Prove generali di Guerra Fredda

"Ho capito perfettamente ma la situazione non è problematica soltanto in città. Vi ricordo che c'è una controffensiva in direzione della Vistola, che ci sono delle divisioni impegnate e che al momento quella è la mia priorità. La rivolta? Possono occuparsene quelli che l'hanno provocata con la loro corruzione e le brutalità. Noi soldati abbiamo altri compiti". E' lapidaria la risposta che il feldmaresciallo Walter Model affida agli emissari dell'SS-Obergruppenführer Erich von dem Bach-Zelewski che gli chiedono aliquote di truppe per reprimere l'improvvisa insurrezione che il 1° agosto 1944 incendia il centro di Varsavia. "Fosse per me, sarei per le maniere spicce e trasformerei Varsavia in un rogo - aggiunge Model - Ma in questo momento ho altro da fare".

La rivolta di Varsavia coglie in effetti impreparati gli occupanti tedeschi, fino a quel momento concentrati sul contenimento delle puntate offensive dell'Armata Rossa che, dopo aver disintegrato il Gruppo d'Armate Centro con l'Operazione Bagration, punta decisa verso il cuore dell'Europa. In pochi giorni le truppe sovietiche hanno percorso ben 500 chilometri incuneandosi nelle pianure polacche scompaginando i piani di contenimento dello Heer e soltanto un deciso intervento di Model che ha redistribuito le forze meccanizzate a disposizione è riuscito a stabilizzare il fronte attorno alle sponde della Vistola. Il suo diretto avversario, il maresciallo sovietico Konstantin Konstantinovič Rokossovskij, è invece ben conscio di aver esaurito la poderosa spinta propulsiva iniziale, avendo allungato le linee di rifornimento per truppe sì galvanizzate sul piano morale dall'avanzata ma bisognose di essere riorganizzate. Il contrattacco tedesco del 27 luglio alla periferia orientale di Varsavia cristallizza le posizioni e fa guadagnare ad entrambi i contendenti tempo prezioso.

Chi invece non ha tempo da perdere pare sia l'Armia Krajowa (AK), l'esercito nazionale clandestino che si è organizzato in forma di unità partigiane dietro le linee germaniche. L'AK risponde politicamente al governo polacco in esilio a Londra e conta teoricamente sull'appoggio della popolazione civile, stanca di quasi cinque anni di occupazione straniera. Ma l'AK non è l'unica formazione polacca: a parte le unità di Anders e Sosabowski, schierate con gli inglesi prima in Africa e poi in Italia ed in Francia, anche in Unione Sovietica si è formato un esercito parallelo polacco, l'Armia Ludowa, inquadrato inizialmente come divisione nei ranghi dell'Armata Rossa. La guerra fredda deve ancora iniziare ma i suoi semi sono stati gettati nel terreno e stanno per germogliare. E non è un mistero che le due anime polacche, quella nazionalista e quella socialista, proprio non riescano a trovare un punto d'accordo per collaborare.

Se l'Armia Ludowa combatte con i sovietici attirando i sospetti se non le aperte rimostranze del governo esiliato, a Varsavia nella tarda primavera del 1944 si lavora alacremente per l'insurrezione. La volontà prima che militare è politica: a fronte di una possibile spaccatura nell'immediato futuro tra Alleati e URSS, i nazionalisti polacchi vogliono dimostrare di poter entrare in azione in maniera autonoma per liberare da soli la propria capitale e mandare un segnale preciso sia a Churchill che a Stalin. Architetto della rivolta è Tadeusz Bór-Komorowski, da alcuni mesi promosso a generale di brigata: già provetto cavallerizzo tanto da aver gareggiato alle Olimpiadi del 1924, Komorowski è un uomo risoluto, duro, sprezzante. Al nazismo tedesco oppone una visione speculare, da iper-nazionalista, tanto da proibire, una volta subentrato al predecessore Stefan Rowecki come capo dell'AK, di fornire armi e viveri alla resistenza ebraica del ghetto. Il suo antisemitismo va a braccetto con il suo fanatico odio per tedeschi e comunisti, tutti visti come usurpatori della sua terra. Datosi alla clandestinità a partire dal 1941, ha scelto il nome di battaglia "Bór" (foresta) finendo per accettarlo come suffisso del cognome ed organizzando meticolosamente i preparativi per la sommossa. Komorowski interpreta le istruzioni che giungono da Londra con assoluto rigore, è convinto che non ci si debba attendere aiuti dai compatrioti che combattono al fianco dei sovietici e che di fronte ad una massiccia insurrezione gli Alleati potrebbero appoggiare l'iniziativa con un ponte aereo, facilitando la caduta del dominio nazista.

I piani di Komorowski sono ambiziosi ma cozzano con la drammatica realtà. L'AK dispone sì di circa 45mila uomini ma solo uno su cinque è armato e la stragrande maggioranza del modesto arsenale polacco è composto da armi leggere e da esplosivi di medio potenziale, tutto materiale occultato dopo la resa della Polonia nel 1939 o acquistato al mercato nero oppure contrabbandato o ancora rubato ai tedeschi. Poca roba, in confronto alla potenza bellica germanica visto che Model attorno alla città ha disposto due divisioni corazzate di Waffen-SS ("Wiking" e "Totenkopf"), la meccanizzata "Hermann Goering" ed altre due Panzerdivisionen di supporto. A livello politico la situazione è ancor più grave, giacché a Teheran Roosevelt e Stalin hanno obbligato Churchill ad accettare l'inclusione post bellica della futura Polonia nella sfera d'influenza sovietica. Proprio in funzione di ciò il Primo Ministro britannico chiede a più riprese ai suoi ospiti polacchi di non insistere, nemmeno quando questi gli rinfacciano l'impegno di Anders che sta risalendo l'Italia alla testa di una divisione di volontari. L'Inghilterra non può davvero fare nulla di concreto. Eppure Bór-Koromowski ed i suoi referenti politici sembrano insensibili agli appelli britannici e vogliono agire: aspettano solo l'occasione propizia, il momento di debolezza e sbandamento dello Heer ad Est. E quando in mezzo all'estate 1944 quel momento si palesa, tra l'avanzata sovietica e il tentativo di colpo di Stato del 20 luglio, l'AK decide che il tempo degli indugi è terminato.

