Fantasmi sul bagnasciuga

Nell'accezione comune, il termine “città fantasma” indica agglomerati urbani abbandonati e dimenticati. Sono insediamenti creati dall'uomo per particolari funzioni, spesso di ragione economica, e lasciati dalle comunità che li abitavano una volta esaurita la loro ragion d'essere. Lungo la vecchia via dell'oro nello Yukon o nelle regioni minerarie sono numerosi i casi di città fantasma che oggi giacciono nella polvere portando con sé ricordi lontani di cercatori di fortune e di estrattori di ricchezze, ora ridotti a brandelli di memoria di tempi eroici o tragici. A Cipro però c'è una città fantasma tutta particolare, una metropoli sul mare svuotata nel giro di un pomeriggio da residenti e turisti, trasformata da meta di vacanze a terra di nessuno nel breve volgere di poche ore.

Il 14 agosto 1974 è piena estate a Varosia, sobborgo turistico di Famagosta. La spiaggia è traboccante di ombrelloni, i lussuosi hotel lungo la battigia sono pieni di ospiti stranieri. Non c'è di che stupirsi: divi di Hollywood come Richard Burton e Elizabeth Taylor hanno eletto da anni Varosia a loro buen ritiro stagionale – la Taylor è ospite fissa del The Argo Hotel mentre al King George ed al Florida si riuniscono personaggi del jet-set, playboy professionisti, tennisti di fama ed industriali di grido. Camerieri e barman sono occupatissimi nel servire la raffinata clientela occidentale, tra spiaggia e terrazze è un andirivieni di vassoi con limonata ghiacciata, Martini, Cosmopolitan e Coca-Cola. Sviluppatosi come quartiere a forte vocazione internazionale, Varosia è etichettato dalle riviste come “la Rimini del Mediterraneo Orientale” ed è meta ambitissima da parte di molti. Lungo J.F. Kennedy Avenue sono sorti alberghi di lusso in forma di grattacielo mentre la vicina Leonidas Street è il cuore dello struscio e dello shopping tanto che persino la Toyota ha comprato un enorme spazio commerciale adibito a concessionaria con gli ultimi modelli in vendita, molti dei quali di gusto americano.

Varosia insomma è un'enclave felice all'interno di uno Stato insulare devastato da una guerra civile strisciante. Divenuta indipendente nel 1960 dopo una lunga stagione terroristica, Cipro è una Repubblica dalla doppia anima in cui la minoranza turca convive con difficoltà all'interno di uno Stato a maggioranza greco i cui vertici da tempo sognano l'Enosis cioè la riunione con la madrepatria ellenica. Un progetto che non piace ai turchi locali che hanno ottenuto la vicepresidenza oltre alla garanzia di unità statale e di rinuncia a qualsiasi variazione geopolitica. Punto d'equilibrio è l'etnarca Makarios, arcivescovo ortodosso amatissimo dalla sua gente e primo presidente della Repubblica di Cipro. Makarios deve mediare tra le tante anime del suo Paese ma proprio tra i suoi compatrioti trova le maggiori resistenze. Il principale avversario per lungo tempo è un altro greco, si chiama Georgios Grivas ed è un militare. 

Protagonista della lotta partigiana contro i tedeschi ma anche acceso anticomunista tanto da aver battezzato l'Organizzazione X che nel dicembre 1944 pone le basi per la guerra civile greca, Grivas giunge a Cipro nel novembre 1954 e fonda l'EOKA (Εθνική Οργάνωσις Κυπρίων Αγωνιστών), una formazione terroristica deputata al contrasto della presenza inglese nell'isola attraverso attentati dinamitardi. Per cinque anni Grivas combatte contro i soldati di Sua Maestà anche imbracciando il mitra e rischiando per due volte l'arresto finché la potenza coloniale non decide di abbandonare il campo. Qui il rapporto con Makarios, precedentemente solido, inizia ad incrinarsi: la neonata Repubblica di Cipro infatti non richiede più l'opera di guerriglieri ed il presidente-vescovo preferisce la via del dialogo con la comunità turca. Grivas torna ad Atene dove è accolto da eroe nazionale, promosso a generale di brigata e destinato ad un ruolo di addestramento degli ufficiali. Ma nel 1964 l'esplosione di una nuova stagione di tensioni a Cipro lo riporta nell'isola, addirittura con la carica di comandante della Guardia Nazionale in cui sono confluiti numerosi ex membri di EOKA: Grivas guida con pugno di ferro la campagna di repressione del dissenso della comunità turca tanto da causare un ultimatum da parte di Ankara che minaccia di invadere l'isola per tutelare i propri compatrioti. Richiamato nuovamente a casa dopo che i turchi hanno richiesto il suo esilio per non passare dalle parole ai fatti, inizialmente si schiera contro la neonata Giunta dei Colonnelli ma in seguito pare sposarne la causa, tanto da tornare a Cipro in clandestinità nel 1971 fondando l'EOKA-B per “finire il lavoro”. L'obiettivo è conosciuto, archiviare la Repubblica indipendente e forzare la riunione dell'isola con la Grecia.

