Casus belli: la radio

"La stazione radio di Gleiwitz è stata presa d'assalto da un gruppo di insorti polacchi e momentaneamente occupata. Gli intrusi sono stati ricacciati oltre confine dagli agenti del posto di polizia di frontiera; nello scontro a fuoco uno degli insorti è stato ferito mortalmente". Il dispaccio serale del 31 agosto 1939 del Ministero della Propaganda del Reich è serafico e racconta di una aggressione al confine orientale: è il casus belli a lungo ricercato, l'elemento mancante per giustificare l'imminente attacco alla Polonia da parte della Wehrmacht. Ma quanto c'è di vero in quel lancio d'agenzia? Nulla a parte il luogo, la stazione radiofonica di Gleiwitz, un'antenna da trasmissione situata a tre chilometri dal confine tra la Germania e la Polonia. Il luogo ideale per inscenare una bieca farsa utile però per accreditare agli occhi dell'Europa la decisione di invadere lo Stato polacco. 

Da mesi Hitler ha messo gli occhi sul vicino orientale. Ottenuta senza colpo ferire l'Austria, smembrata la Cecoslovacchia, strappato alla Lituania il porto di Memel, la Germania persegue nella sua politica di espansione territoriale. A Monaco la politica di “appeasement” del premier britannico Neville Chamberlain ha spianato idealmente la strada all'appetito insaziabile del dittatore che finora ha viste soddisfatte tutte le sue richieste mentre l'Inghilterra ha ricondotto a miti consigli l'alleata Francia dichiarando di non voler ripetere gli orrori della Grande Guerra. Ma proprio dopo la nascita del protettorato di Boemia e Moravia e dello Stato fantoccio di Slovacchia, inglesi e francesi hanno accolto con favore la richiesta della Polonia di una tutela militare, una sorta di garanzia contro le evidenti mire del bellicoso vicino.

Il nodo gordiano è rappresentato da Danzica, unico sbocco sul Baltico dello Stato polacco ed al contempo barriera geopolitica tra il Reich e la grossa provincia della Prussia Orientale. Hitler preme, vuole il cosiddetto “corridoio di Danzica” per rompere l'accerchiamento della Prussia e completare la rinascita del Reich. Tuttavia l'opposizione polacca spalleggiata da Regno Unito e Francia è piuttosto decisa e per settimane lo stallo domina la scena mentre l'opinione pubblica europea sembra schierarsi in massa per una politica di non-intervento. “Mourir pour Danzig?” titola a caratteri cubitali in prima pagina un quotidiano francese: l'interrogativo è imperante, nessuno sembra volersi impegnare militarmente in una difesa ad oltranza di un Paese rinato appena vent'anni prima.

Per tutta l'estate però Hitler preme, morde il freno, cerca in ogni modo di forzare la mano e di ottenere via libera. Prima con le buone, chiedendo un corridoio ferroviario ed una possibilità di transito non solo per i civili ma anche per le truppe. Poi cambia strategia, ordina a von Ribbentropp di condurre in maniera più aggressiva i colloqui con i polacchi, di chiedere sempre di più. A Berlino l'ambasciatore Józef Lipski si ritrova costantemente alle prese con i cambi d'umore del Ministro degli Esteri locale, i negoziati diventano giorno dopo giorno più ardui. Il 24 agosto con un colpo di teatro von Ribbentropp annuncia di aver sottoscritto un patto di non-aggressione con l'Unione Sovietica al termine di un incontro con il plenipotenziario Molotov: non lo sa ancora nessuno ma all'interno del protocollo è presente una clausola per la spartizione della Polonia che si trova stretta tra l'incudine sovietica ed il martello nazista.

Hitler si sente ormai pronto, vuole attaccare e le truppe tedesche iniziano a muoversi in maniera frenetica lungo il confine suscitando le rimostranze polacche. L'ordine d'attacco è previsto per il 26 agosto, il giorno prima la vecchia corazzata “Schleswig-Holstein” getta l'ancora al largo di Danzica: la scusa ufficiale è una visita di cortesia, in realtà la nave deve fungere da batteria galleggiante per bombardare le fortificazioni a terra. Nel pomeriggio del 25 agosto tuttavia gli inglesi rompono gli indugi e dichiarano che non assisteranno inermi ad una eventuale invasione. Per la macchina da guerra hitleriana è un contraccolpo, occorre fermare tutte le operazioni e rimandare. Dall'altro lato del fronte, anche i francesi intervengono per consigliare al maresciallo Edward Rydz-Śmigły di rallentare o fermare la mobilitazione al fine di non stuzzicare il bellicoso vicino.