Alle ore 17 del 1° agosto i 45mila uomini al comando di Bór-Koromowski passano all'azione. Nel giro di ventiquattro ore il centro di Varsavia cade quasi interamente nelle mani degli insorti, molti dei quali in uniforme del vecchio esercito polacco, che nel frattempo sono riusciti ad impadronirsi anche di quattro batterie controcarro oltre che di altre armi leggere. L'obiettivo di Komorowski è chiaro, mettere in scacco i tedeschi per ottenere appoggio dagli Alleati o in attesa che la situazione sulla Vistola si sblocchi facilitando il passaggio dell'Armata Rossa che troverebbe una Varsavia già libera nel giro di una sola settimana. Sul posto, chiamato dal gauleiter tedesco, arriva Heinrich Himmler in persona: il comandante supremo delle SS trova intollerabile la rivolta, memore di quanto avvenuto poco più di un anno prima nel ghetto, e incarica il generale von dem Bach-Zelewski di intervenire utilizzando le riserve a disposizione, cioè una brigata di feroci volontari russi, un reggimento di sicurezza e altre forze di polizia. Ma a Himmler non basta e chiede a Model di assumere la direzione delle operazioni di repressione. La sprezzante risposta del feldmaresciallo che gode comunque della stima di Hitler per i recenti successi spiazza Himmler che da quel momento in avanti dà carta bianca a von dem Bach-Zelewski per una reazione destinata a passare alla storia.

La spinta offensiva dell'AK si esaurisce dopo quattro giorni, il tempo di acquisire terreno e di consolidare le posizioni nei quartieri. Dal 5 agosto inizia una dura riconquista da parte dei tedeschi che hanno piena facoltà di agire come meglio credono per reprimere la rivolta. Ai soldati vengono dati ordini perentori, niente prigionieri salvo che non vi sia un interesse superiore espresso dal comandante in capo delle operazioni. La direttiva è applicata alla lettera: con tattiche di guerriglia miste a spietati bombardamenti aerei e non solo - von dem Bach ottiene il permesso di impiegare i mostruosi Karl-Gerät, enormi mortai d'assedio su supporti cingolati che con un singolo colpo sbriciolano interi palazzi - le truppe naziste riprendono il controllo combattendo vicolo per vicolo, massacrando sul loro cammino intere famiglie oltre ai combattenti dell'AK. Komorowski chiede aiuto a Londra, vorrebbe i paracadutisti di Sosabowski che però non possono intervenire o almeno un rifornimento dal cielo che però è fuori discussione poiché gli unici aeroporti nel raggio d'azione sono quelli in mano ai sovietici, cui il governo in esilio non intende chiedere aiuto. In verità l'Armata Rossa prova a portare soccorso agli insorti incaricando i polacchi di Berling (Armia Ludowa) di attaccare a sud, nei pressi del sobborgo di Praga, ma dopo pochi giorni l'incursione fallisce a causa del contrattacco ordinato da Model. Accerchiata e destinata all'annientamento giorno dopo giorno, l'Armia Krajowa resiste sino a fine settembre quando lo stesso Komorowski capisce che l'unico modo per salvare la vita ai sopravvissuti è trattare la resa. Il 2 ottobre lo stesso generale si consegne, un fazzoletto bianco stretto nella mano destra, alle truppe germaniche assieme a buona parte dei suoi collaboratori ed agli ultimi resti delle sue forze: il suo unico reale successo è quello di aver convinto il sanguinario generale delle SS di riconoscere agli sconfitti lo status di combattenti regolari, evitando un ulteriore massacro. Varsavia per diretto ordine di Hitler sarà comunque evacuata e distrutta col tritolo per lasciare all'Armata Rossa soltanto macerie fumanti.

Mentre Komorowski ed i suoi si apprestano a trascorrere gli ultimi mesi di guerra in un campo di prigionia, a Londra si consuma la resa dei conti. Il governo polacco in esilio consegna una nota durissima a Churchill: "Non abbiamo ricevuto alcun sostegno effettivo - vi si legge - Siamo stati trattati peggio degli alleati di Hitler in Romania, in Italia e in Finlandia. La nostra rivolta è avvenuta in un momento in cui i nostri soldati all’estero stanno contribuendo alla liberazione di Francia, Belgio e Paesi Bassi. Ci riserviamo di non esprimere giudizi su questa tragedia, ma possa la giustizia di Dio pronunciare un verdetto sull’errore terribile col quale la nazione polacca si è scontrata e possa Egli punirne gli artefici". Il meeting di Yalta è ancora ben lontano ma la spaccatura tra le anime dell'Europa è già visibile.

Commenti

Post popolari in questo blog

Nome in codice: Wunderwaffen

Il Frankenstein di Panama

"Non avranno mai le nostre navi!"