240 chilometri di distanza, seguita da una nube nera. I giornali riportano quelle strane testimonianze cui nessuno sembra riuscire a dare spiegazione. Ma gli scienziati sanno benissimo di cosa si tratta. Il test, denominato Trinity, ha avuto pieno successo raddoppiando addirittura le stime di rendimento della deflagrazione. Della torre su cui era posto l'ordigno resta poco o nulla, la sabbia al suolo è stata trasformata in un vetro radioattivo cui viene dato nome "trinitite". Henry Spencer Truman, succeduto nella carica di presidente al defunto Roosevelt, viene informato degli esiti del test. La Bomba è reale, efficace ed utilizzabile.

Tre settimane dopo il mondo fa la conoscenza con la nuova arma. Sopra Hiroshima il bombardiere "Enola Gay" sgancia "Little Boy", il secondo ordigno a fissione della storia. E' un massacro di proporzioni mai viste, ripetuto pochi giorni dopo da "Fat Man" a Nagasaki, due eventi che spingono il Giappone ad innalzare bandiera bianca. L'imperatore Hirohito ordina la resa su tutti i fronti, è il tramonto del Sol Levante cui invece si contrappone il levarsi di un secondo astro, quello nucleare. Da quel momento il pianeta Terra non sarà più lo stesso. Il primo ad accorgersene è lo stesso Robert Oppenheimer che, perfettamente conscio delle ricadute militari del proprio lavoro, commenta il Trinity Test attingendo al proprio lato spirituale ed al testo indù dei Bhagavadgītā: "Sono diventato Morte, il distruttore di mondi". A guerra conclusa Oppenheimer cercherà di limitare la proliferazione delle armi nucleari opponendosi alla creazione della bomba ad idrogeno di Teller, ricevendo in cambio pesanti accuse da parte del senatore McCarthy. Solo l'impegno di diversi colleghi, tra cui Einstein, consentirà una piena riabilitazione.

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