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Visualizzazione dei post da marzo, 2021

Tiro a segno sull'acqua

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Disastro , sciagura, massacro: sono questi alcuni dei sostantivi maggiormente utilizzati da storici e militari per definire la notte di Matapan , la peggiore uscita in mare della Regia Marina dai tempi di Lissa. Qualcuno ha provato a definire quegli avvenimenti come una battaglia ma nella realtà dei fatti fu ben altro: fu un tiro a segno. Solo che il teatro della tragedia non era il baraccone di un luna park, non si sparava con fucili a pallini e i bersagli non erano delle lattine vuote o delle sagome di cartone. Quella notte, nel buio e freddo Mediterraneo Orientale a sud del Peloponneso, oltre duemila tra ufficiali e marinai affrontarono la Morte ignari, sino quasi all'ultimo minuto, della propria condanna. Capo Matapan è una propaggine della penisola del Peloponneso ma dalla notte tra il 28 ed il 29 marzo 1941 ha assunto un preciso significato nella storia militare. Quella che doveva essere un'operazione di intercettazione del traffico marittimo avversario si risolse in un...

Il re ragazzino

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"Vostra Maestà, vi saluto come sovrano del Regno. Da questo momento sarete voi ad esercitare il pieno potere" . Le parole del generale Dušan Simović non destano particolare sorpresa in Petar Karađorđević quando la mattina del 27 marzo 1941 un corposo drappello di truppe circonda il palazzo reale di Belgrado. Per il giovane rampollo della dinastia regnante serba il periodo dell'innocenza, già bruscamente caratterizzato dalla morte violenta del padre, è destinato a concludersi per un ingresso nell'età adulta foriero di preoccupazioni nel pieno della tempesta bellica che sta sconvolgendo l'Europa. Ma Pietro rappresenta molto di più, è un simbolo di speranza per una nazione divisa al suo interno e che chiede a gran voce di non essere coinvolta nella guerra scatenata dalla Germania nazista. Figlio maggiore di Maria di Romania e di Alessandro I , Pietro ha appena undici anni quando suo padre, il primo sovrano del Regno di Jugoslavia sorto dalla Grande Guerra, viene ass...

La rapina del secolo

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"Tranquilli, sono Franco, ho dimenticato una cosa" : le parole pronunciate dalla guardia giurata Franco Parsi paiono rassicurare i due metronotte presenti all'interno della struttura di sicurezza lungo l'Aurelia che sentono la voce del collega alla porta. Invece alle spalle di Parsi sbuca un gruppetto mascherato di tre malviventi che in pochi secondi disarma le guardie e le stende a terra, legandole assieme a Parsi per poi compiere una rapina davvero fuori dall'ordinario. Perché la razzia al deposito romano della Brink's Securmark , una società di trasporto valori, frutta un bottino colossale stimato tra i 35 ed i 37 miliardi di lire dell'epoca - circa 51 milioni e mezzo di euro. E' dunque logico che, appena divulgata la notizia, la stampa definisca il blitz di domenica 24 marzo 1984 come "la rapina del secolo". La tecnica adottata dai banditi rasenta la preparazione militare. La sera del 23 marzo un commando di quattro persone, tutte a vol...

L'uomo del supercannone

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La storia umana è zeppa di misteri irrisolti, vicende e casi che non trovano spiegazioni logiche né precise paternità. Gli omicidi rappresentano parte rilevante di tale curiosa statistica, con numerosi episodi di uccisioni senza un movente chiaro, in cui il mandante è ignoto e pure l'esecutore non è rintracciabile o identificabile. Misteri, appunto, che non hanno una chiave di lettura assoluta. Uno di questi casi irrisolti si apre la sera del 22 marzo 1990 a Bruxelles, in un elegante palazzo del centro della capitale belga. La primavera ancora non è del tutto arrivata in città ed un uomo tarchiato, di mezz'età, con addosso un soprabito di taglio inglese entra nell'androne, sale nella cabina dell'ascensore ed arriva al terzo piano. Il tempo di giungere alla porta del proprio appartamento e di infilare la chiave nella toppa ed è già morto: tre killer sbucano dalle scale con passo felpato e gli piombano alle spalle, sparandogli a bruciapelo cinque colpi alla testa ed alla...

