Un magistrato ed il suo boia

Una colazione assieme al figlio, studente all'Università. Due parole, un sorriso affettuoso, la preoccupazione per gli studi, gli impegni di lavoro che incombono, le ferie da godere di lì a pochi giorni. Una mattina come tante, quasi ordinaria, a Roma, quartiere Trieste, zona residenziale del II Municipio della Capitale. Terminata la colazione e raccolta la borsa, il padrone di casa scende in garage, sale a bordo della sua Fiat 125 ed imbocca la strada per l'ufficio. Ma non ci arriverà mai. Perché pochi attimi dopo, mentre si trova nei pressi dell'incrocio tra via Giuba e via Mogadiscio, un uomo spara contro la sua vettura con una mitraglietta uccidendolo sul colpo, quasi sotto gli occhi del figlio che, uditi gli spari, fa appena in tempo ad affacciarsi alla finestra per vedere l'esito dell'agguato. Muore così, il 10 luglio 1976, il magistrato Vittorio Occorsio.

Quarantasette anni compiuti il precedente 9 aprile, Occorsio è un servitore dello Stato. Uomo integerrimo per il quale il rispetto della Legge viene prima di ogni cosa, è conosciuto ed apprezzato all'interno dell'Ufficio Istruzione di Piazzale Clodio dove negli ultimi anni ha dovuto affrontare casi piuttosto difficili. Oltre ad uno dei primi interrogatori di Pietro Valpreda, il presunto mostro di Piazza Fontana, Occorsio si fa notare come pubblico ministero nel processo contro i vertici di Ordine Nuovo, il movimento neofascista i cui uomini dalla fine degli anni '60 in poi confezionano le bombe che fanno strage di innocenti. Nella sua requisitoria, Occorsio chiede l'applicazione per la prima volta della Legge Scelba, quella normativa che in ossequio alla XII Disposizione Finale della Costituzione vieta sotto ogni forma la ricostituzione del partito fascista. "Finirà tutto nel nulla anche stavolta?", domanda Occorsio incrociando nei corridoi del tribunale il Ministro dell'Interno Paolo Emilio Taviani: la risposta giunge dopo la sentenza del 21 novembre 1973 che condanna trenta dirigenti del movimento ed è accompagnata in Parlamento dalla messa al bando di ON. E' forse in quel momento che Occorsio si rende conto che la politica ha delle regole non scritte ma anche che si è fatto dei nemici pericolosi.

I neofascisti non sono gli unici avversari da temere. Mentre Clemente Graziani e gli altri capi di Ordine Nuovo espatriano per evitare il carcere, sulla scrivania di Occorsio iniziano ad accumularsi altri fascicoli. Gli anni '70 non vedono solo l'esplosione del fenomeno del terrorismo, nero e rosso, ma anche l'improvviso picco dei sequestri di persona. A fianco dell'Anonima Sarda e della 'Ndrangheta, già specializzate nei rapimenti a fini estorsivi, si affiancano nuove entità criminali di recente formazione ed emersione che però dimostrano spietatezza ed efficienza al tempo stesso. A Roma, nella prima metà degli anni '70, è particolarmente attiva la Banda delle Tre B detta anche Clan dei Marsigliesi: capitanata da Albert Bergamelli, malavitoso italo-francese, la batteria è composta dai suoi complici Berenguer e Bellicini e da diversi fiancheggiatori locali che affiancano i soliti racket della prostituzione e del gioco d'azzardo clandestino alla lucrosa attività di sequestratori. Sono cinque i colpi messi a segno dalle Tre B e comprendono il famoso gioielliere Gianni Bulgari, liberato dopo un mese per un riscatto miliardario, il re del caffè Alfredo Danesi, liberato dalla polizia dopo venti giorni di prigionia, e soprattutto Amedeo Ortolani, ingegnere, figlio del finanziere Umberto. Ed è proprio il sequestro Ortolani a destare i sospetti di Occorsio.