Makarios non è sciocco né cieco e per tre anni si oppone con tutte le forze alla violenza scatenata dall'EOKA-B diramando un ordine di cattura per Grivas che muore a 75 anni d'infarto mentre è nascosto in una casa di Limassol. I suoi discepoli a quel punto stringono un patto di ferro con Ioannides, uno degli uomini di punta della Giunta ateniese: da quel momento in poi la Grecia dei Colonnelli fornirà materiale militare e sovvenzioni in abbondanza con il preciso scopo di scatenare un colpo di Stato ed uccidere Makarios che è divenuto non solo un ostacolo ai progetti di Enosis ma anche un pericoloso nemico per la dittatura militare.

Il 15 luglio 1974 il piano dei rivoltosi scatta all'improvviso. La Guardia Nazionale, pesantemente infiltrata dall'EOKA-B, si ribella ed attacca il palazzo presidenziale. Makarios si salva per un soffio dal tentativo di assassinio e protetto da uomini a lui fedeli si rifugia nella base britannica di Akrotiri da cui lancia un proclama alla nazione denunciando i golpisti e chiedendo ai ciprioti di resistere. Il putsch è un fiasco e, quel che è peggio, richiama in zona la Turchia. Già perché in forza del trattato di Zurigo che stabilisce dal 1959 l'indipendenza del Paese, Ankara ha il diritto di intervenire direttamente con le proprie forze qualora la comunità anatolica nell'isola sia minacciata. Il mattino del 20 luglio l'esercito turco sbarca nel nord di Cipro, a Kyrenia, e stabilisce una testa di ponte dopo furiosi combattimenti contro la Guardia Nazionale e l'EOKA-B mentre i paracadutisti irrompono sulle montagne attorno a Nicosia. Ad Atene il fiasco cipriota costa la poltrona a Ioannides ed a tutta la Giunta che crolla nel giro di 24 ore, travolta dalle proteste di piazza. In ambito internazionale, mentre Makarios ripara a Londra ospite degli inglesi, Washington si dimostra alquanto preoccupata: Nikos Sampson, capo dei rivoltosi pro-Atene, è un pupillo non solo di Ioannides ma anche del vicepresidente americano Spiro Agnew ed il fatto che sia Grecia che Turchia siano partner NATO determina evidenti imbarazzi.

Le trattative di pace sono avviate già dal 25 luglio, tuttavia le posizioni si rivelano subito piuttosto distanti. I greco-ciprioti, recuperata la democrazia, chiedono una restaurazione della situazione costituzionale del 1960 ed il ritiro delle truppe turche dall'isola; sul fronte opposto prende corpo l'ipotesi del Taksim, la spartizione delle due comunità in uno Stato non più unitario ma federale e su base etnica. Lo stallo dura per settimane finché non si giunge ad una proposta decisamente dura da parte di Ankara per attuare la separazione in cambio del ritiro militare. L'incaricato di Makarios, Clerides, chiede 48 ore di tempo per analizzare il piano turco. Ma il plenipotenziario Turan Güneş ha pronto da tempo un piano d'intervento, nome in codice “Atilla”.