Cosa fare? Hitler sa perfettamente che in un contesto simile un attacco immotivato lo isolerebbe e la prospettiva di un secondo fronte ad Ovest con la Francia non lo lascia tranquillo. Serve una motivazione valida, un casus belli che giustifichi l'aggressione. A risolvere l'impasse è un oscuro personaggio, Alfred Helmut Naujocks, Obersturmführer delle SS. A non ancora 28 anni di età Naujocks è un esperto di questioni delicate all'interno del Sicherheitsdienst: ha curato l'allestimento del famoso “Salon Kitty”, un bordello di lusso in cui le prostitute raccolgono le confidenze di ufficiali e gerarchi che sono prontamente girate alla Gestapo; ha partecipato alla cosiddetta “Operazione Tuchačevskij”, un complesso gioco perverso con l'NKVD sovietico che ha portato al processo ed all'esecuzione del più capace e decorato militare dell'Armata Rossa accusato con prove fasulle di tradimento; ha ucciso il dissidente Rudolf Formis che trasmetteva dalla Cecoslovacchia programmi radio antinazisti. Insomma, Naujocks è l'uomo delle operazioni sporche, l'ufficiale cui rivolgersi per le questioni più difficili. Ed è proprio lui ad illustrare al suo superiore Reinhard Heydrich l'idea, un finto attacco da parte di SS in uniformi polacche ad una installazione tedesca di confine.

Heydrich appoggia entusiasticamente l'idea e la riferisce a Himmler ed a Hitler che danno immediato via libera. L'Abwher di Canaris mette a disposizione uniformi ed armi polacche precedentemente requisite, Naujocks traveste alcuni dei suoi uomini che sanno parlare polacco mentre altri agenti del SD indossano le divise delle guardie di confine tedesche. Manca solo un elemento ed è ancora Naujocks a trovare la soluzione, prelevando da Buchenwald alcuni prigionieri di etnia polacca che, disarmati ma vestiti con le uniformi dell'esercito polacco, accompagnano il finto drappello nella trappola. Il luogo prescelto è a Gleiwitz dove sorge una stazione radiofonica a pochi chilometri dal confine. Alle ore 20 la messinscena si svolge da copione: Naujocks ed i suoi attaccano con armi caricate a salve la radio, interrompono i programmi e leggono in fretta un proclama in polacco che invita il popolo tedesco a ribellarsi contro il nazismo. Pochi minuti dopo urla in tedesco e suoni di spari irrompono nella trasmissione completando la sceneggiata. In brevi istanti è tutto finito ed a terra restano alcuni corpi in uniforme polacca: sono i prigionieri del lager, fucilati sul posto e lasciati in bella vista per provare l'avvenuta aggressione.

Tempo tre ore, la notizia è già a Berlino ed è mostrata ad un compiaciuto Adolf Hitler che prepara il suo intervento del giorno dopo alla radio per annunciare l'ingresso in guerra della Germania in seguito a quello che viene definito come un proditorio attacco di provocazione da parte di uno Stato confinante. Alle 04:45 del 1° settembre 1939 la “Schleswig-Holstein” brandeggia le sue torri principali e apre il fuoco contro la fortezza di Westerplatte a Danzica: il mondo precipita nuovamente nell'incubo. Alfred Naujocks farà carriera nel RSHA sino a diventare Sturmbannführer partecipando al ratto di Venlo e proponendo la produzione di denaro falso per rovinare l'economia inglese. Un profondo diverbio con Heydrich però ne bloccherà l'ascesa tanto da essere trasferito nelle Waffen-SS. Dopo aver disertato nel 1944, si unirà all'ODESSA favorendo l'espatrio di centinaia di criminali di guerra. Rintracciato in Argentina, verrà estradato ad Amburgo e morirà d'infarto a 55 anni in attesa del processo.

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