Umberto Ortolani è un uomo di grande potere. Tanto per cominciare, possiede il Banco Financiero Sudamericano o BaFiSud, un istituto di credito brasiliano con forti agganci nel Paese sudamericano dove lo stesso Ortolani è titolare di grattacieli, terreni, partecipazioni azionarie, giornali. Il finanziere è anche intimo amico di una ristretta congrega, quella che ruota attorno ad un sinistro dirigente aziendale di Pistoia, Licio Gelli, sul cui conto si vocifera da tempo. Non ci vuole molto prima che Vittorio Occorsio si accorga che l'entourage della famiglia Ortolani tocca ambiti sensibili, anche perché lo stesso Umberto da un po' di tempo è entrato nella P2, quella loggia coperta riservatissima che è già stata motivo di scandalo in seno al Grande Oriente d'Italia. Indagando sul sequestro Ortolani, Occorsio scopre che un misterioso ente chiamato OMPAM ha acquistato a Roma una palazzina pagando l'esorbitante prezzo di 8 milioni di dollari, casualmente lo stesso importo del riscatto pagato per liberare l'ingegner Amedeo dalla prigione delle Tre B. OMPAM non è altro che uno dei tentacoli della P2 ma prima di approfondire ulteriormente il giudice Occorsio decide di sferrare la sua offensiva contro i Marsigliesi e spicca un mandato di cattura per i boss. Il 29 marzo 1976 Albert Bergamelli finisce in manette dopo che la Polizia fa irruzione in una villa sull'Aurelia: "Sono stato tradito - urla il malavitoso, mentre viene condotto in carcere - Ma dietro di me ci sono personaggi importanti che pagheranno caro il mio arresto!". Dall'arresto di Bergamelli e poi di Bellicini e dalla fuga di Berenguer si ricostruisce il fiume di denaro incassato dai Marsigliesi, riciclato dall'avvocato Minghelli. Vittorio Occorsio ha abbastanza materiale per scavare a fondo nel mondo della malavita romana con connessioni pericolose nei palazzi del potere.

Sulla strada di Occorsio però si para un uomo. Si chiama Pierluigi Concutelli, lo chiamano "il comandante" ed è assieme a Mario Tuti il terrorista nero più sanguinario d'Italia. Classe 1944, Concutelli ha dimostrato sin da giovane una propensione per la lotta armata e, esaurito l'impegno col FUAN, ha aderito ad Ordine Nuovo diventandone in breve il braccio militare. E' a lui che si rivolge Stefano Delle Chiaie, già capo di Avanguardia Nazionale espatriato in Spagna dopo che le indagini su Piazza Fontana ed il tentato Golpe Borghese lo hanno indicato tra le menti della strategia della tensione. La Spagna del 1975 è a metà del guado, il franchismo ha imboccato la china discendente e si prepara il ritorno della piena democrazia, ma al contempo a Madrid si riuniscono i nomi più importanti dell'eversione nera: oltre a Delle Chiaie e Concutelli ci sono l'ingegnere nucleare Eliodoro Pomar, alcuni fuoriusciti veneti, Lopez Rega leader della Triplice A argentina ed il gruppo di Aginter Presse al completo. Quella che verrà ribattezzata dalla stampa come "l'Orchestra Nera" si mette a disposizione per operazioni di controguerriglia nei Paesi Baschi ma non solo. Ci sarebbero le mani di Concutelli sulla pistola che nell'ottobre del 1975 spara contro il dissidente cileno Bernardo Leighton a Roma, anche se le accuse non verranno mai completamente provate. Delle Chiaie e gli altri camerati meditano vendetta per la messa al bando decretata da Taviani ed Occorsio è l'obiettivo principale.

La mattina del 10 luglio 1976 è Pierluigi Concutelli a sparare con una mitraglietta Ingram fornita da Delle Chiaie contro l'auto di Vittorio Occorsio. Il magistrato, colpito da 32 proiettili in pochi secondi, muore sul colpo. Concutelli, accompagnato da un complice, ha tutto il tempo di perquisire la vettura del magistrato sottraendo la valigetta in cui sono custoditi i fascicoli dell'inchiesta OMPAM prima di sparire nel nulla lasciando un farneticante bollettino che parla di presunta giustizia e di esecuzione di un nemico. Il giudice Ferdinando Imposimato rientra in fretta dalle ferie, in tempo per piangere l'amico e collega: doveva prenderne il posto in ufficio da lì a tre giorni per consentirgli di trascorrere le vacanze in famiglia. Le indagini sull'omicidio Occorsio porteranno agli interrogatori di Licio Gelli, che fornirà una versione assai breve di iscritti alla P2, e di Danilo Abbruciati, Er Camaleonte, già socio di Bergamelli ed amico del braccio destro di Francis Turatello, Ugo Bossi, nonché futuro boss della Magliana. La pista nera porterà tramite complesse indagini all'individuazione di Concutelli ed al suo arresto nel febbraio del 1977: condannato all'ergastolo, diverrà una figura mitologica nell'ambito dell'eversione di destra tanto che a più riprese i giovani dei NAR proveranno ad organizzare una sua evasione dal carcere. Dietro le mura, Concutelli continuerà ad uccidere, massacrando a Porto Azzurro, assieme a Tuti, Ermanno Buzzi, primo imputato per la strage di Piazza della Loggia. Colpito da ischemia cerebrale nel 2009, ha usufruito da allora degli arresti domiciliari prima in casa del fratello e poi sul litoriale laziale, assistito da un ex NAR. E' rimasta invece una fitta nebbia di mistero sui mandanti dell'agguato al giudice Occorsio la cui dedizione al lavoro nello sbrogliare l'intricata matassa tra criminalità, eversione e P2 è risultata tragicamente fatale.

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