Un'oasi e la sua leggenda

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"Colonnello non voglio il pane/dammi il piombo pel mio moschetto/c'è la terra del mio sacchetto/che per oggi mi basterà" . Il motivetto ritmato, ricordato ancora oggi dai più anziani ed inserito dal regista Dino Risi anche in una scena conclusiva del suo film "In nome del popolo italiano", diviene famoso nell'Italia del secondo conflitto mondiale: a metà tra canzone popolare e manifesto propagandistico, racconta una storia incredibile di resistenza, sacrificio e di quell'arte di arrangiarsi di cui da tempo immemore il soldato tricolore è campione indiscusso. E' la storia un po' mitizzata di un ridotto nel deserto che per tre mesi resiste al nemico a dispetto di una evidente disparità di forze e di mezzi. E' la storia di un comandante e del suo difficilissimo compito in un terreno aspro ed ostile. E' la storia dell' assedio di Giarabub . Il colonnello che è nominato sette volte nella canzone nella realtà storica è un maggiore, si chiam...

Attacco al cuore dello Stato

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"Sono le 10 meno 10, siamo appena arrivati sul luogo dove è avvenuto l'assalto [...] ecco la macchina con i corpi degli agenti [...] coperti da un telo [...] quattro morti più un ferito mi dice un collega" . La voce di Paolo Frajese , giornalista RAI, tradisce l'emozione del momento mentre accompagna la telecamera che riprende scene quasi incredibili nel pieno centro di Roma. Il servizio, realizzato in fretta e montato a tempo di record, arriva nella sede della televisione di Stato mezz'ora dopo, giusto per accompagnare la messa in onda dell'edizione straordinaria del telegiornale del mattino. Sono le 10:30 circa quando dagli studi di via Teulada Bruno Vespa interrompe le trasmissioni della rete ammiraglia per annunciare al Paese la notizia scioccante: l'onorevole Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana , è stato rapito e la sua scorta è stata sterminata. Quel 16 marzo 1978 segna uno spartiacque nella vita della ancora giovane e fragile Repubbli...

Un distillato... esplosivo

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"Scusi Oberstleutnant, mi farebbe un piacere personale?" : la voce limpida con il secco timbro dell'area berlinese del maggior generale Henning von Tresckow risuona gentile e quasi reverente alle orecchie del tenente colonnello Heinz Brandt nel pomeriggio del 13 marzo 1943 a Smolensk, sede del quartier generale dell'Heeresgruppe Mitte. "Vede, è una questione un po' delicata - premette von Tresckow - Ho perso una scommessa con un mio vecchio amico, il generale Hellmuth Stieff, direttore dell'OKH. Siccome mi vanto di essere un gentiluomo e di rispettare sempre i patti, le chiedo se non le arrechi eccessivo disturbo caricare come bagaglio personale in aereo un paio di bottiglie di Cognac francese, da recapitare al mio amico Stieff perché possa bere alla mia salute" . Brandt è un brillante ufficiale, aiutante di campo del generale Schmundt, capo di stato maggiore dello Heer, e non si aspetta certo una simile richiesta ma sarebbe estremamente sgarbato ...

Come in un romanzo

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Frederick Forsyth è noto al grande pubblico per il suo passato di aviatore e corrispondente di guerra per la Reuters oltre che per una mole di romanzi di grande successo. Uno di questi, "I Mastini della Guerra" , vede l'impiego di truppe mercenarie in un oscuro Stato africano da parte di una spietata multinazionale desiderosa di impadronirsi di enormi ricchezze naturali. Se il nome della nazione del libro ( Zangaro ) è fittizio, il lettore più attento può identificare il territorio dello Stato di fantasia nella Guinea Equatoriale, un Paese composto da un entroterra in fascia equatoriale e da propaggini insulari a sud del Golfo di Bonny, già colonia di Spagna e Portogallo. A volte però la realtà si diverte a simulare la fantasia oppure, semplicemente, degli affaristi spregiudicati traggono ispirazione da un lavoro d'intrattenimento per il proprio tornaconto. E' una vera e propria sorpresa quella che è riservata agli occupanti di un Hercules che la mattina del 7 ma...