Il 14 agosto è l'ultimo giorno della conferenza di pace. Mentre Clerides richiede una deroga temporale per discutere con gli altri greci la proposta della controparte, a Varosia i turisti si rilassano in spiaggia. Il fatto che poche settimane prima a trenta chilometri di distanza sia sbarcato l'esercito turco non ha destato troppa preoccupazione: d'altronde un luogo turistico non riveste importanza militare e non viene avvertito alcun rischio di un peggioramento della situazione. Ci si diverte invece in spiaggia e nei club, con bagni nel mare ed in piscina, con la tintarella, con lo shopping. Sembra tutto tranquillo. A cambiare il quadro è una telefonata che alle 12 del giorno stesso parte da Ginevra, sede dei colloqui: “Ayşe Tatile Çıksın”, scandisce Güneş; significa “Ayşe dovrebbe andare in vacanza”, è una frase concordata per evitare intercettazioni da parte di spie greche o inglesi. Dall'altra parte del collegamento il Primo Ministro Bülent Ecevit riceve la comunicazione, capisce che i colloqui si sono conclusi senza che le richieste turche siano state accolte e dispone l'avvio di “Atilla”: è l'ordine per l'esercito di completare l'invasione.

In un paio d'ore le unità anatoliche si riversano sull'isola muovendo non solo dalle teste di ponte precedentemente stabilite ma anche con una doppia manovra navale e dal cielo. La parte settentrionale di Cipro è invasa da 200mila soldati in assetto da combattimento, supportati da artiglieria e mezzi blindati. Sulla linea d'avanzamento degli invasori ci sono ovviamente Famagosta e Varosia. Alle 15:30 nella spiaggia dei VIP è il panico, si rincorrono voci allarmanti, pare che un'intera brigata corazzata turca sia a 5 chilometri di distanza con l'ordine di non fare prigionieri mentre dal sud è in arrivo un'unità della Guardia Nazionale per fronteggiare gli invasori. Lo spettro di un massacro per le strade determina una fuga di massa: non c'è tempo per fare le valigie, chi è in spiaggia si riveste come può e scappa assieme al personale degli hotel, ai commercianti, ai residenti. La destinazione è Dhekelia, una delle due basi britanniche sull'isola ritenuta un luogo sicuro in cui i turchi non oseranno mettere piede. Alberghi e negozi si svuotano in pochi, caotici minuti, si fugge come si può in maniera disperata. A sera greci e turchi si affrontano effettivamente in combattimento all'interno di una battaglia che dura per quasi un'intera giornata e che si risolve in uno stallo dopo che gli anatolici si sono impadroniti dei sobborghi di Famagosta. Il 16 agosto il cessate il fuoco taglia l'isola in due, arrivano i Caschi Blu dell'ONU per determinare il rispetto delle condizioni di tregua tra i contendenti mentre la buffer zone ormai divenuta nota come Linea Verde o Linea Atilla taglia la nazione ed in certi casi intere città in due porzioni contrapposte. Dal Nord migliaia di greci sono scacciati a forza dalle loro case e costretti a migrare verso Sud mentre in senso opposto si muovono alcuni turchi, impauriti da possibili vendette. Il Consiglio di Sicurezza condanna l'aggressione turca mascherata da operazione di peacekeeping ed impone ad Ankara di ritirare le proprie forze e di consentire ai legittimi proprietari di rientrare in possesso delle proprie abitazioni, ma la Turchia non solo non intende rispettare le indicazioni del Palazzo di Vetro ma proclama una Repubblica Turca di Cipro Nord non riconosciuta da nessuno in ambito internazionale e promuove l'immigrazione nella zona occupata di contadini provenienti dal Continente.

Varosia diventa una città fantasma. I soldati stendono il filo spinato lungo le spiagge, gli accessi sono fortificati ed in alcuni casi minati mentre gli hotel e le abitazioni scivolano rapidamente verso la rovina architettonica. Gli abitanti di Varosia provano a ricostruire una esistenza normale a Paralimni, cittadina al confine con la Linea Verde ma sognano costantemente di poter tornare a casa senza sapere che la Turchia ha deciso di utilizzare Varosia come moneta di contrattazione con le Nazioni Unite, a costo di veder distrutto il paradiso turistico realizzato con fatica dai ciprioti negli anni precedenti. Oggi i fantasmi della Rimini orientale si aggirano per le spettrali strade di Varosia, ormai impraticabili, mentre il bagnasciuga è divenuto una nursery per le testuggini marine che hanno sfruttato la stupidità umana per ottenere un luogo pacifico in cui deporre le uova e perpetuare la sopravvivenza della specie.

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