Quel dannato ultimo ponte...

"Sì signor generale, ho capito. Lei  vuole stendere una sorta di tappeto composto da truppe aviotrasportate perché poi le nostre armate meccanizzate possano passarvi sopra e sfondare le linee nemiche. Ho un unico dubbio: il tappeto deve essere composto da soldati vivi o morti?". La provocatoria domanda del maggior generale Roy Urquhart fa sobbalzare per un istante il serafico volto di Lewis H. Brereton, comandante in capo della 1a Armata Aviotrasportata alleata. L'energico alto ufficiale scozzese, capo di Stato Maggiore dell'Armata e della 1st Airborne, non ha mai avuto troppe remore nell'esplicitare il proprio pensiero ai diretti superiori ed anche stavolta preferisce essere franco. "Quello è un dannato generale capacissimo di essere un ottimo sergente", dicono di lui i parà inglesi che hanno imparato ad apprezzarne le doti pur non capendo come potesse il comandante della Aviotrasportata rifiutare di imparare come lanciarsi col paracadute. Urquhart non ha problemi a seguire i suoi ragazzi sul campo di battaglia, tuttavia c'è più di un dettaglio che proprio non riesce a capire quando il generale statunitense Brereton gli illustra i dettagli della nuova offensiva che dovrebbe chiudere la guerra in Europa entro il Natale del 1944.

Il nome in codice prescelto è "Market-Garden" e sottintende in realtà ad una doppia azione congiunta, delicatissima. L'idea è di quel diavolo di Montgomery che preme sull'acceleratore per chiudere quanto prima i discorsi con la Germania nazista e prevede una manovra combinata tra cielo e terra. Alla fine dell'estate del 1944 le truppe tedesche battono in ritirata su ogni fronte ed il recente attentato a Hitler ha minato le residue certezze del regime nazista; la Francia è tornata libera, gli Alleati sono già in Belgio e le forze d'occupazione germaniche sono completamente in rotta, a parte isolate sacche di resistenza. La situazione militare è esplicitata da quello che gli olandesi chiamano Dolle Dienstag, il martedì folle: il 5 settembre il caos regna nei Paesi Bassi con colonne di veicoli militari di ogni genere, dalla bicicletta al semovente d'artiglieria, stracarichi di truppe occupanti e di collaborazionisti in fuga verso Est. La disfatta tedesca pare davvero imminente, tant'è vero che la resistenza olandese invia continui dispacci a Londra per chiedere un immediato intervento così da porre fine alla guerra. Il principe Bernardo dei Paesi Bassi insiste con l'Alto Comando perché autorizzi un'offensiva senza forse considerare la difficoltà di rifornimento, un dettaglio emerso nel corso della fin troppo rapida avanzata degli Alleati.

Il boccone però è ghiotto, troppo invitante per non essere notato. Montgomery propone a più riprese di un'operazione congiunta che provochi il collasso finale della Germania ed alla fine ottiene di poter attuare quella che sembra solo un'idea da folli. Si arriva così alla rapidissima definizione del piano operativo, "Market" cioè la parte aviotrasportata ha appena 24 ore per elaborare la tattica in relazione agli obiettivi: il suo responsabile è Brereton cui è affidato il compito di impadronirsi di tutti i ponti del sistema fluviale olandese tra Eindhoven, Nimega e Arnhem così da garantire la realizzazione di "Garden", vale a dire il rapido afflusso delle truppe corazzate e motorizzate statunitensi, inglesi e canadesi. Piano arguto ma rischioso, come ha ben presto capito Urquhart che condivide i dubbi con i suoi subalterni: "Bella idea - conferma il tenente colonnello John Frost, comandante del 2° battaglione che dovrà fungere da avanguardia avanzata - Però temo che quell'ultimo ponte sia un po' troppo lontano".

Rimostranze a parte, il 17 settembre 1944 "Market-Garden" è avviata. Ad ondate i bombardieri riversano sui Paesi Bassi tre divisioni aviotrasportate sotto la diretta responsabilità del britannico Browning; al contempo il XXX Corpo corazzato di Horrocks, coadiuvato da altri due Corpi d'armata, si mette in marcia verso nord lungo la cosiddetta "Club Road". I parà dovranno catturare i ponti delle maggiori città ed evitarne la distruzione da parte del nemico, resistendo ad eventuali contrattacchi in attesa delle truppe di terra. Se tutto andrà secondo i piani, in 48 ore gli Alleati avranno superato il Reno e saranno entrati nella Ruhr costituendo una testa di ponte da cui successivamente disporre l'invasione del territorio tedesco. La conseguenza diretta dovrebbe essere l'occupazione del cuore industriale della Germania e l'impossibilità per il nemico di continuare la guerra. Requisito essenziale per la riuscita della doppia operazione è il rispetto della tabella di marcia, il minimo contrattempo può essere fatale.

I timori di Frost e Urquhart si materializzano già nel pomeriggio dello stesso 17 settembre. A Son, lungo la strada che da Eindhoven porta a Nimega, le Screaming Eagles americane della 101esima non fanno in tempo ad impedire ai tedeschi di far saltare uno dei ponti, bloccando l'avanzata di Horrocks. Va meglio all'82esima che dispone i suoi 8mila uomini senza riscontrare troppi problemi ma dovendo attendere più del previsto l'afflusso delle forze di terra. Gli inglesi invece puntano su Arnhem, l'obiettivo geograficamente più distante e quindi più difficile da conquistare. L'effetto sorpresa è comunque garantito, quando i parà toccano terra il feldmaresciallo Model è costretto ad interrompere il pranzo ed a trasferire il suo Stato Maggiore visto che le avanguardie inglesi si trovano a meno di tre chilometri dall'hotel in cui alloggia. Al colonnello Frost è demandato il compito più delicato, quello di conquista e tenuta del ponte sul Reno; alle sue spalle dovrebbe avere 9mila uomini ma i lanci sono risultati troppo frammentati ed il suo battaglione è isolato e soprattutto senza armi pesanti.

A peggiorare la situazione di Frost è una circostanza non prevista dallo spionaggio inglese. Ad Arnhem non ci sono solo reparti di retrovia ma il II. SS-Panzerkorps, cioè due divisioni corazzate ("Hohenstaufen" e "Frundsberg") comandate da una vecchia volpe, l'Obergruppenführer Wilhelm Bittrich, e trasferite in quella remota località olandese per un periodo di riposo e riorganizzazione. Frost ed i suoi 750 uomini devono vedersela con gli agguerritissimi soldati delle Waffen-SS che contano su artiglieria, carri medi e semoventi e che attendono imminenti rinforzi di due battaglioni di carri pesanti, gli indistruttibili Königstiger, il cui arrivo è previsto nel giro di due giorni. Anche Urquhart si ritrova in una situazione critica, bloccato con il grosso della divisione sulla sponda opposta del Reno e circondato da forze preponderanti. Per dieci giorni i coraggiosi paracadutisti combattono senza sosta, salvo una tregua di un giorno stabilita tra le parti per il recupero e la cura dei feriti. Model e von Rundstedt chiedono ed ottengono ulteriori rinforzi facendo affluire nella zona di Arnhem e Nimega numerosi gruppi da combattimento distaccati dalle divisioni meccanizzate: il rischio di esporre la Ruhr ad un'invasione è così alto che Hitler in persona per una volta non ha contraddetto i suoi generali garantendo invece un ampio ricorso alle riserve. 

La battaglia è serrata, spietata. "Visto che i britannici non vogliono uscire dalle loro tane li annienteremo sul posto. Quando avremo finito non dovrà esserci altro che un mucchio di mattoni", dice ai suoi ufficiali il comandante della "Frundsberg", Heinz Harmel. Mentre i tedeschi aumentano la loro presenza in zona, gli Alleati non riescono proprio a passare. I lanci di altri paracadutisti sono infruttuosi al pari delle manovre da terra, ostacolate dai ponti fatti saltare dai genieri germanici che impediscono ai mezzi pesanti americani ed inglesi di portare soccorso alle truppe bloccate ad Arnhem. Si tenta in ogni modo di rompere lo stallo, si prova il ricorso anche a barconi fluviali per traghettare soldati e veicoli dall'altra parte della Mosa e della Schelda per rompere l'assedio tedesco, ma è tutto inutile anche perché a Nimega un distaccamento della "Frundsberg" affronta a cannonate le avanguardie americane distruggendo uno Sherman dopo l'altro. La conquista di Nimega costa cara agli Alleati mentre ad Arnhem Frost deve asserragliarsi in un perimetro difensivo sempre più piccolo e con sempre meno viveri e munizioni a disposizione. Quella che doveva essere una operazione di conquista si tramuta in una missione di salvataggio degli uomini intrappolati tra i carri delle Waffen-SS. Una brigata di volontari polacchi al comando del combattivo generale Sosabowski viene paracadutata molto più a sud ed è costretta a risalire i fiumi sui gommoni, difendendosi dal fuoco difensivo tedesco. Dopo tre giorni di disperato combattimento Frost tenta il tutto per tutto nell'assalto all'arma bianca del 20 settembre che si conclude in una prova d'orgoglio più che in una vera manovra di rottura: prima di sera lui e gli ultimi superstiti del battaglione sono fatti prigionieri.

"Market-Garden" si risolve in un pieno fallimento. Urquhart dovrà ricorrere ad un piano straordinario per l'evacuazione, condotta nottetempo con delle imbarcazioni fluviali, ed Arnhem resterà in mano tedesca ancora a lungo. La responsabilità della disfatta sul campo verrà attribuita a Montgomery e a Brereton mentre le forze aviotrasportate da quel momento saranno declassate a semplice fanteria e mai più impiegate fino al termine del conflitto per attacchi dall'aria. Il tenente colonnello John Frost concluderà la guerra in un ospedale militare in Germania, venendo liberato dagli americani nel marzo 1945, pochi giorni dopo che il primo carro Sherman avrà attraversato l'ultimo ponte integro sul Reno, a Remagen

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